Aziende e regioni

Verso la manovra/ L'iniziativa di Toscana ed Emilia e il realismo a cui obbligano le scelte di Governo e Parlamento

di Stefano Simonetti

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24 Esclusivo per Sanità24

Il 4 settembre è stato pubblicato articolo relativo all’allineamento della Regione Toscana all’Emilia-Romagna per ciò che riguarda le proposte sul finanziamento della Sanità pubblica. Il Servizio sanitario nazionale è sottofinanziato di parecchi miliardi: la questione è di una evidenza che non ammette dibattito e negarla vuol dire soltanto avere altre strategie. Le Regioni da anni si lamentano della mancanza di molti miliardi in quello che molti chiamano ancora impropriamente Fondo sanitario nazionale ma che, da anni, è definito tecnicamente "fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato". A oggi sembra irrealizzabile la stessa Missione 6 del Pnrr ma anche gli interventi promessi per il personale sono utopistici.
A tale proposito, l’ultima spallata alle speranze del personale è quella delle notizie che sono trapelate in ordine alla manovra per il 2024. Senza particolari sottintesi, il Governo ha già di fatto anticipato che non si sono le risorse finanziarie per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego che, è il caso di ricordarlo, sono scaduti da un anno e mezzo ma quelli delle due aree dirigenziali della Sanità da ben più di quattro anni. Tra l’altro, quando si afferma che per i rinnovi occorrono otto miliardi non si è del tutto corretti perché almeno un terzo dell’importo rientrerebbe sotto forma di Irpef. Da parte sua, l’Anaao da qualche giorno ha pubblicato sul proprio sito una proposta che, partendo dalle sacche di spreco che ci sono in sanità, potrebbe far recuperare almeno 15 miliardi .
Eppure una avvisaglia di ciò situazione si poteva già intravedere in una anomala disposizione della legge di Bilancio 2023. Infatti, la legge 197/2022, all’art. 1, comma 330, prevede l’erogazione di "un emolumento accessorio una tantum, da corrispondere per tredici mensilità, da determinarsi nella misura dell'1,5 per cento dello stipendio". Nel commentare la legge avevo scritto su questo sito il5 dicembre 2022 : "Potrebbe sorgere il terribile dubbio che una erogazione una tantum – formulazione, comunque, assai inedita - sia in realtà 'sostitutiva' del rinnovo e non 'anticipatrice': temo di non aver sbagliato previsioni. Ma c’è addirittura di più, perché il comma citato dice espressamente 'nel solo anno 2023', per cui la norma andrebbe comunque rifinanziata.
Soltanto per completezza, ricordo che si tratta di 52,22 euro per un medico e di 29,12 euro per un infermiere. Tutti i dirigenti del Ssn percepiscono attualmente due (!!!) indennità di vacanza contrattuale e l’una tantum per nemmeno 100 euro complessivi, ovviamente lordi: se questo è il riconoscimento per gli eroi della pandemia, ognuno può trarre le conclusioni.
Nonostante le evidenze catastrofiche da punto di vista finanziario e visto il disinteresse del Governo, alcune Regioni hanno quindi deciso di passare ai fatti e presenteranno proposte di legge, ai sensi dell’art.121 della Costituzione, per il rifinanziamento del Servizio pubblico. La prima è stata la Regione Emilia-Romagna che nel corso della conferenza stampa del 3 agosto scorso per voce dell’Assessore regionale Donini ha presentato una proposta di legge della Giunta regionale che prevede tre articoli.
Con l’art. 1, a decorrere dal 2023 si intende incrementare il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, a cui concorre lo Stato, come previsto dalla legge di bilancio di previsione per il 2022, su base annua dello 0,21% del Pil, fino a raggiungere una percentuale di finanziamento annuale non inferiore al 7,5% del Pil. L’art. 2 introduce una modifica all’art. 11 della legge 60/2019, il cosiddetto "decreto Calabria" che stabilisce ancora oggi i vincoli in materia di spesa per il personale delle aziende sanitarie, nonché il limite relativo all’ammontare complessivo dei fondi contrattuali di finanziamento del trattamento economico accessorio previsto dall’art. 23, comma 2, del d.lgs.75/2017. Nell’art. 3 gli oneri derivanti dall’attuazione della legge sono valutati in termini incrementali, rispetto al finanziamento 2023, in 4 miliardi per il 2023, 8 miliardi per il 2024, 12 miliardi per il 2025, 16 miliardi per il 2026 e 20 miliardi di euro annui a decorrere dal 2027.
Non si possono che condividere le iniziative di Emilia-Romagna e Toscana ma un sano realismo dovrebbe purtroppo far ritenere che sarà difficile che le proposte diventino legge dello Stato. A prescindere dalle valutazioni riguardo alle strategie sul depotenziamento del Servizio sanitario pubblico e a tutti i correlati retroscena – che tuttavia esistono, eccome - non si possono dimenticare le mozioni presentate a febbraio scorso alla Camera di cui ho parlato nell’articolo pubblicato il 15 marzo . Il documento constava di 35 pagine e riguardava 5 distinte mozioni presentate tra il 27 gennaio e il 20 febbraio da vari gruppi di deputati, complessivamente circa una settantina. Ciascuna mozione è preceduta da lunghissime premesse ed esita con un impegno per il Governo indicato in punti. In totale si contavano ben 124 punti, molti dei quali, peraltro, si ripetono sovrapponendosi. Il centinaio di punti oggetto di mozione sono stati tutti approvati dall’Assemblea di Montecitorio a eccezione di 8 punti che risultano respinti: uno di questi prevedeva che l'incidenza della spesa sanitaria sul Pil non possa essere inferiore all'8 % (in un altro punto si parla del 7%). Gli eventi futuri diranno se la Sanità riuscirà a salvarsi.


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