Medicina e ricerca
Artrite reumatoide e spondilo-artriti: diagnosi più precoci e accurate con la risonanza magnetica
di Fausto Salaffi*
24 Esclusivo per Sanità24
La diagnosi precoce è un tema universale in reumatologia. Purtroppo, i ritardi sono importanti e colpiscono circa 1 milione dei 5,4 milioni di malati reumatici. Spesso sono necessari anche 7 anni per scoprire di soffrire di artrite psoriasica, 5 per la spondilite anchilosante, 4 per la fibromialgia, 3 per la sclerosi sistemica e 2 per l’artrite reumatoide. Molte persone presentano sintomi invalidanti, con danni articolari e conseguenti disabilità che peggiorano all’aumentare dei tempi di attesa. Si tratta di malattie che rispondono meglio alle cure quando ancora agli esordi. Per chi soffre di una patologia reumatica, anticipare al massimo la diagnosi può cambiare le sorti della malattia, evitando l’evoluzione in forme più gravi e invalidanti che impattano fortemente sulla qualità di vita dei pazienti.
L’avvento delle nuove metodiche di imaging, in particolare della risonanza magnetica e la disponibilità di nuovi e più efficaci trattamenti farmacologici hanno rinnovato l’interesse verso la precoce identificazione delle malattie infiammatorie e non-infiammatorie del rachide. L’elevata sensibilità, specificità e accuratezza diagnostica ne fanno una preziosa alleata nelle mani dello specialista reumatologo per formulare diagnosi più precoci ed accurate, ma anche a scopo predittivo, cioè per individuare in anticipo quei fattori di rischio non ancora clinicamente manifesti che potranno evolvere in malattia conclamata. Questo vale in particolar modo per le patologie articolari infiammatorie come l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e le spondiloartriti, rispetto alle quali la risonanza magnetica è in grado di indicare con elevata sensibilità tutte le manifestazioni legate all’infiammazione quali l’edema osseo intraspongioso/osteite, la flogosi nella sede di inserzione dei tendini, dei legamenti, delle strutture capsulo-legamentose e del disco intervertebrale. Sono le stesse Linee Guida ASAS-EULAR a indicare la risonanza magnetica come tecnica di prima scelta nella diagnosi precoce dell’artrite reumatoide e delle spondiloartriti anche durante la cosiddetta ‘fase di transizione’ in cui è possibile identificare con accuratezza alcuni segni indicativi della presenza di una malattia subclinica che spiegano il dolore avvertito dal paziente, consentendo allo specialista di impostare una strategia terapeutica tempestiva e appropriata.
Per comprendere il valore predittivo della risonanza magnetica, basti pensare che il 25% dei pazienti con artrite reumatoide evidenzia, già in fase precoce, un coinvolgimento dell’articolazione alto-epistrofica a livello del rachide cervicale che può evolvere in una patologia midollare potenzialmente grave per la salute, in grado di condizionale la stessa sopravvivenza del paziente, sulla quale è invece possibile intervenire precocemente, se individuata in stadio iniziale tramite imaging. Da non sottovalutare poi il ruolo fondamentale della risonanza magnetica nella diagnosi differenziale di malattie del rachide cervicale e lombare. Infatti, attraverso la metodica è possibile escludere un ventaglio di patologie che possono essere confuse col dolore infiammatorio ma che invece sottendono altre gravi malattie, non reumatologiche, come le spondilodisciti infettive, le neoplasie benigne e maligne e le fratture da insufficienza. Ne consegue che una più diffusa e corretta implementazione della risonanza magnetica aprirebbe una nuova finestra delle opportunità entro cui i pazienti devono essere attentamente valutati, diagnosticati e trattati, ma anche monitorati sotto il profilo, non trascurabile, della responsività ai trattamenti. Permane, tuttavia, una scarsa cultura sull’imaging in ambito reumatologico nel nostro Paese.
Da qui l’idea del progetto di formazione della Celltrion Diagnostic Academy, che ha portato a Roma specialisti reumatologi provenienti da diverse parti d’Italia per approfondire il ruolo delle tecniche di imaging per la diagnosi e la presa in carico del paziente reumatologico. La due-giorni di formazione, che ho coordinato in qualità di responsabile scientifico, supportato dalla Prof.ssa Marina Carotti, Professore Associato del Dipartimento di Scienze Radiologiche dell’Università Politecnica delle Marche e membro del Consiglio Direttivo della Sezione di radiologia muscolo-scheletrica della SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica ed Interventistica), ha integrato sessioni frontali con sessioni interattive di taglio pratico, anche ai fini della condivisione di expertise.
Il valore di questa iniziativa risiede proprio nell’aver offerto agli specialisti reumatologi informazioni estremamente pratiche per la gestione e l’interpretazione dell’esame radiologico. A tal fine, sarebbe auspicabile che questo progetto pilota della Diagnostic Academy fosse replicato sul territorio nazionale, per contribuire alla diffusione di un modello formativo specifico e diffuso sull’imaging per le patologie osteoarticolari, obiettivo che è già all’attenzione della Società italiana di Reumatologia (SIR).
*Professore di Reumatologia, Università Politecnica delle Marche
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