Sentenze
Biotestamento, la Consulta boccia la legge “Eluana” del Friuli Venezia Giulia
di Lucilla Vazza
È incostituzionale la prima legge che in Italia ha definito il biotestamento. Si tratta della legge del Friuli Venezia Giulia che nel 2015 ha istituito il registro regionale per le «libere dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario» e introdotto disposizioni «per favorire la raccolta delle volontà di donazione degli organi e dei tessuti» perché si tratta di una materia su cui lo Stato ha competenza esclusiva. E il motivo è semplice:«Data la sua incidenza su aspetti essenziali della identità e della integrità della persona - si legge infatti nella sentenza, redatta dalla giudice Marta Cartabia - una normativa in tema di disposizioni di volontà relative ai trattamenti sanitari nella fase terminale della vita - al pari di quella che regola la donazione di organi e tessuti - necessita di uniformità di trattamento sul territorio nazionale, per ragioni imperative di eguaglianza». E proprio per questo motivo sulla materia la competenza è saldamente in mano allo Stato.
A impugnare la norma regionale era stata un anno fa la presidenza del Consiglio aprendo un conflitto con la presidente Debora Serracchiani, di fede renzianissima, che aveva fortemente voluto la normativa.
La legge regionale n.4/2015 era nata dalla volontà e dal progetto di Beppino Englaro, che dopo la morte della figlia Eluana nel 2009, dopo 17 anni di coma, ha portato avanti una lunga battaglia sul diritto all’autodeterminazione delle cure, promuovendo interventi legislativi sul biotestamento e il fine vita. Da questo impegno è nata l’associazione «Per Eluana» che è stata tra i promotori del «Dat», con la presentazione di una petizione per chiedere il registro del biotestamento sottoscritta da oltre 5 mila persone. Il «caso Englaro» aprì un serratissimo dibattito sul tema dell'accanimento terapeutico, e l'accoglimento dell'istanza di interruzione della nutrizione forzata, presentata dalla famiglia di Eluana, avvenne dopo un lungo iter giudiziario.
La sentenza: «violato il principio di uguaglianza»
La Consulta, con la sentenza depositata ieri 14 dicembre, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge regionale per violazione degli articoli 3 (inerente il principio di uguaglianza) e 117 (sulle competenze di Stato e Regioni) della Costituzione.
La Corte ha ritenuto fondate le questioni che erano state sollevate dalla presidenza di Palazzo Chigi: «La legislazione regionale censurata appresta una disciplina organica e puntuale delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario. La normativa regionale in esame, infatti, stabilisce la forma di espressione, nonché le modalità di annotazione e conservazione in un pubblico registro degli intendimenti di ciascun soggetto in ordina ai trattamenti sanitari - si legge nella sentenza - sottraendoli così alla sfera meramente privata. L’attribuzione di un rilievo pubblico a tali manifestazioni di volontà, espressive della libertà di cura, implica la necessità di un’articolata regolamentazione e interferisce nella materia dell’ordinamento civile, attribuita in maniera esclusiva alla competenza legislativa dello Stato».
Il progetto di legge sul biotestamento alla Affari Sociali
La legge del Fvg prevedeva ell’istituzione del Dat, il registro in cui ogni cittadino friuliano può lasciare le proprie libere «Dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario». Non solo le proprie volontà di donazioni di organi e tessuti, ma anche la propria decisione di essere o non essere sottoposto a cure.
Proprio nei giorni scorsi, il 7 dicembre, in Commissione Affari sociali si è riusciti a trovare un accordo sulle norme relative al biotestamento, il cui testo unificato del progetto di legge «Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari» elaborato dal Comitato ristretto della Commissione ora passa in sede referente per ulteriori approfondimenti e correzioni. La legge sul fine vita era tra gli impegni annunciati da Renzi a inizio del suo mandato.
Ass. Coscioni: si vada avanti con la legge
«La decisione della Corte costituzionale rappresenta al tempo stesso una occasione mancata, ma anche uno sprone la Parlamento italiano per accelerare l’esame della proposta di legge sul testamento biologico (relatrice Donata Lenzi, Pd), approvata in Commissione affari sociali alla Camera dei Deputati e ora aperta agli emendamenti fino al 12 gennaio», auspica l’Associazione Luca Coscioni che aggiunge: «Ci auguriamo che l’esame della legge possa procedere speditamente, tenendo in considerazione sia l’interesse di tanti malati sia un’opinione pubblica per la stragrande maggioranza favorevole al diritto di decidere anche per quando non si è più in grado di intendere e di volere».
«Il testo della pdl, però - segnala Marco Cappato (promotore della campagna Eutanasia legale e tesoriere dell'Ass. Coscioni) - andrebbe migliorato. Nel punto in cui si parla della relazione medico-paziente, va chiarito che è il malato a decidere. Vanno anche prese in considerazione anche le volontà dell'individuo rilasciate in altro modo. Inoltre va specificato che se il paziente non ha eseguito le procedure necessarie per il testamento biologico, ha il diritto al fine vita. Infine deve essere più chiaro che la sedazione può essere immediata, in caso di richiesta».
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