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Cronicità, un’emergenza per 24 mln di persone che resta orfana di finanziamenti dedicati

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Per cronicità si intende l’irreversibilità di uno stato morboso che è caratterizzato da un lento e progressivo declino delle normali funzioni fisiologiche e che presenta sintomi che non si risolvono nel tempo né giungono a miglioramento. Una malattia cronica, quindi, è una condizione patologica che colpisce l’individuo con un lungo decorso e che richiede, pertanto, un’assistenza a lungo termine. In pratica, si tratta di problemi di salute che richiedono un trattamento continuo durante un periodo di tempo che varia da pochi anni a decenni, comportando un impatto importante sulla qualità e sull’attesa di vita della popolazione.
Le condizioni croniche, che affliggono ben 24 milioni di persone in Italia, possono tuttavia interessare tutte le fasi della vita, anche se i segmenti di popolazione più frequentemente colpiti sono gli anziani. Soffre di malattie croniche oltre l’85% degli ultra 75enni e le donne, in particolare, dopo i 55 anni. È rilevante notare come negli ultimi decenni l’incidenza di queste patologie sia aumentata, soprattutto come conseguenza dell’allungamento dell’aspettativa di vita che ha interessato il mondo occidentale, Italia compresa. Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% del totale secondo lo scenario mediano, mentre l’intervallo di confidenza al 90% presenta un minimo del 33,1% e un massimo del 35,8%. Una significativa crescita è attesa anche per la popolazione di 85 anni e più, quella all’interno della quale si concentrerà una più importante quota di individui fragili, dal 3,8% nel 2023 al 7,2% nel 2050 con margini di confidenza tra il 6,4 e l’8%. .A contribuire alla crescita assoluta e relativa della popolazione anziana concorrerà soprattutto il transito delle folte generazioni degli anni del baby boom (nati negli anni ’60 e prima metà dei ’70) tra le età adulte e senili.
Alla base delle principali malattie croniche ci sono fattori di rischio comuni e modificabili, come alimentazione poco sana, consumo di tabacco, abuso di alcol, scarsa attività fisica. Queste cause possono generare quelli che vengono definiti fattori di rischio intermedi, ovvero l’ipertensione, la glicemia elevata, l’eccesso di colesterolo e l’obesità. Ci sono poi fattori di rischio che non si possono modificare, come l’età stessa o la predisposizione genetica. Nel loro insieme, questi fattori di rischio sono responsabili della maggior parte dei decessi per malattie croniche in tutto il mondo e in entrambi i sessi.
Gli obiettivi di cura nei pazienti cronici e fragili sono orientati al miglioramento del quadro clinico e dello stato funzionale, alla minimizzazione della sintomatologia, alla prevenzione della disabilità e al miglioramento della qualità di vita. L’impegno sanitario consiste nel modificare la prospettiva utilizzata finora per la presa in carico dei pazienti, concentrando la competenza su urgenze ed alta specializzazione all’ospedale e affidando all’assistenza territoriale la cura delle malattie croniche tramite l’incremento della domiciliarità anche attraverso l’uso della tecnologia (dalla teleassistenza domiciliare al teleconsulto specialistico), la realizzazione di reti assistenziali, la centralità del ruolo dei medici di famiglia, la riorganizzazione dei servizi sul territorio e l’elaborazione di Piani di cura personalizzati per i pazienti.
La struttura del Piano nazionale cronicità aggiornato dal ministero della Salute. Il Piano nazionale della cronicità (Pnc), anticipato su questa testata il 5 giugno scorso , poi inviato dal ministero della Salute in una versione definitiva all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni (v. allegato), nasce dall’esigenza di armonizzare a livello nazionale l’attività in questo campo, proponendo un documento, condiviso con le Regioni, che, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, individui un disegno strategico comune inteso a promuovere interventi basati sull’ unitarietà di approccio, centrato sulla persona ed orientato su una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza. Tra i risultati attesi dalla nuova formulazione molti interessano pazienti, caregiver e associazioni che li rappresentano. Inoltre, il miglioramento delle capacità del paziente di ottenere le informazioni sul proprio stato di salute, di elaborarle e prendere decisioni per l’efficace attuazione del proprio piano di cura, l’incremento della soddisfazione e il miglioramento dell’esperienza del paziente e dei familiari nel processo di cura, nonché della qualità della vita del paziente, il miglioramento delle competenze comunicative e relazionali dei professionisti sanitari.
Il fine è quello di contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone il peso sull’individuo, sulla sua famiglia e sul contesto sociale, migliorando la qualità di vita, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza e assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini.
