Dal governo
Stabilità 2016/ Le Regioni: «bicchiere mezzo pieno». Ma il giudizio sui fondi per la sanità è appeso ai budget per Lea, farmaci C e contratti. E Chiamparino congela le dimissioni
di Barbara Gobbi
Dalla Conferenza Stato-Regioni arriva un giudizio “discreto” sulla legge di Stabilità 2016: il bicchiere «è mezzo pieno», secondo i governatori. Ma ancora oggi non si conosce il testo definitivo della manovra, in particolare per la parte sanità. Il presidente Chiamparino, che oggi ha rassegnato le dimissioni da leader dei governatori per la vicenda salva-Piemonte che ha confermato debiti per 5,8 miliardi, per poi congelarle «fino alla fine della trattativa sulla legge di Stabilità», ha messo in fila i 3 rebus principali che condizioneranno il giudizio sugli interventi sanitari. «Il miliardo in più - ha spiegato - è già qualcosa, ma dobbiamo innanzitutto verificare se come pare le risorse per 800 milioni da destinare ai Lea siano da calcolare in quella cifra. Gli altri due temi su cui il governo deve fare chiarezza sono i farmaci innovativi e i contratti. I primi si collocano dentro il Fondo o nel calcolo payback? E i contratti, saranno a carico del Fsn o dello Stato? Queste scelte faranno la differenza: basti considerare che il budget complessivo per farmaci e contratti vale un miliardo circa». Quello che è certo, ha spiegato ancora il presidente dimissionario, è che in ogni caso anche se si confermasse il miliardo netto di aumento rispetto al 2015, con quella cifra si coprirebbero appena i fabbisogni minimi del Ssn».
Tema su cui si è espresso il coordinatore degli assessori alle Finanze Massimo Garavaglia (Lega Nord): «In ogni caso - ha tenuto a precisare - con questa Legge di Stabilità il Fondo sanitario nazionale arriva al 6,6% del Pil, segnando un record in negativo negli ultimi anni, anche considerando che in Paesi come Francia e Germania tale percentuale sul Pil supera l’11%». Mentre il vicepresidente della Conferenza Giovanni Toti non ha mancato di sottolineare come la manovra 2016 sia «meno espansiva di quanto di faccia credere e a rischio di rivelarsi soprattutto un grande girto di posta e di bilancio». Mentre il «mancato incremento» per la sanità, che si attesta su un miliardo, presenta seri rischi di «trasformarsi in una cifra con il segno meno davanti».
Oltre alla questione strettamente finanziaria, c’è anche una questione politica sulla Sanità, che Chiamparino ha voluto sottolineare: «Sottoscrivo pienamente il commento del governatore toscano Enrico Rossi, in risposta alle parole della ministra Lorenzin secondo cui «fu un errore assegnare la sanità alle Regioni»». Il commento della titolare della Salute è «la cartina di tornasole», ha aggiunto Chiamparino, del giudizio che il governo ha sulle regioni: «il governo si riprenda la gestione della sanità, tra cinque anni faremo i conti e vedremo se Ssr come Emilia Romagna, Toscana e Veneto, saranno stati gestiti meglio».
Infine, il capitolo dimissioni: «Le ho rassegnate - ha continuato Chiamparino - non per questioni relative alla legge di Stabilità né per i tagli alla sanità, ma perché è evidente che con un giudizio di parifica che ha certificato il disavanzo del Piemonte a 5,8 miliardi, mi è difficile rappresentare le altre Regioni. Come ai tempi del servizio militare, resto convinto che il tenente debba camminare davanti agli artiglieri da montagna. Io ho l’esigenza di dedicarmi da vicino alla mia realtà, aspettando che il governo dopo la sentenza della Consulta, con un decreto faccia chiarezza sull’interpretazione da assegnare al Dl 35, definito da fonti autorevoli “ambiguo e anfibiologico”. Ciò detto, resta il problema di fondo che a rappresentare le regioni, soprattutto in questo delicato momento di revisione del loro ruolo a livello costituzionale, sia un’amministrazione il più possibile forte e autorevole».
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