Medicina e ricerca
Cervello e neuroplasticità, come ristrutturare i collegamenti neurali alla base di comportamenti disfunzionali
di Stefano Lasaponara *
24 Esclusivo per Sanità24
Nel cervello umano vi sono oltre 85 miliardi di neuroni, un numero già di per sé strabiliante, che assume ancora più rilevanza se pensiamo che ognuna di queste cellule genera con le altre molteplici connessioni, chiamate “sinapsi”, il cui numero per ogni neurone può variare tra 5000 e 100.000. Come risultato, il numero di sinapsi presenti nel cervello raggiunge un ordine di grandezza di 1013/1015.
Diversamente delle altre cellule del nostro corpo però, i neuroni possiedono scarse capacità di riprodursi. A eccezione di alcune piccole aree cerebrali come l’ippocampo, in cui la formazione di nuovi neuroni (neurogenesi) pare essere possibile anche in età adulta, nel resto del cervello un numero stabile di neuroni ci accompagnerà per tutto il corso di vita.
Per far fronte a quello che potrebbe sembrare un limite di questo organo fondamentale, ci viene in soccorso la neuroplasticità, ovvero la straordinaria capacità del cervello di modificarsi e riorganizzarsi in risposta all’esperienza e all’apprendimento. Questo fenomeno è stato scoperto e inizialmente descritto a cavallo fra il 1948 ed il 1949 da scienziati quali Jerzy Konorski e Donald Hebb. Quest’ultimo in particolare riassunse nella famosa legge di Hebb “what fires together, wires together” il concetto secondo il quale i neuroni possono rafforzare le loro connessioni nel momento in cui sono ripetutamente attivi nello stesso istante.
In altre parole, ogni qual volta un circuito nervoso è frequentemente attivato, emergono dei processi neurobiologici che migliorano l’efficienza della trasmissione nervosa tramite l’aumento del numero delle sinapsi fra i neuroni di quel circuito. Metaforicamente, se prima due neuroni erano legati da un singolo nodo, nel momento in cui vengono sollecitati spesso insieme, decidono di legarsi ancora di più, creando altri nodi. Questi “grovigli” di nuove connessioni producono veri e propri cambiamenti morfologici nel cervello aumentando ad esempio lo spessore della corteccia in determinate aree cerebrali.
Appare quindi evidente come la neuroplasticità sia alla base delle funzioni cognitive di apprendimento e memoria, consentendo al cervello di adattarsi alle nuove esperienze, consolidando le informazioni importanti e ottimizzando le reti neurali per migliorare l’efficienza cognitiva.
Tuttavia, i neuroni non hanno modo di discernere se l’attività che li ha “ripetutamente attivati nello stesso momento” e che ha così rafforzato le loro connessioni, sia positiva o negativa per il resto dell’organismo. Si innestano quindi sullo stesso meccanismo alla base della nostra abilità di creare esperienze e vissuti, anche disturbi psicologici legati all’ansia, allo stress e le cosiddette “cattive abitudini”.
Partendo da questa osservazione, già da diversi anni, psichiatri, psicoterapeuti e neuroscienziati come Alan Gordon, Judson Brewer e Norman Doidge hanno proposto per il trattamento di alcuni disturbi d’ansia, di mettere in pratica attraverso la neuroplasticità una vera e propria “ristrutturazione” dei collegamenti neurali che sottostanno i comportamenti disfunzionali. Se gli eventi esterni e il modo personale di affrontarli ci hanno condotto a rinforzare abitudini negative e risposte stressanti, è possibile con percorsi di psicoterapia e di mindfulness “insegnare” al nostro cervello a modificare quelle stesse connessioni sinaptiche.
Tutto questo è esattamente quello che Giacomo “Keison” Bevilacqua ha dapprima, studiato, provato su se stesso, e successivamente raccontato nel suo ultimo libro “A Panda Piace Capirsi” edito da Gigaciao. Il libro, che definirei una guida pratica a fumetti all’uso della neuroplasticità per la vita quotidiana, è principalmente diviso in tre parti.
In una prima sezione, molto intima, tramite il suo alter ego Panda, Giacomo ci racconta di come, sin dall’infanzia, tutta una serie di risposte disfunzionali si siano fatte strada fra i suoi “percorsi neurali”, portandolo in età adulta a soffrire di diversi dolori somatici ed essere preda di cattive abitudini. Nella seconda parte, che ho avuto il piacere di supervisionare rispetto ai contenuti prettamente scientifici, Giacomo illustra magistralmente e semplicemente alcuni meccanismi basilari del funzionamento del cervello, rendendoli facilmente comprensibili per chiunque.
Infine, nella terza e ultima parte, il libro suggerisce una serie di esercizi pratici di mindfulness, che tramite la consapevolezza e la focalizzazione dell’attenzione sul momento presente aiuteranno il lettore a scardinare ansia, stress, paura e cattive abitudini.
Da grande appassionato di fumetti e graphic novel, sin da prima di avere l’occasione di collaborarci, conoscevo e ho sempre apprezzato la grande sensibilità che traspare in ogni lavoro di Giacomo Bevilacqua. In quest’ultima opera, con la delicatezza e l’ironia che lo contraddistinguono l’autore è stato in grado di trattare tematiche complesse da un punto di vista scientifico ed umano, rendendo tangibili i meccanismi cerebrali alla base della neuroplasticità, ma soprattutto sottolineando l’importanza fondamentale che la salute psicologica, al pari di quella fisica, ha per ognuno di noi.
* Ricercatore (RTD-B) in Neuroscienze cognitive - Dipartimento di Psicologia, Facoltà di Medicina e Psicologia - “La Sapienza” Università di Roma
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