Aziende e regioni

Vaccini, tocca alle Regioni. In Piemonte e Veneto si punta su sms e web

di Barbara Gobbi (da Il Sole 24 Ore di oggi)

Recuperare quindici generazioni di “non vaccinati”: è questo l'obiettivo che le Regioni dovranno centrare, a partire da settembre. Perché se è vero che la nuova legge sull'obbligo vaccinale a scuola dispone, per il prossimo anno scolastico, una fase transitoria in cui le famiglie potranno presentare anche un'autocertificazione, i servizi dovranno comunque attivarsi per censire lo stato dell'arte, emettere documenti o richiamare i riottosi.
In attesa che dal ministero della Salute e dal Miur arrivino circolari applicative sulla legge, approvata dalla Camera (previa fiducia) il 28 luglio, le Regioni si organizzano in ordine sparso: il coordinamento dei tecnici della prevenzione, guidato dal Veneto (che peraltro ha fatto ricorso alla Corte costituzionale contro il ripristino dell'obbligatorietà vaccinale), tornerà a riunirsi a settembre. E probabilmente guarderà ai “modelli” che già qualche governatore ha messo in campo.

Le procedure regionali
A portarsi avanti con la semplificazione delle procedure, ad esempio, è il Piemonte: qui saranno le Asl a inviare entro il 31 agosto, alle famiglie non in regola con gli obblighi vaccinali, una lettera in duplice copia con la prenotazione dei “recuperi”, con tanto di data e ora della convocazione. Una volta controfirmata, la lettera andrà presentata a scuola dai genitori entro il 10 settembre (la deadline fissata dalla legge per l'ammissione ai nidi e materne), come espressione della volontà di vaccinare i propri figli. A chi è in regola, e non avrà ricevuto alcuna comunicazione dalla Asl, basterà scaricare dal sito web della Regione il modulo di autocertificazione.
Poi c'è il Veneto: contraria all'obbligo - che ha abolito da un decennio - ma non alle vaccinazioni in sé, la Regione sfrutta al massimo le potenzialità dell'anagrafe regionale informatizzata, che consente di verificare le “coperture” dei bambini. Anche qui la priorità è garantire l'accesso a nidi e materne - che la legge proibisce ai “non in regola” - gravando al minimo sulle famiglie. Sms o App sono gli strumenti in campo per contattare i genitori o per mettere a disposizione - tramite l'applicazione accessibile con password personale - i dati utili ad autocertificare lo stato vaccinale. Non solo: i tecnici veneti stanno studiando la possibilità per i cittadini di scaricare dal sistema informativo l'identikit vaccinale, come già accade per i referti degli esami del sangue.
Anche l'Emilia Romagna sfrutta il vantaggio tecnologico guadagnato negli anni: per settembre il certificato vaccinale del bambino dovrebbe poter comparire nel fascicolo sanitario elettronico. A mamme e papà sarà sufficiente collegarsi dallo smartphone e stampare il documento.
L'Abruzzo, che ha l'anagrafe vaccinale unica dal 2013, si è attivato subito: sotto la lente il numero di bambini da recuperare per coorte, l'analisi dei centri vaccinali e dei carichi di lavoro (10 minuti a vaccinazione) e la conta del personale necessario, tenendo conto dei paletti del Piano di rientro. Un modello di autocertificazione unico che le famiglie troveranno presso studi medici, centri vaccinali e scuole, semplificherà l'avvio.
Il Lazio, infine, ha già un suo protocollo d'intesa, pensato per snellire le procedure scuole-Asl rispetto ai circa 900mila certificati vaccinali che si stima saranno emessi. Guida la partita l'Asl Roma 1, cui fa capo oltre un milione di cittadini. Ciascuno di loro può contattare un call center con personale formato, in grado di rispondere ai dubbi e spedire i certificati a chi non ne disponga.

La bomba costi
Se il fai-da-te organizzativo si preannuncia complesso e impegnativo, la vera bomba sono i costi: fin dall'approvazione del decreto, una bozza messa a punto dai tecnici regionali ipotizzava una spesa di 150 milioni per l'acquisto delle dosi necessarie a vaccinare, con centinaia di operatori dedicati, almeno 350-400mila bambini e ragazzi. Previsioni in parte confermate dalle Regioni. Il Piemonte preventiva, per quest'anno, un impatto pari a due campagne vaccinali. Il Veneto, tra il costo complessivo dei vaccini - 26,8 milioni di euro - e i 7 milioni da destinare al personale, stima un maggior esborso di oltre 33 milioni. Risorse che inevitabilmente andranno stornate da altre voci di spesa. Ma la legge è legge. E va applicata.


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