Medicina e ricerca

Malattie metaboliche ereditarie: l’importanza della prevenzione e le nuove terapie

di Alberto Burlina*

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Si è recentemente tenuto a Roma un importante convegno nell’ambito del tema “La Salute che vorrei” inerente lo stato attuale della ricerca e moderni approcci terapeutici in tema di Malattie Rare. Tra gli argomenti trattati un workshop è stato dedicato alla gestione delle malattie rare dalla diagnosi alla clinica ed ai nuovi sviluppi terapeutici con un intervento dedicato al paziente con patologie metaboliche. Le patologie metaboliche ereditarie rappresentano un vasto campo delle malattie rare che comprendono ad oggi più di 1700 differenti patologie. Sono forme genetiche clinicamente caratterizzate da quadri sia di tipo acuto che cronico progressivo con elevata incidenza in età pediatrica sebbene in progressivo aumento anche in età adulta. Sono causate dall’alterato funzionamento di una via metabolica. La maggior parte delle persone colpite da queste patologie possiede un gene difettoso che provoca una carenza di enzimi.

Esistono centinaia di malattie metaboliche genetiche diverse e i loro sintomi, prognosi e terapie variano ampiamente. La diagnosi è molto complessa e spesso tardiva perché necessita di laboratori altamente specialistici e non sempre facilmente raggiungibili dal paziente. Tutto ciò vanifica il successo di eventuali nuove terapie per il danno provocato dalle malattie nei primi giorni di vita. Le difficoltà diagnostiche hanno fortemente stimolato la ricerca a sviluppare modelli diagnostici precoci. In Italia vi è una legge emanata nel 2016 che ha unificato e identificato un gruppo di 50 differenti malattie metaboliche ereditarie da ricercare già alla nascita. Oggi è l’Italia a guidare la classifica per il pannello più ampio seguita a grande distanza dalle altre Nazioni Europee. Sono condizioni rilevabili su una goccia di sangue grazie all’utilizzo da una sofisticata strumentazione della spettrometria di massa-tandem. Appartengono al gruppo dei difetti degli aminoacidi, acidi organici, beta ossidazione degli acidi grassi, malattie lisosomiali.

Lo screening ha permesso l’identificazione di queste patologie in un tempo spesso inferiore alla prima settimana di vita e in molti casi prima della comparsa dei sintomi clinici. La diagnosi precoce è fondamentale: un trattamento tempestivo può prevenire i sintomi di molte patologie metaboliche, e in alcuni casi può fare la differenza tra la vita e la morte. Fortunatamente negli ultimi anni si sono sviluppate nuove terapie che per lungo tempo sono state latitanti. Principalmente a causa della loro rarità, queste malattie sono spesso trascurate in termini di ricerca sui trattamenti, poiché la popolazione mondiale dei pazienti è considerata troppo piccola perché lo sviluppo di farmaci sia finanziariamente interessante per l’industria farmaceutica. Oggi nuove frontiere farmacologiche sono rappresentate dalle terapie chaperoniche, dalla terapia enzimatica sostitutiva e in alcuni casi sono iniziati trials di terapia genica.

Lo sviluppo di nuovi farmaci che in alcuni casi hanno un valore di salvavita per esempio in alcune patologie lisosomiali oppure di nuove alternative terapeutiche come per la fenilchetonuria oppure di applicazioni estremamente sofisticate a livello di organi bersaglio. Non va neppure dimenticato il ruolo dei trapianti che svolgendo una funzione di resrvoir in alcuni difetti enzimatici non severe permettono di raggiungere un buon equilibrio metabolico. Questi nuovi approcci terapeutici sono un ottimo esempio di medicina di precisione altamente personalizzata che rappresenterà il futuro terapeutico delle malattie metaboliche ereditarie.

* U.O.C Malattie Metaboliche Ereditarie Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino Azienda Ospedale Università Padova


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