Aziende e regioni
Sardegna/ Il Governo impugna la norma che amplia le maglie della spesa in favore dei privati accreditati
di Davide Madeddu
24 Esclusivo per Sanità24
Impugnata dal Consiglio dei ministri la norma regionale della sanità sarda in merito al trasferimento di poco meno di 6 milioni di euro. Tutto ruota attorno alla legge numero 1 del 2024 approvata nell’ultima seduta della legislatura e che contiene disposizioni in varie materia di promozione turistica, sanità e altro. All’attenzione del Cdm alcuni aspetti che riguardano proprio la sanità. I punti contestati in materia sanitaria, nell’articolo 3 in diversi commi, prevedono infatti che le risorse residue nei bilanci di Ats in liquidazione, circa 3,3 milioni di euro, siano trasferite all’Ares e che l’Ares poi destini in totale 5,8 milioni, a valere sul 2024, agli enti erogatori privati, facendo riferimento alle legge 1 del 2023.
“Le risorse non utilizzate di cui al tetto di spesa assegnato per il 2020 per l’assistenza ospedaliera - si legge nella norma richiamata dalla Regione - possono essere redistribuite tra gli erogatori privati accreditati che abbiano prodotto un’attività ospedaliera eccedente il budget assegnato nell’anno 2021 e per incrementare il tetto di spesa dell’assistenza ospedaliera nell’anno 2023”. Tutto ciò “anche oltre i limiti imposti dalle disposizioni di legge nazionali - era la posizione della giunta -, in quanto la Regione provvede con proprie risorse al finanziamento della spesa sanitaria”. Per il governo la norma sulla riduzione dei volumi di acquisto delle prestazioni dai privati vale per tutte le regioni (anche quelle a statuto speciale) e le province autonome e, soprattutto, “costituisce norma di coordinamento della finanza pubblica di cui all’articolo 117, terzo comma della Costituzione”. Per questo “non prevede la possibilità di deroga, anche se la regione provvede con proprie risorse al finanziamento della spesa sanitaria - scrive il Cdm nell’impugnazione -, considerato che le disposizioni si applicano al fine di garantire il rispetto degli obblighi comunitari e la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica”. Risultato: “La Regione Sardegna, anche se provvede con risorse proprie al finanziamento della spesa sanitaria, non può stabilire una remunerazione in favore degli operatori privati accreditati, oltre i tetti di spesa assegnati e oltre il limite massimo di spesa previsto dalla vigente normativa nazionale sulla riduzione dell’acquisto di volumi di prestazioni sanitarie da privati accreditati per l’assistenza specialistica ambulatoriale e per l’assistenza ospedaliera, in un’ottica di spending review, con obiettivi di contenimento della spesa pubblica, per tutte le regioni e province autonome”. Intanto la presidente della Regione ha bloccato tutte le nomine e gli impegni di spesa, che non siano ordinaria amministrazione, nelle Asl.
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