Aziende e regioni
Ricetta anti sprechi e pro sostenibilità: la road map di Cittadinanzattiva-Tdm. E il premio Alesini valorizza le best practice
di Barbara Gobbi
Macchinari per la risonanza magnetica utilizzati col contagocce. Mega-complessi operatori attivi solo 5 ore al giorno. Sale per emodinamica ferme per mancanza di specialisti. Percorsi arzigogolati tra visite pre intervento, ricovero e operazione vera e propria. Acquisti sbagliati e perciò inutili di beni e servizi. Medici e infermieri-travet, costretti a spostarsi da un’Asl all’altra e da un ospedale all’altro per reparti non aperti o per inspiegabili blocchi del turnover. E via dicendo. Le segnalazioni dei cittadini sui paradossi quotidiani della sanità pubblica si sprecano.
Dall’altra parte, ci sono tante eccellenze - ugualmente segnalate - che vanno giustamente ricordate, valorizzate e prese a modello in quanto best practice. E premiate.
Poi, è il caso di indicare le possibili soluzioni, visto che le ricetteimpiegate fino a oggi si sono rivelate poco utili.
Nasce da questo “pacchetto” estremamente complesso l’iniziativa di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, che oggi a Roma presenta il report “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini”, con il sostegno non condizionato di Farmindustria. Una road map per la sostenibilità del Servizio sanitario, questa volta tracciata dai cittadini, e - insieme - il riconoscimento ai progetti più meritevoli che da Sud a Nord Italia hanno partecipato alla XII edizione del Premio Andrea Alesini. Sullo sfondo, un’Italia in sofferenza dopo anni e anni di tagli che hanno caratterizzato la strategia di aggressione agli sprechi. Un metodo che «a conti fatti - afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva - ha prodotto queste certezze: 54 miliardi di tagli cumulati dal Ssn tra il 2011 e il 2015 e contrazione, o soppressione, di prestazioni e servizi, come certifica la Corte dei Conti. E per il 2016 - continua - altri 14,5 miliardi di tagli. Invece resta da spiegare ai cittadini se e quanti sono stati gli effettivi risparmi prodotti dalle manovre e come sarebbero stati reinvestiti, a fronte dei sacrifici richiesti a tutti negli anni». E parte l’attacco ai provvedimenti più recenti, come il “decreto appropriatezza”, «che dopo pochi giorni dalla sua entrata in vigore ha bisogno di revisioni e nel frattempo sta ostacolando l’accesso a prestazioni necessarie».
A tornare su sprechi e inefficienze è il direttore generale Agenas Francesco Bevere: «Gli sprechi e le inefficienze sono la prima causa delle disuguaglianze nell’accesso alle cure e nell’erogazione dei servizi sanitari. In questo ambito, anche alla luce delle normative più recenti, ad Agenas è affidato un ruolo ancor più decisivo nel supportare i servizi sanitari regionali nei processi di autoanalisi e di miglioramento, perfezionando gli strumenti di valutazione e di correzione delle cause di disordine organizzativo e gestionale che spesso impediscono di fornire adeguate risposte ai bisogni di salute dei cittadini. La prima alleanza è quella con i cittadini, un patto che richiede trasparenza e corretta informazione». Mentre, continua Lucia Borsellino, coordinatrice per Agenas dei lavori dei tavoli congiunti Anac, ministero della Salute e Agenas, «le risorse ci sono, ma vanno utilizzate in modo etico e responsabile finalizzandole esclusivamente alla tutela dell’interesse pubblico e quindi alla produzione di buona salute. Neutralizzando le cause di spreco e di inefficienza si potrebbero recuperare risorse necessarie per l’innovazione e gli investimenti in sanità: basti pensare alle lunghe liste di cittadini che spesso attendono tempi inconciliabili con le necessità di diagnosi e cura per patologie che vanno affrontate con la dovuta tempestività diagnostica e continuità terapeutica, oppure agli enormi investimenti in tecnologie avanzate che non sono efficientemente utilizzati a beneficio di tutti coloro che ne hanno diritto».
La ricetta tagli non cura le troppe inefficienze: serve un cambio di passo. Secondo il Tdm «la ricetta utilizzata fino a oggi va cambiata: partire da una profonda conoscenza dei fenomeni; guardare alle buone pratiche esistenti; mettere a ounto interventi selettivi per agire sulle cause e non sparare nel mucchio; riconoscere il valore che ogni attore può dare per contrastare le inefficienze, a partire da cittadini e professionisri; misurare gli effetti prodotti dagli interventi.
Il Rapporto presentato da Cittadinanzattiva-Tdm prende in esame 104 condizioni di spreco individuate da cittadini, associazioni ed operatori sanitari fra aprile 2014 e aprile 2015 e che a giugno 2015 risultavano ancora irrisolte. Al top delle “magagne”, macchinari non utilizzati o sotto-utilizzati, reparti chiusi anche se appena ristrutturati o non operativi per mancanza di personale, attrezzature e dispositivi non adatti alle esigenze dei pazienti, personale sanitario che fa turni massacranti o costretto a trasferte che fanno inutilmente lievitare i costi, burocrazia-zavorra che ostacola i percorsi di cura.
