Aziende e regioni

Il Pne 2022 di Agenas certifica: nel 2020-2021 -3 milioni di ricoveri rispetto al periodo pre Covid. Rilancio nel 2021 con +500mila. Premiati Humanitas Rozzano e "Umberto I" di Ancona

di Red. San.

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«Se consideriamo il biennio 2020-2021 nel suo complesso, la quota mancante rispetto ai livelli pre pandemici ammonta a circa 3 milioni di ricoveri». Lo ha detto Giovanni Baglìo, coordinatore del Programma nazionale Esiti messo a punto dall'Agenzia per i servizi sanitari regionali e in via di presentazione al ministero della Salute a Roma, che prende in considerazione 194 indicatori per valutare le performance della sanità in Italia. «Il 2021 è stato l'anno della ripresa delle attività ospedaliere con 500mila ricoveri in più rispetto al 2020 e questo rilancio ha riguardato per lo più le attività programmate e i ricoveri diurni - ha aggiunto Baglìo - ma persiste una riduzione rispetto al pre Covid stimata del 14% e ammonta a 1,2 milioni di ricoveri in meno rispetto al 2019, che si sommano a 1,7 milioni di ricoveri non effettuati nel 2020».
Il Programma Pne. L’uso degli indicatori Pne per le attività regolatorie a livello nazionale e regionale, insieme alla promozione delle attività di audit con i professionisti, rappresentano - spiegano da Agenas - un importante strumento per il miglioramento della qualità delle cure. I dati fanno riferimento all’attività assistenziale effettuata nell’anno 2021 da 1.377 ospedali pubblici e privati e a quella relativa al periodo 2015-2021 per la ricostruzione dei trend temporali. L’Edizione 2022 del Pne, in continuità con la precedente edizione, ha cercato di cogliere e valutare, ove possibile, l’impatto del Covid-19 sul sistema dei servizi, analizzando i cambiamenti rispetto al periodo pre pandemico, con particolare riferimento alle specifiche aree cliniche, nonché alle dinamiche pubblico-privato accreditato.
Nel 2021 i ricoveri in più sul 2020 sono per la precisione 501.158. Secondo l'Agenzia i risultati "dimostrano in media una tenuta del sistema delle cure ospedaliere, in particolare per quanto riguarda la tempestività di accesso alle cure urgenti e la ripresa di alcuni interventi oncologici come quelli per il tumore della mammella". Permane una "grande eterogeneità degli esiti sia intra che interregionale e un’estrema frammentazione della casistica".
Per questa Edizione sono stati considerati complessivamente 194 indicatori (l'anno passato erano 184), di cui: - 171 relativi all’assistenza ospedaliera (73 di esito/processo, 83 di volume di attività e 15 di ospedalizzazione); - 23 relativi all’assistenza territoriale, valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile(14 indicatori), esiti a lungo termine (5) e accessi impropri in pronto soccorso (4). «Gli indicatori utilizzati - dichiara Enrico Coscioni, Presidente Agenas - sono stati definiti allo scopo di mostrare ai vari stakeholder quali risultati si possono raggiungere e quali sono invece le difficoltà del sistema, attraverso la valutazione comparativa tra le strutture e tra le aree territoriali. Le evidenze scientifiche e i risultati forniti dal Pne confermano come la pubblicazione dei dati di esito sia uno strumento fondamentale di governo del sistema per migliorare la qualità delle cure, intervenendo su criticità assistenziali ed evitando il ripetersi delle problematiche, al fine di valutare appieno il percorso di cura dei pazienti, rendere le misure sempre più puntuali e individuare con miglior precisione le strutture più virtuose, da prendere come benchmark per il miglioramento».
«Il Pne – dichiara Domenico Mantoan, Dg Agenas - ha evidenziato i principali elementi da considerare per sostenere la riorganizzazione del Ssn dopo la pandemia e per contribuire alla diffusione delle buone prassi esistenti e orientare il cambiamento. L’opportunità offerta dal Pnrr richiede uno sforzo programmatorio di ampio respiro in cui le Regioni e le singole strutture sono chiamate a svolgere un ruolo concreto. Per impiegare in maniera ottimale le risorse stanziate in attuazione del Pnrr, occorre una riorganizzazione dell’offerta sanitaria in grado di realizzare un sistema che dia risposte puntuali ai bisogni di prevenzione e assistenza della popolazione. Tale strada può essere percorsa solo attraverso una concreta sinergia tra i vari livelli di governance del sistema. In tale ottica, da quest’anno il Pne rafforza il supporto concreto offerto alle strutture sanitarie: a partire dagli indicatori del treemap, che permettono di fornire una valutazione sintetica della singola struttura negli ambiti nosologici considerati, verranno segnalate le realtà che presentano delle criticità negli esiti o nei processi clinico-assistenziali. Inoltre, le Regioni e le strutture potranno richiedere un affiancamento fattivo da parte di Agenas, nell’ambito di percorsi integrati di audit, per intervenire direttamente sul campo con la collaborazione di tutti gli stakeholders, al fine di superare le criticità e favorire il miglioramento».