La Prima parte è costituita da sezioni aggiornate che vanno a integrare i corrispondenti capitoli e paragrafi del Piano 2016. Nella Seconda Parte, utilizzando gli stessi criteri impiegati per il precedente documento, sono state individuate e aggiunte tre patologie croniche: obesità, epilessia, endometriosi
Le linee guida del piano partono, fase prima, dal concetto di stratificazione per identificare i pazienti che hanno necessità di un approccio specifico per le patologie da cui questi sono affetti e forniscono delle raccomandazioni per la loro presa in carico. In questo caso l’obiettivo è quello di sviluppare, validare e implementare sistemi di stratificazione del rischio per la presa in carico degli assistiti sulla base della complessità clinica (es. per presenza di comorbilità), del livello di rischio (es. per rischio di ospedalizzazione o di morte), del bisogno di salute (es. integrando aspetti sanitari e sociali) e del consumo di risorse, nonché per differenziare strategie di intervento.
Nella seconda fase del piano coesistono diverse condizioni prospettiche quali la promozione della salute, la prevenzione e la diagnosi precoce
La prevenzione primaria consiste nel promuovere l’adozione di stili di vita salutari nella popolazione generale e nei soggetti a rischio per prevenire l’insorgenza delle patologie croniche.
La prevenzione secondaria identifica precocemente le persone a rischio e quelle affette da patologie croniche da inviare ad adeguati percorsi di presa in carico.
La prevenzione terziaria punta a ritardare l’insorgenza e la progressione delle malattie croniche e delle loro complicanze nelle persone a rischio o già malate.
La prevenzione quaternaria consente di ridurre la prescrizione di farmaci non necessari e la medicalizzazione di condizioni non mediche evitando trattamenti e pratiche inutili.
Nella fase tre si prevede la presa in carico e la gestione del paziente attraverso il piano di cura. L’obiettivo è quello di migliorare la presa in carico e la gestione del paziente con cronicità attraverso interventi mirati ad un’ottimizzazione dell’organizzazione e del coordinamento dei servizi sanitari in linea con quanto definito dal DM 77/2022 e ad una completa integrazione sociosanitaria.
La fase quattro sollecita l’erogazione di interventi personalizzati attraverso il coinvolgimento del paziente e caregiver nel piano di cura. L’obiettivo di questa fase è quello di migliorare il coinvolgimento del paziente e dei suoi caregiver nel piano di cura, attraverso l’educazione del paziente con cronicità e un’ottimizzazione della comunicazione professionisti sanitari – assistito.
I risultati attesi sono il miglioramento delle capacità del paziente di ottenere le informazioni sul proprio stato di salute, di elaborarle e prendere decisioni per l’efficace attuazione del proprio piano di cura, l’incremento della soddisfazione e miglioramento dell’esperienza del paziente e dei familiari nel processo di cura, nonché della qualità della vita del paziente, il miglioramento delle competenze comunicative e relazionali dei professionisti sanitari, e l’incremento della soddisfazione del professionista sanitario con il miglioramento dei risultati clinici.
Nella fase quinta l’obiettivo è quello di promuovere la definizione delle procedure di monitoraggio e valutazione delle cure erogate, secondo quanto previsto dal modello organizzativo e assistenziale Dm 77/2022, in accordo alla metodologia del Nuovo Sistema di Garanzia dei Livelli essenziali di assistenza (Nsg-Lea) Sperimentazione indicatori Pdta – Dm 2019 e del Programma nazionale Esiti.
Nel piano, poi, non mancano aspetti trasversali dell’assistenza alla cronicità quali l’integrazione sociosanitaria, l’ umanizzazione delle cure, la definizione del ruolo delle associazioni di tutela delle persone con malattie croniche e delle loro famiglie. Un interesse particolare viene riservato alla Sanità digitale e al ruolo delle farmacie
Il nodo dei finanziamenti. Il mondo della cronicità è un’area in progressiva crescita che comporta un notevole impegno di risorse, richiedendo continuità di assistenza per periodi di lunga durata e una forte integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali e necessitando di servizi residenziali e territoriali finora non sufficientemente disegnati e sviluppati nel Paese.
Per il nuovo Piano nazionale cronicità però non sono, condizione che fa dubitare fortemente della sua realizzazione, previsti finanziamenti !
Nel documento si spiega infatti che all’attuazione dell’accordo “si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Ma la presa in carico e la gestione delle malattie croniche assorbe infatti circa l’80% dei costi sanitari. Di conseguenza la problematica della valutazione dei costi connessi è sempre più rilevante. Diversi studi hanno evidenziato una forte variazione dei costi sanitari da medico a medico, non causata da una cattiva gestione delle risorse, ma da diversi fattori, quali età e genere degli assistiti e, soprattutto, dalle patologie presenti.


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