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Tubercolosi: è ancora emergenza nelle popolazioni fragili, una rete per prevenzione e cura

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Sebbene nei Paesi Occidentali la tubercolosi sia ormai considerata sotto controllo, molti altri Paesi continuano a registrare nuovi casi ogni anno, impedendo così di raggiungere l’obiettivo di eliminare la malattia entro il 2035. Con la progressiva intensificazione di spostamenti in parti del mondo ad alta incidenza, la tubercolosi è tornata costituire un’emergenza presso le popolazioni fragili, tra cui soggetti migranti, pazienti immunodepressi, e contesti di convivenza stretta come rifugi per senzatetto e carceri. La tubercolosi è la seconda causa più frequente di morte per singolo agente infettivo al mondo dopo il Covid. Dal 2025 questa infezione potrebbe diventare la principale causa di decesso per singolo agente infettivo.

Secondo lo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e l’Ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2022 - ultimi dati ufficiali disponibili – nelle nazioni europee dell’OMS sono stati notificati poco più di 170.000 casi di tubercolosi, con un leggero aumento rispetto al 2021. Nonostante i notevoli progressi raggiunti nella lotta alla tubercolosi, rimangono da affrontare diverse sfide per raggiungere l’obiettivo di eliminare questa malattia. In Italia i casi stimati sulla base delle notifiche sono meno di 3mila all’anno dal 2020. Nel 2021 sono stati notificati 2.480 casi.Di questa rinnovata attualità della tubercolosi e dell’importanza di una rete territoriale che consenta uno screening veloce e preciso dei soggetti con potenziali sintomi e dei loro contatti stretti, si discute martedì 24 settembre a Milano, presso il Centro Congressi Fondazione Cariplo , nell’incontro “Tubercolosi 2024: un’agenda per la prevenzione e il trattamento”.

L’iniziativa è parte della campagna Diagnostica e Prevenzione: medicina, istituzioni, impresa, insieme per la salute dei cittadini, ideata in partnership da AMCLI ETS (Associazione Microbiologi Clinici Italiani), Cittadinanzattiva, Federchimica Assobiotec e Diasorin con l’obiettivo di informare e sensibilizzare i cittadini su problematiche di carattere infettivologico, causa di gravi effetti sulla salute.

L’incontro di Milano, che segue quello tenutosi a Bari lo scorso 17 giugno, permetterà di inquadrare la dimensione del problema in Lombardia e a livello nazionale e di immaginare possibili azioni da intraprendere per controllare la malattia in ambito nazionale e locale.

“Abbiamo la percezione che la tubercolosi sia principalmente legata all’immigrazione - sottolinea Daniela Maria Cirillo, Capo Unità dell’Unità Patogeni Batterici Emergenti Ospedale San Raffaele di Milano -. Tuttavia, i migranti di solito non arrivano con la malattia già manifesta, ma con l’infezione latente, provenendo da Paesi ad alta incidenza. Spesso, la malattia si sviluppa e diffonde in Italia per le condizioni drammatiche in cui si trovano. La tubercolosi circola però anche tra gli italiani e quindi è molto importante cercare di sensibilizzare la popolazione al fine di una pronta diagnosi in tutti e un’efficace prevenzione” .


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