Aziende e regioni
Costi umani ed economici, due effetti della pandemia da considerare insieme
di Riccardo Tartaglia *, Michela Tanzini * e Micaela La Regina * Chiara Seghieri **
24 Esclusivo per Sanità24
Quali sono state nella prima fase della pandemia le Regioni italiane che hanno contenuto meglio i costi umani del Covid-19 con le minori perdite economiche? A questa domanda cerca di dare una risposta uno studio della Scuola Sant'Anna di Pisa e dell’Italian Network for Safety in Healthcare, pubblicato su Internationl Journal for Quality in Healthcare, rivista della Oxford Academic.
Come sappiamo, l’emergenza sanitaria rappresenta ormai per il paese anche una emergenza economica che rischia di accrescere anche la mortalità non per Covid-19 a medio e lungo termine, attraverso il peggioramento della qualità dell’assistenza sanitaria. Lo studio in oggetto propone un modello di valutazione combinata dell’impatto della pandemia in Italia, in termini di "costi umani" ed economici.
Si tratta di un’analisi secondaria che ha utilizzato i dati disponibili da fonti nazionali ufficiali per esplorare la correlazione fra mortalità per Covid-19 per 1.000.000 di abitanti (fonte Protezione Civile) e la perdita di valore aggiunto per mese di lockdown (fonte Rapporto Svimez), a livello regionale, nel periodo dal 24 febbraio al 14 maggio 2020.
Sulla base delle stime riportate nel rapporto Svimez, un mese di lockdown ha determinato nel nostro paese la perdita di 47,6 miliardi di Pil (-3,1%). In termini pro-capite ciò significa ->1000 euro al mese al centro-nord e quasi -500 euro al mese al sud.
Ne viene fuori una mappa bidimensionale (vedi figure 1 e 2) che consente di classificare la performance di ciascuna regione in uno dei seguenti 4 gruppi:
A. Alti costi umani e Bassi costi economici
B. Alti costi umani e Alti costi economici
C. Alti costi economici e Bassi costi umani
D. Bassi costi economici e Bassi costi umani.
Per cercare di spiegare le differenze fra le Regioni è stata introdotta anche una terza variabile: i terzili del numero di tamponi eseguiti per 1.000.000 di abitanti (fonte Protezione Civile) in figura 1 e i terzili del numero di aiuti (distribuiti, es. dispositivi di protezione individuale, ventilatori, ecc) per 1.000.000 di abitanti (fonte Protezione Civile) in figura 2.
I risultati dimostrano maggiori costi umani ed economici nelle Regioni del Nord Italia, più colpite dall’infezione e con un’economia prevalentemente imprenditoriale, ma non evidenziano la relazione inversa attesa fra performance regionale in termini di costi economici e umani e numero di tamponi eseguiti o materiali distribuiti, probabilmente a causa dei ritardi verificatisi nella prima fase della pandemia nell’applicazione di queste misure. Difatti, il picco nella distribuzione degli aiuti risale al 31 marzo, mentre il numero di tamponi risulta duplicato da aprile a maggio rispetto ai volumi di marzo-aprile.
In conclusione, le conseguenze di una pandemia e delle relative misure di contenimento (lockdown) sono sistemiche e multidimensionali e la valutazione combinata in termini di salute pubblica e in termini economici può consentire ai decisori –politici e sanitari – di avere una prospettiva più ampia del problema e di mettere a punto strategie "personalizzate" che tengano conto del mix di attività produttive del loro territorio e delle conseguenze a medio-lungo termine. Ad esempio, i piccoli paesi che concentrano la loro forza economica in alcune Regioni come nel caso dell'Italia sono molto più suscettibili alla crisi economica di un "gigante" come la Cina dove anche se una regione è in crisi, la perdita può essere compensata da altre. Sarebbe auspicabile replicare la stessa analisi a livello internazionale, ma al momento non sembrano essere disponibili dati comparabili, specialmente per la dimensione economica.
* Italian Network for Safety in Healthcare - INSH
** Scuola Sant'Anna di Pisa
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