Dal governo
Coletto (Veneto): «Tagli in sanità, salute a rischio»
di Luca Coletto (assessore alla Sanità del Veneto)
24 Esclusivo per Sanità24
Esclusiva. Premesso che ragioniamo in un quadro desolante, nel quale il Presidente del Consiglio e il ministro della Salute hanno dimostrato di non conoscere nemmeno quante Asl ha il Veneto (22, hanno detto, uno spreco!) e di non ricordare che le 21 (non 22) Asl del Veneto producono da 5 anni un bilancio sanitario in attivo senza Irpef regionale aggiuntiva e senza ticket se non quelli imposti a livello nazionale, devo dire che la sanità italiana è ad un bivio e sta imboccando purtroppo la strada che la porta verso la Grecia, non verso l’Europa.
Oggi il Governo Renzi ha messo sul tavolo delle Regioni tagli che alla fine arrivano a 2,7 miliardi l’anno per tre anni da qui al 2017. A tutti i tavoli istituzionali sulla materia il Veneto ha detto un no forte e chiaro, ripetutamente, sia con il presidente Zaia che con il sottoscritto, perché dopo averne a lungo parlato, niente è cambiato nell’ultimo documento di intesa tra Regioni e Stato, non ancora approvato e accompagnato dal nostro voto contrario senza possibilità di mediazioni.
Niente costi standard, l’unico strumento per incidere effettivamente sugli sprechi, niente distinzioni tra virtuosi e spreconi, niente che vada a mettere ordine dove si buttano i soldi. E sa cosa c’è di nuovo? Che nell’ultima versione di questo testo, del quale deve avere paura persino il Governo perché dopo roboanti annunci sul fatto che erano tutti d’accordo (meno il Veneto), ieri ha rinviato la Stato-Regioni che avrebbe dovuto formalizzarlo, ci sono persino tagli agli stipendi dei medici! Sono nascosti nel burocratese del paragrafo C.2 della cosiddetta “intesa” dove si scrive: «...le risorse relative al trattamento accessorio liberate a seguito delle riorganizzazioni correlate al rispetto degli standard ospedalieri, sono portate permanentemente in riduzione dell’ammontare complessivo dei fondi annualmente destinati al trattamento accessorio». Non esiste proprio.
Di fronte al nostro no siamo stati accusati di strumentalizzazione politica. Niente di tutto ciò! Siamo semplicemente determinati a difendere il diritto alla salute, non solo dei veneti, ma di tutti gli italiani, perché è vicinissimo il momento dell’insostenibilità. Basti pensare che la previsione del Def al 2020, che non è lontano, dedica alla sanità il 6,6% del Pil, quando l’Oms ci dice che sotto il 6,5% comincia a diminuire l’aspettativa di vita per la gente.
Nel merito, solo alcuni spunti sul perché il Veneto è sulle barricate: ancora una volta i tagli sono lineari e dei costi standard, sulla base dei quali il Veneto non dovrebbe scucire un euro avendo i bilanci in attivo da 5 anni, nemmeno l’ombra, anzi c’è un altro meno 240 milioni anche per il 2015; l’appropriatezza delle prescrizioni incide in forma punitiva sulle tasche dei medici, sanzionati economicamente, e dei cittadini, che dovrebbero pagarsi di tasca la presunta prescrizione inappropriata. Il metodo giusto è invece quello veneto della collaborazione grazie alla quale, ad esempio, la spesa farmaceutica è in discesa da tempo e nel primo semestre 2014 ha raggiunto un bel meno 28 milioni; si dovrebbe incidere sulle strutture per acuti con meno di 40 posti letto, ma il Veneto di questo tipo non ne ha; si vogliono tagliare le centrali del 118, ma il Veneto ha l’organizzazione più razionalizzata ed efficiente d’Italia; si vogliono tagliare le voci per acquisti di beni e servizi, ma anche qui abbiamo raschiato il fondo del barile, e ulteriori tagli porterebbero solo disoccupazione tra le aziende fornitrici; in Veneto gli acquisti centralizzati sono una realtà da tempo.
In gioco, peraltro, non c’è solo il futuro di una Regione virtuosa, ma dell’intero sistema. Così non si rispetterà nemmeno la Costituzione nella parte in cui sancisce per il popolo italiano l’assistenza sanitaria universalistica.
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