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Allarme «miopidemia»: un “under 14” su 3 vede male da lontano con casi raddoppiati in 10 anni. Urge una strategia a partire dagli screening

di Paolo Nucci *

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24 Esclusivo per Sanità24

Secondo le stime dell’Oms nel 2050 metà della popolazione mondiale sarà affetta da miopia. I numeri sono cosi elevati da parlare di vera e propria “miopidemia”, epidemia di miopia. Il fenomeno riguarda anche il nostro paese, dove sotto i 14 anni un ragazzo su tre vede male da lontano, il doppio rispetto a soli 10 anni fa.
Oltre le cinque diottrie questo difetto si associa a un rischio di patologie della retina, di glaucoma e di cataratta. Per contrastare questo fenomeno dilagante è necessaria una sorveglianza epidemiologica che chiediamo alle autorità sanitarie perché si tratta di una condizione in continuo peggioramento, in grado di portare, nei prossimi anni, problemi sociali non indifferenti.
Oggi si stima che il 30-35% di bambini e adolescenti sia miope. Non è una proporzione che possiamo definire normale: non solo negli ultimi dieci anni il loro numero è raddoppiato ma abbiamo registrato una accelerazione improvvisa negli ultimi due anni. Il che è in linea con la previsione fatta dall’Organizzazione mondiale della sanità. È paradossale, ma la miopia sembra una sorta di effetto collaterale dell’istruzione: la cosa è evidente da studi effettuati in Asia. Per esempio a Singapore, dove prima della crescita, del benessere e quindi della scolarizzazione avvenuta negli anni 80 e 90, la miopia era molto minoritaria mentre oggi affligge l’80% dei giovani. Percentuali simili in altri paesi asiatici, specie in Cina. Da noi, sia pure più lentamente, sta succedendo la stessa cosa.
Non è che l’istruzione di per sé faccia male, è ovvio: però fa male passare troppo tempo concentrati su libri e video a stare pochissimo all’aria aperta. Stando all’esterno gli occhi si sforzano meno perché devono guardare lontano; non sono costretti all’iperaccomodazione continua come accade davanti a un display. Ma c’è di più: sembra anche che i raggi del sole stimolino la produzione di dopamina, sostanza in grado di inibire le metalloproteasi, un enzima che - rendendo la sclera più elastica - favorisce l’allungamento del bulbo oculare e quindi la miopia. Noi oculisti, che ogni giorno siamo sul campo, sappiamo cosa sta succedendo; ma assurdamente non abbiamo dati precisi sull’impennata di miopia infantile, perchè nel nostro Paese, e in tutta Europa, non esiste un sistema di sorveglianza epidemiologica della miopia. Il che è grave, perché finchè non si hanno le dimensioni del fenomeno si tende a sottovalutarlo e a non mettere in atto le necessarie contromisure. Ma la miopia è più invalidante di quanto sembra: si pensi a quanti lavori che esigono un buon visus – per esempio pilota, o chi svolge attività di precisione, – non possono essere svolti da chi vede male. È indispensabile una strategia per prevenire e curare questa patologia: ci vorrebbero visite di screeening obbligatorie a partire dai tre anni; scuole che stimolassero le attività all’aria aperta; e infine un più largo uso di terapie, ottiche e farmacologiche – che esistono - in grado di frenarne l’evoluzione.
Auspichiamo che il congresso della Società italiana di Scienze oftalmologiche al quale interviene anche il ministro della Salute Orazio Schillaci, serva da stimolo per interventi di screening per monitorare il fenomeno dell’epidemia di miopia tra i giovani in Italia.

* Ordinario di Oculistica – Università Statale di Milano


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