Il premio Pne alla prima edizione. «Quest'anno abbiamo deciso di premiare per la prima volta le due migliori aziende che si sono impegnate sul tema del Pne, due strutture che hanno raggiunto il "verde" in tutte le sei aree specifiche del Treemap: sono l'Ircss Humanitas di Rozzano per l'ospedalità privata Aiop e l'Azienda ospedaliera "Umberto I - G. M. - Lancisi" di Ancona». Lo ha annunciato il Dg Mantoan, consegnando il riconoscimento a Barbara Cittadini, presidente Aiop, e al Direttore del Dipartimento Salute della Regione Marche.
La prima risulta una struttura pubblica inserita all’interno dell’assistenza ospedaliera della Regione Marche, la seconda un ente appartenente alla rete privata accreditata della Regione Lombardia.
Al fine di descrivere sinteticamente la qualità delle cure delle strutture ospedaliere, il Pne utilizza il treemap quale rappresentazione grafica sintetica basata su indicatori relativi a 7 diverse aree cliniche valutate. La maggior parte delle strutture è valutata solo per una o due aree cliniche.
I RISULTATI DI SINTESI
• Il numero di ricoveri urgenti è stato inferiore al valore atteso sulla base dei trend pre pandemici: -10% per l’infarto miocardico acuto (circa 11.300 ricoveri in meno) e -6% per la frattura di femore (circa 5.800 ricoveri in meno).
• La tempestività di accesso ai trattamenti urgenti rimane al di sotto degli standard assistenziali in oltre la metà delle strutture italiane: la proporzione di pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica (Ptca) entro 90 minuti dal ricovero è stata in media del 50,6%, mentre la proporzione di anziali con frattura di femore operati entro 48 ore è stata in media del 48,6%. In entrambi i casi, la soglia prevista dal Dm 70/2015 è del 60%.
• Relativamente alla tempestività di esecuzione della Ptca, si evidenzia una grande variabilità intraregionale, superiore a quella interregionale; permane invece una grande variabilità sia tra regioni che intraregionale per gli interventi sulla frattura di femore. Si registrano, inoltre, significative differenze di genere, con condizioni di svantaggio a carico delle donne per l’angioplastica coronarica e degli uomini per gli interventi su frattura di femore.
La mortalità a 30 giorni da un episodio di infarto si è leggermente ridotta nel 2021 rispetto al 2020 (7,7% vs. 8,4%), con riavvicinamento al trend prepandemico (valore atteso pari a 7,3%). La mortalità a 30 giorni dal ricovero per frattura di femore è rimasta stabile rispetto al 2020 (6,4% vs. 6,6%), ma è comunque più elevata rispetto al periodo prepandemico (5,1% nel 2019). Nel caso dell’infarto l’utilizzo delle variabili cliniche aggiuntive ha consentito di modificare significativamente il ranking delle strutture nella metà delle 357 valutate per questo indicatore.
• Per quanto riguarda i ricoveri programmati, si è evidenziato nel 2021 un parziale recupero sul 2020, ma permane uno scostamento dai livelli precedenti (-16% rispetto al 2019).
• Per gli interventi di bypass aorto-coronarico isolato, si è registrata una riduzione di 1.900 ricoveri rispetto all’atteso; nel biennio 2020-2021, lo scostamento complessivo rispetto al trend è stimabile in circa 5 mila ricoveri. I 2/3 degli interventi sono stati effettuati in strutture al di sotto della soglia prevista dal Dm 70/2015 (200 interventi/anno).
• In area muscolo-scheletrica, si evidenzia una significativa ripresa delle attività programmate rispetto al 2020 (soprattutto in ambito privato), con un aumento di 18 mila interventi di protesi d’anca e 14 mila interventi di protesi di ginocchio. Rimane tuttavia un gap rispetto ai livelli prepandemici: nel biennio 2020-2021, la perdita complessiva rispetto al trend è stimabile in circa 27 mila interventi di protesi d’anca e 39 mila interventi di protesi di ginocchio.
• Per le attività chirurgiche "a ciclo breve" (come la colecistectomia laparoscopica), rimane particolarmente penalizzata la modalità di ricovero in day surgery, in forte ascesa nel periodo 2015- 2019 e ridottasi nel 2021 del 31% rispetto al trend.
• Permane una marcata inappropriatezza in ambito materno-infantile, ad esempio nel ricorso al taglio cesareo: nel 2021, solo il 14,1% delle maternità con meno di 1.000 parti/anno e il 69,7% di quelle con volumi superiori a 1.000 hanno fatto registrare proporzioni in linea con il Dm 70/2015. Si mantengono, inoltre, basse proporzioni di parti vaginali dopo pregresso cesareo, con valore mediano a livello nazionale pari a 6,7% e marcato gradiente Nord-Sud.
• L’assistenza in ambito oncologico ha fatto registrare nel 2021 importanti segnali di ripresa. Ad esempio, le ospedalizzazioni per tumore maligno della mammella, che nel 2020 si erano ridotte dell’11% (circa 6 mila interventi in meno rispetto all’atteso), sono tornate ai livelli prepandemici. Per quanto riguarda la concentrazione della casistica, il 74% degli interventi è stato effettuato in unità operative che hanno rispettato la soglia prevista dal Dm 70/2015 (in aumento rispetto al 67% del 2020). Se si considera il volume per operatore, la quota di interventi effettuati da operatori esperti (≥50 interventi/anno) è pari al 70%.


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