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Dal Pnrr una svolta per la non autosufficienza? La proposta del Network Non Autosufficienza (Nna)
di Franco Pesaresi
24 Esclusivo per Sanità24
Nella versione del Pnrr presentata, a gennaio, dal precedente Governo, all’assistenza agli anziani non autosufficienti erano dedicati investimenti limitati e frammentati ma – soprattutto – non vi era alcun progetto per il suo futuro. Quando quel testo è diventato pubblico, il Network Non Autosufficienza (Nna) ha deciso di elaborare una propria proposta per il Piano . Due erano gli obiettivi. Il principale consisteva nello sfruttare l’opportunità offerta dal PNRR per avviare la riforma dell’assistenza ai non autosufficienti. L’altro obiettivo risiedeva nell’ampliamento degli investimenti, tanto nei fondi quanto nelle misure previste.
Servizi e finanziamenti quantitativamente insufficienti, frammentazione delle risposte e modelli di intervento inadeguati, hanno lasciato sole le famiglie a farsi carico dell’organizzazione e di gran parte dei costi delle cure di lungo termine mentre tutti i grandi paesi europei come la Germania, la Francia e la Spagna, hanno già ampiamente riformato la long term care almeno 20 anni fa. Nel nostro Paese, si discute di una riforma nazionale del settore, senza esito, dalla fine degli anni ’90.
L’attività di pressione e sensibilizzazione nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni e dei ministeri è stata intensa. La proposta è stata inizialmente promossa e sostenuta da nove organizzazioni, alle quali successivamente si è unita un’ulteriore ampia e articolata platea di soggetti della società. L’ultimo appello a favore della proposta è stato firmato dalla maggior parte delle associazioni di anziani, di familiari, di operatori e di erogatori presenti in Italia . Mai, in precedenza, questo ambito del welfare aveva visto manifestarsi una domanda sociale così estesa e composita.
I contenuti del Pnrr per la non autosufficienza
Nella versione finale del Pnrr si ritrova molto di quanto proposto da NNA. Viene finalmente prevista la riforma organica – riguardante sia la filiera sociale sia quella sociosanitaria - degli interventi in favore degli anziani non autosufficienti con la formale definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, entro la primavera del 2023, che nella precedente versione del Pnrr non c’era.
Sul fronte degli investimenti e dei servizi spiccano gli interventi per lo sviluppo dell’assistenza domiciliare (ci sono 2 miliardi in più per l’assistenza domiciliare rispetto alla precedente versione del Pnrr). Mancano, tuttavia, altri investimenti richiesti dal Network, innanzitutto quello per riqualificare le strutture residenziali. In ogni modo, il punto chiave è la riforma.
Le sfide per il prossimo futuro
Oggi, ci sono dunque le condizioni per dare una svolta all’assistenza agli anziani non autosufficienti attraverso l’approvazione della riforma e l’avvio della riorganizzazione e del potenziamento dei servizi a loro dedicati ma ci sono anche criticità e rischi che occorrerà superare nella fase attuativa del Pnrr.
Ci sono tempi di attuazione da rispettare per la realizzazione delle strutture e dei servizi che per lo Stato e le Regioni non sarà facile rispettare e soprattutto viene previsto un programma di ben 41 riforme strutturali da approvare entro il 2026. Il rischio è che la riforma dell’assistenza per la non autosufficienza rimanga schiacciata fra altre riforme che sono portatrici di interessi più forti.
Inoltre, il Piano attribuisce alla riforma obiettivi coerenti con la richieste di Nna ma espressi in termini generali, tra i quali l’ampliamento dell’offerta di servizi, il rafforzamento di un approccio del care multidimensionale (che consideri le condizioni dell’anziano nella loro globalità) e la semplificazione dei percorsi di accesso così da ricondurli a unità.
Per cui i principali impegni dei prossimi mesi dovranno svilupparsi su due assi: occorre innanzitutto cominciare da subito a lavorare per la legge di riforma dell’assistenza della non autosufficienza. Bisognerà elaborare una proposta di legge e incardinarla nel percorso parlamentare in modo che possa essere approvata nei tempi indicati. Parallelamente occorre far partire immediatamente gli investimenti previsti per il potenziamento e la riorganizzazione dell’assistenza domiciliare. Gli obiettivi sono impegnativi sia per dimensioni che per il tempo a disposizione ed è assolutamente necessario, per il funzionamento del sistema, che le cure domiciliari e la strumentazione da mettere a disposizione crescano gradualmente.
Sarà inoltre necessario integrare opportunamente i contenuti del Pnrr riguardanti gli investimenti sulla domiciliarità. Attualmente sono solo 18 le ore annue di assistenza domiciliare che mediamente vengono erogate a ogni anziano. Questo vuol dire che le cure domiciliari vengono erogate solo per due o tre mesi, di solito a seguito di una dimissione ospedaliera. Ma il Pnrr non mette in discussione questa impostazione. Seppure quanto previsto per gli investimenti non condizioni il disegno della complessiva riforma, evidentemente i due passaggi devono essere resi coerenti. Bisogna, dunque, che già negli investimenti sia garantita l’assistenza per tutto il tempo necessario alle persone non autosufficienti. Inoltre, nulla si dice sulla necessità di affiancare agli interventi domiciliari di natura medico-infermieristica anche quelli sociali e sociosanitari di sostegno nelle attività fondamentali della vita quotidiana, che la non autosufficienza preclude all’anziano di poter compiere da solo. La richiesta in tal senso del Network, infatti, non è stata accolta.
In sintesi, quella che il Pnrr offre è esclusivamente l’opportunità per l’attesa svolta del settore. I prossimi mesi ci diranno se saremo capaci di coglierla.
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