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Salute mentale, all'Italia servono almeno +1,9 miliardi e +47% di operatori. La scommessa del territorio e la chance telemedicina
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I disturbi mentali rappresentano una delle principali fonti di sofferenza e disabilità nel mondo e sono in progressivo aumento. Secondo l’Oms, quasi 1 miliardo di persone nel mondo vive con almeno un disturbo mentale (una persona su dieci a livello globale). Si stima, inoltre, che la pandemia abbia incrementato di oltre il 25% i disturbi.
Eppure, l’Italia si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale destinandovi circa il 3,4% della spesa sanitaria complessiva, mentre i principali Paesi ad alto reddito ne dedicano più del 10%.
Di questo e delle prospettive di intervento si è discusso a Roma nell’ambito dell’evento di presentazione dei risultati del Progetto MORe, Mental health Optimization of Resources, realizzato da Deloitte Consulting in collaborazione con Janssen Italia e con la partecipazione di rappresentanti di società scientifiche, dell’Accademia, delle associazioni di pazienti, delle istituzioni e del settore farmaceutico. Il progetto si è avvalso del supporto di un Advisory Board composto da Società italiana di Psichiatria (Sip), Società italiana di Psicopatologia (Sopsi), Società italiana di Medicina generale e delle cure primarie (Simg), di istituzioni tra cui referenti della Conferenza Stato-Regioni, Patient Advocacy Groups quali Progetto Itaca e Fondazione Onda e da accademici. I rappresentanti dell’Advisory Board hanno contribuito all’attività integrando le loro competenze e prospettive differenti nell’analisi di alcune delle sfide presenti e future nell’Area della salute mentale.
Il Progetto si è proposto di analizzare le principali criticità di tipo organizzativo e gestionale presenti lungo il percorso di cura e assistenza dei pazienti affetti da disturbi mentali, al fine di fornire indicazioni preliminari alle Istituzioni per la futura programmazione delle risorse necessarie nell’ambito della salute mentale, evidenziando le aree prioritarie di investimento, quali personale medico e sociosanitario nei Dipartimenti di Salute Mentale (Dsm), campagne informative e di sensibilizzazione, trattamenti farmacologici e non, strutture dedicate all’assistenza e Digital Health.
I principali risultati e i messaggi-chiave
A fronte dei 4 miliardi attuali dedicati alla spesa per la salute mentale, secondo quanto rilevato dallo studio, la necessità calcolata è di incrementare gli investimenti di almeno 1,9 miliardi in tre anni. Un obiettivo, quello individuato dallo studio, in linea con i numerosi interventi promossi dalla Sip e con la lettera di appello del gennaio scorso in cui 91 Direttori dei Dsm hanno richiesto di «destinare, al massimo in un triennio, oltre 2 miliardi aggiuntivi rispetto ai 4 miliardi di euro attuali, al fine di raggiungere l’obiettivo minimo del 5% del fondo sanitario per la salute mentale».
Gli 1,9 miliardi aggiuntivi in tre anni, secondo le analisi dello studio, dovrebbero andare a colmare le necessità del settore, attuali e in prospettiva, in termini di:
- Aumento del personale sanitario dedicato del 47,2%, per 1 mld di euro di investimento;
- Aumento del 50% delle campagne di sensibilizzazione comporterebbe un investimento di circa 1 mln;
- Aumento degli investimenti in corsi di aggiornamento per i clinici del 30%, ovvero di oltre 4 mln di euro e incremento del 10% del numero degli esami di approfondimento per un investimento di circa 20 mln di euro;
- Incremento delle risorse dedicate per gli interventi psicoterapici e psicoeducativi, prevedendo circa 500 mln di euro, e adeguamento dei trattamenti farmacologici, prevedendo un investimento futuro di oltre 250 mln di euro;
- Investimento di circa 100 mln di euro solo per sostenere i costi di gestione per un adeguamento del numero delle strutture dedicate (es. CSM/CPS, CD, SR, ambulatori dedicati) e dei posti letto nei Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC);
- Aumento del numero di visite erogate in telemedicina del 30%, prevedendo un investimento di 3 mln.
«L'impatto economico delle cosiddette turbe mentali, a carico dei cittadini e di tutta la società, è molto elevato - ha commentato Francesco Saverio Mennini, supervisore dell'approccio metodologico per la costruzione del modello e professore a Tor Vergata nonché presidente della Sitha, Società italiana di Health Technology Assessment -. Prevedere dei modelli che tendano a garantire intanto una diagnosi e una presa in carico precoce e poi un accesso rapido alle tecnologie permetterà una riduzione sia dell'esborso a carico del Ssn sia del sistema previdenziale, sociale e delle famiglie. È un approccio che andrebbe seguito sicuramente per le patologie mentali ma anche per tutte le altre».
«Raggiungere traguardi ambiziosi verso un accesso più equo e tempestivo delle terapie ai pazienti che ne hanno bisogno, questo è l’obiettivo che ci siamo prefissati – ha affermato Giuseppe Pompilio Direttore Market Access di Janssen Italia -. Per questo motivo in un quadro in continua evoluzione, il ruolo delle aziende farmaceutiche è fondamentale nel far percepire il senso di urgenza nei confronti delle malattie mentali e creare un dialogo con tutti gli attori del sistema».
«Urge portare all’attenzione delle istituzioni e dei cittadini il tema della salute mentale e delle criticità oggi presenti nel percorso di presa in carico, cura ed assistenza dei pazienti con disturbi mentali. Secondo i dati dell’Oms, a livello internazionale almeno 1 persona su 10 vive con un disturbo mentale. In Italia, la spesa per la salute mentale non è sufficiente e si è attestata negli anni dal 2015 al 2018 su valori intorno al 3,5% - 3,6% del Fsn (circa 4 mld) mentre i dati del 2019 pre pandemia hanno evidenziato una spesa addirittura al di sotto del 3% del Fsn. L’Oms in più occasioni ha negli ultimi anni sottolineato l’urgenza di intervenire nei Paesi membri per concretizzare un cambio di rotta, come anche ribadito nel Piano d’azione globale per la salute mentale 2020-2030. Questo perché la salute mentale è direttamente correlata non solo all’aspettativa di vita, ai tassi di morte e suicidi e alla disabilità, ma anche alla produttività, all’assenteismo e al turnover. I suoi impatti, dunque, sono non solo sanitari, ma anche sociali ed economici». Così Elisa Costantini, Partner, Life Science & Healthcare di Deloitte Consulting».
«Ringrazio molto i partner del progetto per aver coinvolto Fondazione Progetto Itaca in questa iniziativa per amplificare la voce e l’impegno di una associazione vicina ai pazienti e ai loro familiari – ha affermato Felicia Giagnotti, presidente del Progetto ITACA -. C’è ancora un grave problema di stigma sulle malattie mentali, e Fondazione si impegna quotidianamente per combatterlo attraverso progetti e iniziative di formazione e informazione rivolte alla cittadinanza e ai giovani. A breve ripartirà in tante città italiane, come ogni anno in questo periodo a partire dal 2001, il progetto di informazione e prevenzione per le Scuole superiori di Fondazione Progetto Itaca che dedica a più di 10.000 studenti un'informazione di base sulla salute mentale, a cura di professionisti, e rivolge ai giovani l'invito a non vergognarsi delle proprie difficoltà e a chiedere aiuto».
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