Medicina e ricerca
Medicina umanitaria: non solo una risposta alle emergenze ma un investimento per il futuro
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Le crisi sanitarie globali sono molteplici e interconnesse. Tra le più gravi la crisi dei rifugiati, il cambiamento climatico, le pandemie, l’insicurezza alimentare. Ecco quindi che la medicina umanitaria diventa essenziale, non solo come risposta emergenziale, ma come investimento per il futuro.
“Il medico fa la differenza quando opera in chiave umanitaria, e sono fiero che l’Università UniCamillus, con la sua vocazione internazionale e umanitaria, contribuisca a formare tale consapevolezza”. Sono parole di Gianni Profita, Rettore di Unicamillus, pronunciate in apertura del convegno su “Medicina Umanitaria: una Risposta Italiana per il Futuro” che si è tenuto a Roma, presso l’Auditorium dell’Università UniCamillus, con la partecipazione di esponenti istituzionali, esperti e volontari umanitari di rilievo internazionale, con lo scopo di esplorare il ruolo della medicina umanitaria nella gestione delle emergenze globali e nella costruzione di una resilienza sanitaria sostenibile.
UniCamillus, forte della Terza Missione, promuove da anni il volontariato sanitario come strumento formativo per professionisti capaci di rispondere ai bisogni delle comunità più vulnerabili. Grazie all’impegno degli studenti e dei docenti, molti dei quali sono già attivamente coinvolti in missioni umanitarie: UniCamillus contribuisce a costruire una generazione di medici e operatori sanitari preparati a intervenire nelle aree più critiche del mondo.
Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha invitato a non tradire la vocazione indicata dal Rettore Profita, spiegando che “oggi si globalizzano guerre ed egoismo, per questo la sfida della medicina umanitaria è quella di salvarci tutti, partendo dai più deboli”.
Di grande interesse l’intervento di Cristiano Camponi, Direttore Generale dell’INMP – Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto alle malattie della Povertà - ente che appartiene al SSN - che ha tra l’altro affermato che “Istituzioni, enti del Terzo Settore, università: tutti possono contribuire a mettere al centro il paziente, tenendo conto sia della sua salute fisica che delle sue peculiarità umane, psicologiche e sociali”.
E proprio questa considerazione umana del paziente è ciò che rende umanitaria la medicina, ed è “la parte più bella di questo mestiere, perché è una vocazione, e si salva la vita del prossimo senza aspettarsi un tornaconto economico”, ha commentato a sua volta la prof.ssa Donatella Padua, Delegata alla Terza Missione UniCamillus.
Massimo Gravante invece, docente di Dermatologia e Parassitologia Generale presso UniCamillus ha mostrato un video delle sue missioni in Benin e ha raccontato di come si affrontano le condizioni difficili di lebbra, albinismo, malaria di bambini anche molto piccoli: “In ogni missione umanitaria, però, è fondamentale il rispetto della dignità delle popolazioni locali, sia in termini di credo religioso che di orientamento culturale”.
La tavola rotonda “Missioni nel mondo: esperti a confronto è stato” moderata da Vincenzo Morgante, direttore di TV2000 e Radio InBlu, che ha ribadito il ruolo della Terza Missione universitaria come “elemento di raccordo tra didattica, ricerca e utilità sociale, ai fini di un bene comune”, con gli interventi di esponenti provenienti da realtà associative di stampo filantropico. Drammatico lo scenario raccontato da Andrea Accardi, Programmes Advisor di Intersos: “Nel mondo c’è stata un’escalation importante di conflitti armati: nel 2009 erano 17 in 16 contesti politici. Oggi abbiamo 50 Paesi che vivono in una condizione di alto livello di conflitto. Il focus è su Medio Oriente, Ucraina e Sudan”.
Ed è proprio alle istituzioni che si rivolge Emergency, la cui Medical Division è rappresentata dal chirurgo Maurizio Cardi: “Nei territori in cui operiamo, miriamo a responsabilizzare le istituzioni locali, per permettere a tutti di accedere gratuitamente alle cure migliori”. E non solo operare, ma anche creare resilienza. È quanto ribadito da Francesca Toppetti, direttrice generale di Emergenza Sorrisi ETS: “Come ONG, in 23 Paesi operiamo bambini affetti da malformazioni del volto acquisite o congenite, ma non basta. Per consentire alla sanità locale di essere indipendente, occorre trasferire competenze ai medici dei Paesi con cui collaboriamo: finora ne abbiamo formati 700”.
Il benessere dei bambini è l’obiettivo di Telefono Azzurro Onlus, rappresentato nella tavola rotonda da Michele Riondino, che è il Responsabile Diritti dell’Infanzia: “Dal 1987, anno di nascita del Telefono Azzurro, le chiamate dei minori sono aumentate, soprattutto dopo il Covid. I disagi maggiori nei più piccoli sono quelli di tipo psicologico, e non c’è salute dove non vi sia salute mentale” ha spiegato, ribadendo l’importanza del diritto all’ascolto dei più piccoli. Professionalità, dunque, ma anche tanto cuore. Quel cuore necessario per comprendere davvero il paziente nella sua accezione più indifesa e bella di essere umano. Come ha esortato Fabrizio Frinolli Puzzilli, presidente AMKA: “Chi parte per le missioni umanitarie deve essere pronto, non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano”.
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