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Onu, troppi tagli cesarei e trattamenti non necessari
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Durante il parto avvengono quelle che vengono definite "manifestazioni di violenza di genere": dal taglio cesareo senza consenso, all'abuso dell'episotomia, alla manovra di Kristeller (una pressione sul fondo dell'utero), fino a procedure dolorose fatte senza anestesia (come il raschiamento e le suture). A dirlo è la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, Dubravka Šimonović, nel Rapporto annuale presentato lo scorso 4 ottobre a New York nel corso dell'assemblea generale delle Nazioni unite. Il Rapporto, che per la prima volta affronta il tema della violenza ostetrica come violenza di genere, è stato presentato oggi a Roma nella sua traduzione in lingua italiana. Questo lavoro è stato possibile grazie ad Alessandra Battisti ed Elena Skoko, fondatrici dell'Osservatorio sulla violenza ostetrica Italia. "Tra le questioni che i documenti hanno evidenziato emerge un problema con la somministrazione di un vero consenso informato, un crescente abuso della necessità medica che conduce ad alti numeri di tagli cesarei non necessari, alti numeri di episiotomie non necessarie e altri trattamenti non necessari sotto il profilo medico, ma ancora più grave è che io abbia riscontrato che le donne durante il parto siano private della loro autonomia nell'agire e della loro integrità fisica, che siano maltrattate e a volte, persino, umiliate", commenta Šimonović.
La relatrice speciale ha formulato delle raccomandazioni rivolte a tutti gli Stati membri dell'Onu. Le nazioni dovrebbero elaborare strategie nazionali sui servizi di salute riproduttiva e sulla nascita per di assicurare trattamenti "rispettosi, attenti e gentili", basati sul rispetto dei diritti umani nel contesto del parto e degli altri servizi riproduttivi, in linea con gli standard internazionali dei diritti umani, incluso il rispetto per la privacy e per la riservatezza.
In relazione alla violenza ostetrica, si chiede agli Stati di garantire nella pratica il diritto delle donne ad avere una persona di propria scelta durante il parto, di considerare la possibilità di consentire il parto in casa ed evitare la criminalizzazione del parto a domicilio, di monitorare le strutture sanitarie anche raccogliere e di pubblicare annualmente i dati sulle percentuali di tagli cesarei, di parti vaginali, di episiotomie e di altri trattamenti relativi al parto, all'assistenza ostetrica e ai servizi di salute riproduttiva, su base annuale.
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