Medicina e ricerca
Dolore cronico: colpiti 9,8 milioni di persone, la patologia è più diffusa tra le donne
di Sara Lena*
24 Esclusivo per Sanità24
Il dolore cronico è uno dei grandi rimossi della società italiana, relegato a fatto privato, problema di chi ne soffre ed è obbligato a cercare soluzioni.
Tuttavia, per l’81,7% dei pazienti il dolore cronico dovrebbe essere riconosciuto come una patologia a sé stante che incide «molto» o «abbastanza» negativamente sulla vita quotidiana e sul proprio benessere per il 67,8% dei pazienti; comporta costi sociali che gravano sui pazienti e sulla collettività per 62 miliardi di euro all’anno e colpisce il 19,7% della popolazione maggiorenne nel nostro Paese.
Sono, infatti, 9,8 milioni le persone in Italia che oggi soffrono di dolore cronico di intensità moderata o severa, cioè un dolore che dura da almeno tre mesi, ha avuto una frequenza di un episodio al mese negli ultimi tre mesi, ha un’intensità che la persona valuta pari ad almeno 5 su una scala da 0 (nessun dolore) a 10 (dolore di massima intensità).
Quelli citati, sono i criteri di riferimento utilizzati per definire il dolore cronico di intensità moderata o severa nel 1° Rapporto Censis-Grünenthal Vivere senza dolore. Vista la diffusione della patologia, è possibile focalizzare una dimensione di genere di essa?
Dai dati emerge che la patologia è relativamente più diffusa tra le donne: a soffrirne è il 21,2%, mentre è il 18,1% degli uomini (fig. 1). Sono però molto più significative le differenze di genere nella frequenza con cui il dolore cronico di intensità moderata o severa si manifesta: infatti, il 22,7% delle donne rispetto al 7,7% degli uomini dichiara di provare dolore di continuo.
Altra dimensione importante è quella della quotidianità delle persone visto che il dolore cronico con intensità moderata o severa entra a farne parte stabilmente condizionandola in modo sostanziale. Dalla patologia, infatti, non si guarisce e si è pertanto obbligati ad imparare a conviverci. E l’adattamento deve tenere conto dei negativi condizionamenti generati dall’insorgere del dolore, con differenze di genere significative.
Infatti, il 65,7% delle donne e il 53,5% degli uomini ha difficoltà nel sollevare oggetti; il 62,8% delle donne e il 30,6% degli uomini a svolgere le faccende domestiche; il 61,1% delle donne e il 57,2% degli uomini a svolgere attività fisica; il 55% delle donne e il 41,5% degli uomini a passeggiare; il 40,3% delle donne e il 32,5% degli uomini a partecipare ad attività sociali. Inoltre, è il 12,6% delle donne e il 9,2% degli uomini ad aver dovuto smettere di lavorare a causa del dolore cronico di intensità moderata o severa.
I dati mostrano in modo evidente che il dolore cronico condiziona tra chi ne soffre molto più le donne rispetto agli uomini, generando vincoli significativi nella loro capacità di operare in una molteplicità di ambiti importanti per la qualità della vita.
E questa dimensione di genere penalizzante per le donne emerge anche relativamente ad aspetti più psicologici ed emozionali: il 54,8% delle donne dichiara di avere provato apatia, perdita di forze, debolezza, mentre è il 41,3% degli uomini; il 44% delle donne ha vissuto una sensazione di fragilità, una tendenza alla facile commozione, ed è il 31% degli uomini; il 42,3% delle donne ha sofferto di ansia, depressione, ed è il 30,3% degli uomini; il 36,2% delle donne ha avuto esperienza di stati di vertigine, ha provato la sensazione di avere la testa vuota, ed è il 24,1% degli uomini.
Sono dati che testimoniano del dolore cronico come una presenza ingombrante nel quotidiano delle persone che ne soffrono, a causa dei citati vincoli sostanziali nella propria vita. Vincoli che comunque coinvolgono maggiormente le donne, non solo relativamente alle attività quotidiane ma anche rispetto alla condizione economica: il 73,4% delle donne, rispetto al 57,9% degli uomini, dichiara che le spese afferenti alla gestione e cura della patologia pesano molto o abbastanza sul proprio budget familiare (fig. 2).
Sono dati che raccontano la molecolarità puntuale degli impatti della patologia cronica da cui si può enucleare l’entità del downgrading della qualità della vita e della condizione economica che subisce chi ne soffre. E i dati restituiscono anche la realtà di un taglio di qualità della vita e benessere economico che colpisce di più le donne. Pertanto, il dolore è di tutti, ma le sue conseguenze sono di molto peggiori per le donne. Se pertanto il dolore cronico di intensità moderata o severa non è una patologia prettamente femminile, ha tuttavia un contenuto di genere molto forte nelle sue conseguenze concrete.
*Censis, Area Consumi, Mercati e Welfare
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