Medicina e ricerca

Ricerca: la Mario Negri Alumni Association un’opportunità per i giovani talenti

di Elena Garbero*

S
24 Esclusivo per Sanità24

L’impegno dell’Istituto Mario Negri nella lotta contro la fuga dei cervelli è evidente attraverso iniziative come la Mario Negri Alumni Association (MNIAA), che supporta i ricercatori italiani permettendo loro di acquisire esperienze internazionali e di ritornare in Italia per applicare e diffondere le conoscenze acquisite.
Seppur per un breve periodo, ho potuto lavorare in una città energica come è Londra, stando a contatto con persone che provenivano da tutto il mondo. Ho potuto osservare un diverso approccio alla soluzione dei problemi, in un team di ricerca multidisciplinare, in cui ogni figura contribuiva in modo diverso allo studio delle patologie neurologiche. Questa esperienza mi hai poi permesso di mettere a confronto il metodo di lavoro del mio laboratorio di origine e quello in cui ero in visita. Tornando a casa ho constatato con orgoglio che, per certi aspetti, quanto viene fatto in Italia è davvero di qualità.
In Inghilterra ho potuto seguire un progetto multicentrico chiamato BIO-AX-TBI (Developing and validating blood and imaging BIOmarkers of AXonal injury following Traumatic Brain Injury).
In questo studio sono stati analizzati biomarcatori circolanti nel plasma e risonanze magnetiche per caratterizzare il danno assonale. I risultati dello studio hanno mostrato come la misurazione della concentrazione di una particolare proteina plasmatica potrebbe migliorare la diagnosi e la prognosi dopo trauma cranico. I dati raccolti in questo studio sono stati oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche. Inoltre, i campioni biologici raccolti continuano a rappresentare una risorsa inestimabile per future analisi.
L’Istituto e la MNIAA, attraverso iniziative come quella che mi ha permesso di andare all’estero o simili, provano a dare nuove opportunità ai giovani, con l’idea che quanto di nuovo imparato possa essere trasmesso al laboratorio di provenienza. Nello stesso tempo, tuttavia, lo Stato dovrebbe sostenere più efficacemente la ricerca, considerandola un importante investimento per il Paese.
Oggi l’attività di ricerca dell’Unità di Gestione Studi Clinici presso il Laboratorio di Clinical Data Science è concentrata principalmente nell’ambito degli studi clinici condotti dal Gruppo Italiano per la Valutazione degli interventi in Terapia Intensiva (GiViTI), attivo dal 1991, che ha come missione promuovere la ricerca scientifica in terapia intensiva attraverso processi di autovalutazione e confronto, mediante la condivisione dei dati raccolti. I progetti sono molteplici e spaziano dalle infezioni, ai traumi, ai trapianti di fegato, all’efficienza e all’uso ottimale delle risorse impiegate in questi reparti, e molto altro. Stiamo lavorando affinché nei prossimi anni la nostra raccolta dati venga riconosciuta a livello nazionale, così che il lavoro di confronto tra i reparti di terapia intensiva che effettuiamo venga riconosciuto e sfruttato da enti istituzionali nazionali. Abbiamo già ottenuto tanto in questo senso, diverse Regioni collaborano con noi, ma le analisi che produciamo vorremmo potessero sfruttate da tutto il territorio e non solo localmente.
La collaborazione che ha gli obiettivi più ambiziosi è quella con la rete LOGIC, un consorzio indipendente che racchiude 18 Paesi, tra cui l’Italia. Tutti i Paesi coinvolti hanno un’esperienza consolidata nella raccolta dei dati clinici dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva. Lo scopo è quello creare database con grandi quantità di informazioni per migliorare la qualità delle cure e l’esito dei pazienti, oltre che potenziare la ricerca clinica in questo ambito.
Fare ricerca è fare un lavoro che cambia spesso e ti permette continuamente di imparare, di studiare, di metterti in gioco.
È un lavoro in cui si deve essere pazienti perché non si hanno subito le risposte, a volte dalle domande che avevi se ne generano altre, ma ogni pezzetto in più di conoscenza è una carica di energia.

*Ricercatrice Istituto Mario Negri


© RIPRODUZIONE RISERVATA