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Medicina territoriale: micro-équipe curano a casa i pazienti più fragili dimessi dall’ospedale
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Solo in Lombardia sono 325mila le persone croniche complesse fragili (Ccf), ovvero quei pazienti, soprattutto anziani, con una o più patologie croniche che, dimessi dall’ospedale, hanno bisogno di monitoraggio costante. Un’urgenza di continuità assistenziale che negli ultimi due anni, con il progredire della pandemia, ha messo in evidenza tutti i limiti dell’attuale medicina territoriale come alternativa all'ospedalizzazione.
Per supportare in modo concreto questi malati e le loro famiglie, alleggerendo al contempo i centri di cura e i medici di medicina generale, l’organizzazione di volontariato VIDAS ha avviato un progetto sperimentale domiciliare completamente autofinanziato, denominato proprio Cronici Complessi Fragili. L’iniziativa, realizzata in partnership con l'Irccs Ospedale San Raffaele, è partita ormai un anno fa, ad aprile 2021 e, pur non avendo una scadenza, prevede una prima rivalutazione allo scadere dei primi 12 mesi.
“Abbiamo creato una micro-équipe composta da medico e infermiere - afferma Giorgio Trojsi, direttore generale di VIDAS - che in questo primo anno di sperimentazione ha già preso in carico e seguito direttamente a casa 50 pazienti dimessi dal reparto di Medicina Generale e delle Cure Avanzate dell’IRCCS Ospedale San Raffaele ma eleggibili a ricevere cure domiciliari a bassa intensità. Il progetto coinvolge mediamente 20 assistiti al giorno, di età media pari a 80,7 anni e con patologie non oncologiche nel 98% dei casi, garantendo loro un’assistenza medico infermieristica costante e una reperibilità 7 giorni su 7, 24 ore su 24.”
I pazienti coinvolti nel progetto sperimentale di VIDAS sono inviati dall’Ospedale San Raffaele, che rimane sempre in contatto con le équipe domiciliari dell’associazione. Nel progetto sono inoltre coinvolti i medici di medicina generale, che restano i naturali interlocutori dei malati sul territorio.
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