Aziende e regioni

Anziani, una prima risposta ancora insufficiente e risorse inadeguate

di Domenico Pantaleo *

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24 Esclusivo per Sanità24

La legge delega sulla non autosufficienza delle persone anziane e per promuovere l’invecchiamento attivo è stata una risposta attesa da anni in un Paese che invecchia rapidamente, con 3,5 milioni di anziani in condizioni di non autosufficienza. Tale numero è destinato ad aumentare nei prossimi anni ed è quindi necessario innovare il sistema di welfare e nel contempo mettere in campo politiche per l’invecchiamento attivo. È il primo passo per realizzare quel sistema di assistenza socio-sanitaria di cui c’è assoluto bisogno. L’obiettivo, come previsto dal Pnrr, è realizzare un Sistema nazionale Assistenza Anziani che migliori la loro vita e quella delle loro famiglie. Da una prima lettura dello schema del decreto legislativo di attuazione della legge delega si denota l'assenza di interventi tesi a favorire una reale integrazione socio-sanitaria nella cura e assistenza degli anziani non autosufficienti. L’integrazione tra Distretti sanitari e Distretti sociali, già prevista nella 382 del 2000, è molto incerta perché è affidata alla volontà degli amministratori.
Inoltre non si intravede una maggiore integrazione di competenze e responsabilità dei diversi soggetti attraverso il Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (Snaa). Un’altra lacuna è l’assenza di linee di indirizzo per la necessaria riforma delle Rsa malgrado la drammatica esperienza della pandemia e le numerose proposte da più parti avanzate. Si evidenzia una impostazione sbagliata in materia di adeguamento delle condizioni abitative degli anziani. Le tante esperienze nazionali e internazionali attestano che il modello abitativo più adatto è quello degli alloggi individuali assistiti a cui però non si fa il minimo cenno.
Ovviamente rimane aperto l’enorme problema delle risorse necessarie per attuare la riforma che richiederebbe maggiori certezze in termini di finanziamenti pluriennali. Come è noto nella Finanziaria recentemente approvata non sono previste risorse aggiuntive oltre a essere del tutto insufficienti quelle per la sanità. Ad esempio la platea dei potenziali ultraottantenni non autosufficienti con un reddito inferiore ai 6 mila euro che potranno beneficiare della prestazione universale, secondo i nostri calcoli, non supera il 3% a fronte invece di una domanda estremamente più ampia a cui non viene data risposta sulla base di quei criteri. Sarebbe interessante conoscere la previsione quantitativa anche da parte del Governo. Peraltro la misura ha carattere sperimentale di un anno a partire dal 2025. Per queste ragioni occorre che si apra il confronto tra il Governo e le forze parlamentari con le parti sociali, il terzo settore, le Regioni e l’Anci al fine di concordare i necessari cambiamenti del decreto e maggiori investimenti. Non bisogna sprecare l’opportunità di dotare il Paese di una legge di civiltà. La rete Auser è pronta, come sempre, a dare il proprio contributo di proposte e a collaborare per garantire alle persone anziane e alle loro famiglie dignità e solidarietà.

* Presidente nazionale Auser – associazione per l’invecchiamento attivo


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