Aziende e regioni

Ciao Giò, architetto della Sanità

di Roberto Turno

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24 Esclusivo per Sanità24

Talvolta lo chiamavo Bix. Più spesso Giò. «Fai tu - mi diceva con un mezzo sorriso -. Basta che non divento John». Ecco, americano e yankee, proprio no. Mai e poi mai. E non che vedesse solo il guasto "a stellestrisce". Però insomma siamo emiliani, diceva col suo sorriso tutto da decifrare. Perché Bix, era così. Aperto a tutto, ma che diamine abbiamo la nostra storia, sembrava sussurrare. E del resto i suoi maestri in fatto di sanità, tutti amatissimi, non erano esattamente marchiati di rosso fuoco. Anzi, ma da buoni emiliani-romagnoli sapevano come si vive in società. E lavoravano di lesina, di pensieri. Erano i primordi dell'uscita dal pensiero unico. Ma mai e poi mai dall'ideale primario: la difesa dei più deboli, la tutela delle ingiustizie. Sempre troppe, anche nella tutela della salute. Si trovò, lui architetto, assessore alla sanità dell'Emilia Romagna. E che fece? diede fuoco alle polveri e per primo consacrò l'inconsacarabile: avviare la chiusura delle strutture. Inutile dire che nella Rossa ER si scatenò il fuoco di satana, ma tenne duro, e con lui la sua giunta rossa. Che, prima in Italia, cominciò a razionalizzare, tutto (o quasi) l'irrazionale e il perverso c'era, e c'è, nel fango e nel portafoglio della sanità pubblica. Mi dedicò 3 giorni 3 portandomi a visitare cosa era stato già fatto e cosa e dove sarebbe accaduto ancora. Non volevo crederci, ma gran parte accadde davvero. Poi, spirito sempre curioso e provocatorio, mi portò anche a Predappio: «Vedi - mi disse - anche qui arriveremo». Intendeva strutture sanitarie inutili, non gli avanzi di mussoliniana memoria.
Bix-Giò era così, fin da assessore esordiente alla sanità della sua Regione. Che amava fin nelle viscere. Lui, atleta allenatissimo che quando gli veniva il buzzo non si fermava mai, andava veloce come il vento. E che bici pedalava. E che compagni di viaggio. Con Prodi avevano un gruppo speciale col quale scalavano colline e montagne. Il Professore era sempre competitivo. Voleva sempre arrivare primo al traguardo. «Una volta - mi confessò - lo lasciammo andare in fuga». Tagliò il traguardo per primo il Professore. Ma no problem, ché gregario Giovanni Bix non lo è mai stato.


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