Aziende e regioni
In Pronto soccorso un milione di pazienti l’anno fermi in attesa di ricovero
di Barbara Gobbi
Lunedì 13 marzo 2017 non è stata una giornata particolare. Nessun picco influenzale, nessuna allerta caldo. Una giornata normale di Pronto soccorso, insomma. Ebbene, proprio quel giorno, alle 14, i pazienti in attesa di ricovero, che avevano già completato l’iter di Ps, dal triage alla visita alla diagnosi, e avevano bisogno di un posto letto in reparto, arrivavano a 3mila in tutta Italia. A questa stima è arrivata la Simeu (Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza), che ha deciso di dedicare la Settimana nazionale del Pronto soccorso - organizzata in collaborazione con il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - proprio a quella che è la “bestia nera” di pazienti, personale e manager sanitari: il sovraffollamento che affligge da Nord a Sud le strutture d’emergenza-urgenza, concentrandosi proprio nelle grandi aree metropolitane dove la cronaca racconta di ricoveri di fortuna, su barelle o corridoi, che si protraggono anche per giorni. Una realtà certificata dal Piano nazionale Esiti, che nei maggiori ospedali rileva per il 2015 una permanenza in pronto soccorso di oltre 12 ore nel 10% dei casi.
Intanto, il conteggio dei 3mila pazienti in attesa, in un dato giorno, di un posto letto in reparto, considerando il campione, è presto fatta: il 13 marzo scorso, nei 243 Pronto soccorso che hanno risposto al rilevamento Simeu a campione “Prontosett”, i pazienti in attesa di ricovero alle 14 erano 1.500. Considerando che quelle strutture hanno cumulato nel 2016 il 52% degli accessi in tutto il Paese (11 milioni di pazienti), basta raddoppiare e si arriva a un numero di “accampati” monstre. Tutto da gestire. Senza contare che moltiplicando la stima fatta dalla Simeu per i 365 giorni che compongono un anno, i pazienti in attesa schizzerebbero a oltre il milione.
Anni di proposte organizzative non hanno cambiato sostanzialmente la realtà del sovraffollamento. Come spiega la presidente Simeu Maria Pia Ruggieri: «La Società italiana della medicina di emergenza urgenza - spiega - da anni impegnata nella definizione di modelli organizzativi-strutturali per migliorare l’efficienza del Sistema dell’emergenza, ha già elaborato una proposta dettagliata per affrontare la situazione, individuando una serie di punti fondamentali su cui è necessario un impegno comune delle istituzioni, delle aziende ospedaliere e delle singole strutture, contenuto nel “Policy Statement sul Sovraffollamento dei Pronto Soccorso” di novembre 2015. Con la diffusione del dato di Prontosett, Simeu torna a sollecitare un intervento congiunto per la salvaguardia del Sistema Sanitario Nazionale».
A sollecitare soluzioni che facilitino la vita sanitaria e il ricovero, quando necessario, dei pazienti, è Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. Che ricorda: « Il Pronto soccorso è l’unico presidio del Ssn attivo h24 e sette giorni su sette, sempre pronto a rispondere al bisogno di salute della collettività, un servizio nel quale i cittadini ripongono molta fiducia nonostante in alcuni casi i disagi dovuti alle attese, un servizio che tra l'altro si fa carico ogni giorno anche di alcune inefficienze che esistono all'interno degli altri reparti ospedalieri e nei servizi sanitari territoriali. Il Ps va sostenuto, rafforzato e migliorato garantendo l'attivazione in tutti i Ps dell’Osservazione breve intensiva (OBI) con posti letto dedicati, ad oggi non attiva in molte realtà, una migliore e più trasparente gestione dei posti letto degli altri reparti ospedalieri, una più attenta politica del personale e attraverso l'adozione da parte di tutte le strutture sanitarie della Carta dei Diritti al Pronto Soccorso di Cittadinanzattiva-TDM e Simeu».
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