In un caso su due, per eliminare lo spreco dovrebbe intervenire la Asl, in un caso su tre la Regione, in uno su dieci l'istituzione nazionale, ossia principalmente il Ministero della Salute.
La lista degli sprechi. Ai cittadini che hanno segnalato i casi - spiegano da Cittadinanzattiva-Tdm - abbiamo chiesto di scegliere la causa di spreco più attinente rispetto ai caso individuato. Al primo posto con il 9% dei casi si fa riferimento ad una cattiva gestione del personale sanitario perché sovradimensionato o sottodimensionato; seguono, con l’8,6%, la cattiva allocazione delle risorse economiche, l’organizzazione dei servizi, il mancato utilizzo di beni e servizi; l’8,2% la mancata programmazione; al 7,3% il non utilizzo di attrezzatture costose; per il 6,5% l’uso improprio delle risorse; per il 6% strutture non utilizzate o sottoutilizzate. Raggruppando per macroaree si tratta di sprechi riferibili per il 46% al mancato o scarso utilizzo di dotazioni strumentali e strutture sanitarie, per il 37% a inefficiente erogazione di servizi e prestazioni, per il 17% a cattiva gestione delle risorse umane.
E questi sprechi fanno male ai diritti, in particolare quelli più violati, stando all’esperienza dei cittadini, sono: “diritto al rispetto degli standard di qualità” (14,7%) con, a seguire, il diritto al rispetto del tempo (14%), diritto alla sicurezza delle cure (11,6%) e all’accesso ai servizi sanitari (10,9%).
La road map. È una ricetta ricca - 34 punti - sintetizzata dalla stessa Cittadinanzattiva-Tdm in 5 priorità:
1. Ammodernare e organizzare il Ssn a partire dalla centralità del malato, dei suoi bisogni e non di altri interessi, che nulla hanno a che vedere con il servizio di cura, assistenza e produzione di salute che al Ssn è affidato.
2. Attuare, e per tempo, le decisioni assunte con l'approvazione di atti nazionali-regionali-aziendali, rendendole effettive.
3. Adottare una strategia nuova per la misurazione e definizione di standard per il personale, per l'assistenza sanitaria territoriale, oltre che per il dimensionamento (per bacini di utenza) delle strumentazioni/apparecchiature/tecnologie sanitarie, funzionale agli investimenti e alla gestione.
4. Realizzare una banca dati delle dotazioni strumentali e dei beni eccedenti e pienamente funzionanti (quindi sicuri e di qualità) non utilizzati dalle strutture in cui sono ubicati, così da poter essere messi a disposizione delle altre strutture sanitarie.
5. Promuovere la trasparenza come strategia di fondo per operare le scelte, per la valutazione, per la promozione del merito, per il contrasto a fenomeni di illegalità e corruttivi. Per questo è necessario superare l'approccio burocratico nell'applicazione delle norme.
Il premio Andrea Alesini. Presa in carico nel percorso di cura, farmaci,integrazione, appropriatezza, miglioramento, qualità, dolore, accessibilità. Questi gli aspetti-chiave dei 55 progetti provenienti da 11 Regioni - per lo più del Centro-Nord e di cui un quarto è in Veneto - che secondo i cittadini valorizzano nella pratica quotidiana il diritto della dignità umana e l’impegno alla lotta all’esclusione sociale, rispettando in piano la Carta europea dei diritti del malato.
I progetti sono arrivati da Veneto, Lazio, Trentino, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Campania, Piemonte, Toscana, Marche, Valle D'Aosta sono le regioni italiane da cui sono pervenuti i progetti candidati al premio.
I vincitori della edizione 2016 del Premio Alesini per le Buone Pratiche in sanità e i 7 menzionati speciali
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Primo classificato: “Il Pronto Soccorso vive il proprio territorio e ne assume i bisogni specifici come obiettivi. Per questo si organizza per dare Accoglienza e Supporto alle Fragilità, Riconoscere e Tutelare Vittime della tratta”, Policlinico Casilino di Roma.
Secondo classificato: “La salute è nelle nostre mani”, Ulss 9 di Treviso.
Terzo classificato: “Ridefinizione e implementazione degli spazi verdi”, Complesso ospedaliero Ospedale Mauriziano Umberto I° di Torino.
Menzioni speciali a: “Il ruolo della musica in anestesia e rianimazione cardiochirurgica”, APSS S. Chiara Trento Dipartimento Anestesia E Rianimazione 2; “Supporto psicologico ai pazienti oncologici”, U.O. di Oncologia Medica - A.O.R.N. “S. Giuseppe Moscati” Avellino; “La Riabilitazione basata sulla comunità, un' idea per il futuro”, Comune Di Bertinoro/Simfer; “Orto-Terapia in Cure Palliative”, ANTEA Associazione Onlus; “Progetto Codice Argento”, Azienda Ulss 12 Veneziana; “Avevamo un tappeto volante e non lo sapevamo”, Ausl di Bologna-Dipartimento Cure Primarie; “Telemedicina per le ferite difficili “Fai 'centro' con noi”, UOD Telemedicina AO San Camillo-Forlanini.
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