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Ematologia, il congresso Sie a Roma dal 15 ottobre
Con oltre 33mila nuovi casi diagnosticati ogni anno, i tumori del sangue si collocano al quinto posto della classifica dei più frequenti nel nostro Paese ma i passi avanti della ricerca confermano terapie salvavita efficaci. Questo è ciò che è emerso a Roma presso la sala Palatina di Una Hotel nel corso dell'odierna conferenza stampa di presentazione del 46°Congresso Nazionale della Società Italiana di Ematologia che si svolgerà dal 15 al 18 ottobre nella capitale.
La conferenza stampa ha fornito dati incoraggianti e ha visto riuniti i maggiori esperti del settore che si sono confrontati sulle principali e più diffuse tipologie di tumori del sangue: «I nuovi dati di ricerca epidemiologica, vedono nelle principali forme di linfomi, mielomi e leucemie, numeri con nuovi casi ma con importanti tassi di sopravvivenza». È quanto sostenuto da Fabrizio Pane, Presidente SIE che in apertura ha ribadito, inoltre, gli obiettivi ambiziosi che fanno parte del percorso di accreditamento in cui si inserisce in particolare il lavoro di elaborazione di raccomandazioni specifiche in ematologia: «Una metodologia di lavoro – ha spiegato il Presidente – che si basa sulle attività di gruppi e sottogruppi focalizzati su progetti di ricerca di successo, non solo in relazione alle linee guida ma anche ad altri progetti di rilevazione epidemiologica e di collaborazione in ambito internazionale». A conferma di questo indirizzo, non è casuale la scelta in apertura congressuale il 15 ottobre che vede ospite d'eccezione Julio Velasco, allenatore e commissario tecnico di spicco nel panorama sportivo. «Un team builder come lui – specifica Fabrizio Pane – è un biglietto da visita appropriato per rappresentare una struttura articolata come la nostra che deve essere anche funzionale, un po’ come accade nelle squadre di pallavolo dove questi aspetti sono essenziali nella competizione sportiva».
Al tavolo dei relatori anche Francesca Bonifazi, Presidente del Gruppo Italiano per il Trapianto di Midollo Osseo (GITMO) che ha parlato di uno dei temi di maggior rilievo nel panorama degli studi attuali dedicati alle terapie salvavita: i trapianti. «Oggi – ha spiegato Bonifazi – è positivamente cambiato il trend in merito alle possibilità di trovare un donatore, situazione realizzabile ora per oltre il 90% dei pazienti. Esiste un algoritmo nella scelta del donatore – è entrata nello specifico Bonifazi – che vede nel 25 % dei casi la possibilità di avere in famiglia un donatore HLA identico, ma due pazienti su tre non rientrano in questa casistica e quindi si attiva la ricerca da Registro». L'Italia è parte, infatti, della rete che ha come riferimento il Registro Italiano dei Donatori di Midollo Osseo, il database con i dati genetici di circa trenta milioni di donatori nel mondo. «Grazie alla riqualificazione del Registro – ha detto ancora Bonifazi – la probabilità di trovare un donatore varia dal 40 al 70% mentre per coloro che non rientrano in questo percorso esistono ulteriori due opzioni: il trapianto da cordone ombelicale e quello famigliare detto aploidentico. Quest'ultimo – ha concluso Bonifazi – rappresenta ora il 30% dei trapianti ed è diffusamente usato da tutta la rete italiana».
Dati importanti sono stati forniti anche da Francesco Lo Coco Responsabile del Dipartimento Biomedicina e prevenzione dell'Università Tor Vergata, che ha citato le novità in campo biologico e clinico registrate negli ultimi venti anni le quali evidenziano la guarigione di circa il 90% dei pazienti con leucemia promielocitica. «Da una condizione prognostica estremamente sfavorevole negli anni Novanta - ha detto Lo Coco – con circa l'80% dei malati che morivano entro uno/due anni, oggi siamo passati alla cura di questa malattia senza addirittura far ricorso alla chemioterapia e utilizzando solo farmaci mirati».
Giovanni Pizzolo, Vicepresidente SIE, ha incentrato invece il suo intervento sulle malattie linfoproliferative, le quali comprendono il linfoma di Hodgkin, i linfomi Non Hodgkin e la leucemia linfatica cronica. Un tempo quasi sempre mortali, oggi ne guariscono complessivamente più della metà, con punte dell'80-90% per alcuni tipi. Si tratta di risultati straordinari che sono stati raggiunti soprattutto grazie ai progressi delle conoscenze scientifiche sulle alterazioni molecolari caratteristiche di ciascuna forma di linfoma. «Ciò ha portato alla messa a punto di strategie di cura più efficaci – ha spiegato il professor Pizzolo - non più basate solo sulla chemioterapia, ma anche e sempre più sui cosiddetti farmaci “intelligenti”, in grado di colpire in modo mirato ed efficace le cellule malate. La loro efficacia – ha aggiunto - lascia intravedere con sufficiente chiarezza la prospettiva di un approccio terapeutico in queste forme senza chemioterapia (Chemo-free)». A testimonianza di ciò, Pizzolo ha riportato i dati relativi al linfoma di Hodgkin, la cui mortalità è in costante riduzione e al linfoma Non Hodgkin la cui mortalità e sostanzialmente stabile.
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