Medicina e ricerca

Fibrosi cistica, le nuove prospettive terapeutiche e la ricerca sulle tecniche di trasferimento genico

di Carlo Castellani *

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Oggi, grazie alla ricerca scientifica, la vita delle persone con fibrosi cistica sta cambiando e un esempio è la scoperta di farmaci chiamati modulatori, in grado di recuperare parzialmente la funzione compromessa della proteina CFTR, principale responsabile dei sintomi della malattia, con un considerevole miglioramento della qualità di vita di molti pazienti. Un risultato sicuramente positivo, che indica nuovi percorsi di ricerca per una patologia che è tra le più comuni malattie genetiche gravi e riduce considerevolmente l’attesa di vita di chi ne è colpito.
Lo studio dei modulatori è uno dei filoni su cui si sta concentrando la Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, ente no profit che promuove e finanzia la ricerca scientifica su questa malattia e ne diffonde la conoscenza tra la popolazione. Tra il 2002 e il 2023 abbiamo investito oltre 36 milioni di euro per sostenere quasi 500 progetti di ricerca che hanno superato un rigoroso processo di selezione a cura di esperti internazionali e di un Comitato di consulenza scientifica. Tra i temi di ricerca sono compresi struttura e funzione della proteina che origina dal gene, anch’esso chiamato CFTR; le infezioni polmonari e nuove molecole antibatteriche; i meccanismi di infiammazione, che contribuiscono al danno polmonare, e i farmaci che potrebbero aiutare a controllarla; le complicanze della malattia.
In particolare, nell’ambito dei modulatori la Fondazione supporta un progetto indipendente dall’industria farmaceutica, che monitora la persistenza degli effetti positivi e l’eventuale comparsa di negativi. Contemporaneamente investe su linee di ricerca volte a identificare nuovi farmaci che, con meccanismo diverso da quelli attuali, consentano un recupero significativo della funzione della proteina CFTR. Di fatto, una nuova classe di composti identificata da progetti di Fondazione sta per essere brevettata in vista di ulteriori sviluppi.
Altrettanto importante è trovare soluzioni terapeutiche alternative per il 30% di malati che non può usare questi farmaci perché ha mutazioni genetiche che impediscono la produzione di proteina CFTR su cui i modulatori possano agire o che producono una proteina con alterazioni non recuperabili da questi farmaci. In questa direzione una strada da esplorare è sicuramente quella della terapia genica. La ricerca sulla terapia genica ha compiuto notevoli progressi, anche grazie alla scoperta di tecnologie di genome editing o correzione del Dna o con strategie che prevedono l’uso di Rna. È però necessario che questi sistemi di correzione del difetto genetico riescano a penetrare nelle cellule della mucosa bronchiale, un obiettivo particolarmente complesso da raggiungere. Di questo si occupa un progetto strategico di Fondazione, finalizzato a mettere a punto tecniche specifiche di trasferimento genico per la cura della fibrosi cistica. Il progetto nasce con l’acronimo GenDel-CF, derivato dall’inglese Tackling Gene Delivery in lungs for the treatment of Cystic Fibrosis, e vede coinvolte cinque unità di ricerca nazionali e internazionali che lavoreranno coordinate per sfruttare sia sistemi di origine virale ma anche nanoparticelle lipidiche di nuova generazione per il trasferimento genico di Rna e di sistemi di genome editing potenzialmente in grado di correggere tutti i tipi di mutazioni.
Anche far conoscere la malattia è parte della ricerca per migliorare la qualità della vita delle persone con fibrosi cistica e in tal senso Fondazione si occupa di fare informazione, attraverso il proprio sito web, riunioni sul territorio e un nuovo grande progetto, “1 su 30 e non lo sai”, che vuole informare sulla fibrosi cistica e sensibilizzare chi sta pensando a una gravidanza sulla frequenza dei portatori sani di FC e la possibilità di identificarli con un test genetico.

* direttore scientifico Fondazione per la ricerca sulla Fibrosi Cistica - FFC Ricerca


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