Dal governo
10°Meridiano Sanità /Prevenzione: tra calo vaccinale e nuove frontiere dell’emergenza
di Lucilla Vazza
Si scrive prevenzione si legge salute pubblica. Quella fatta di malattie rimosse grazie ai vaccini, ma in agguato perché calano le coperture, di infezioni sempre più aggressive che non si battono con i normali antibiotici e di problemi di salute mentale, che diventano drammaticamente diffusi. Per questo la salute di tutti va difesa con strategie aggiornate e innovative, come comunque in Italia si continua a fare nonostante le difficoltà e i finanziamenti sempre più centellinati.
Perché certo non siamo i finlandesi, che possono contare su 188 euro di spesa pro capite, ma nemmeno i poveri greci, con i loro miseri 17,3 euro. I nostri 67,4 euro a testa non sono spiccioli. Ma si può, si deve fare di più. E per questo il Meridiano Sanità alla sua decima edizione dedica un ricco capitolo alle politiche, alle istituzioni e ai numeri della prevenzione. Alle politiche vaccinali, ma anche a temi su cui va prestata un’attenzione nuova: la resistenza antimicrobica e la salute mentale. Del resto, in Italia il consumo di farmaci antibiotici in ambito umano è uno dei più alti in Europa e i super microbi sono in drammatico aumento. Al pari, la salute mentale diventa per l’Oms una priorità: la frequenza di disturbo depressivo maggiore è in aumento ad affligge oggi più di 350 milioni di persone a livello globale. La depressione è la quarta causa di disabilità nel mondo e da sola spiega il 12,0% del carico di malattia globale, la prima nei Paesi ad alto reddito.
Piani regionali
Da noi le Regioni avrebbero dovuto recepire entro il 31 dicembre 2014 il Piano nazionale prevenzione 2014-18 e avrebbero, condizionale obbligatorio, dovuto adottare, entro il 31 maggio 2015, i Piani regionali prevenzione (Prp). Complessivamente, a oggi, quasi tutte le regioni hanno recepito l’Intesa tra Governo e Regioni; svolto un’analisi di contesto regionale per ciascun macro obiettivo del Pnp e trasmesso al ministero della Salute i propri Prp. Sul fronte delle risorse impegnate, il report evidenzia un’elevata variabilità. Si passa dal 2,7% della spesa sanitaria totale di Trento al 5,9% della Valle d’Aosta. Il Patto stabiliva una soglia minima del 5%, ma solo Valle d’Aosta, Molise e Calabria hanno rispettato l’impegno.
Capitolo vaccini
Già ad ottobre, la Società italiana d’Igiene aveva lanciato l’allarme: per la prima volta nel 2014 nessun vaccino, neppure quelli cosiddetti obbligatori, ha raggiunto il 95% di copertura sul territorio nazionale. Secondo lo studio il tasso di copertura per polio e difterite è sceso su scala nazionale al 94,7%, quello per il tetano al 94,8%, epatite B e pertosse al 94,6% mentre l’hemophilus influentiae al 94,2%. Per morbillo, rosolia e parotite il livello è ancora più basso, all’86,6%. Ancora più bassa la cifra per il meningococco C, sceso al 74,9%. Il Meridiano evidenzia, citando l’ultimo Rapporto Osmed sull’uso dei farmaci in Italia, che la spesa per vaccini in Italia nel 2014 è stata pari a 291 milioni di euro: poco meno del 30% della spesa per attività di prevenzione rivolte alle persone e in diminuzione del 10% rispetto all’anno precedente: una spesa pro capite di 4,8 euro (era 5,4 per l’anno 2013). Ed è un valore decisamente basso se si considera che la spesa pro capite per farmaci in Italia (già comunque relativamente bassa rispetto agli altri Paesi europei) arriva a 438 euro. E per questo si registra positivamente l’arrivo del nuovo Piano nazionale studiato secondo un approccio per la vita e in cui le vaccinazioni diventano una sorta di «super Lea». In grado di incidere sulla riduzione della spesa per le cure di alcune patologie infettive e non infettive nei prossimi anni. Del resto siamo di fronte a una doppia emergenza ben segnalata nel report: il ritorno di malattie che credevamo sconfitte e un deciso aumento dell’antibiotico-resistenza che ogni anno provoca in Europa 400mila infezioni e 25mila morti oltre a far esplodere i costi a 1,5 miliardi di euro. A queste emergenze vanno date risposte innovative, come è stato con l’introduzione degli screening tumorali qualche anno fa. L’adesione a questi programmi ha salvato e salva vite. E i dati lo dimostrano: dove i programmi funzionano, si muore di meno. Questo significa prevenzione nel senso più giusto e concreto del termine. E questo, il Meridiano Sanità lo spiega ancora una volta nei minimi dettagli.
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