Medicina e ricerca
Ricerca/ Dall’intelligenza artificiale alle Car T, gli studi contro il cancro sono un motore di sviluppo del Paese
di Lorenzo Maffioli *
24 Esclusivo per Sanità24
La sfida del management in sanità è tutt’altro che vinta. Lo scenario attuale vede le direzioni generali delle aziende ospedaliere districarsi in un complesso sistema costituito da indicazioni ministeriali e dell’ente regionale, difficoltà organizzative, insufficienza di personale e la necessità di fornire ai pazienti servizi assistenziali, diagnostici e terapeutici sempre più innovativi. Necessari cambiamenti all’interno delle strutture sanitarie comportano un cambio di paradigma dell’attuale governance, traslando dai modelli tradizionali verso esempi virtuosi mutuati dal mondo produttivo (es. agile organisation), come quelli dell’industria hi tech, le cui modalità di gestione funzionali si basano sull’agilità dei percorsi. Con il loro impiego in sanità questi esempi possono efficientare il sistema e accelerare l’evoluzione virtuosa delle aziende sanitarie e degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) fornendo un sostegno e uno stimolo ad affrontare con successo le sfide del prossimo futuro, a partire dall’innovazione digitale.
L’Intelligenza Artificiale (AI) sta trasformando l’intero percorso di cura del paziente, in particolar modo in ambito oncologico. Prendiamo ad esempio la radiomica. Tutte le immagini ottenute da esami radiologici, come Tac, Risonanza magnetica o Pet, sono convertite in una grandissima mole di dati numerici. Oggi possiamo utilizzare il machine learning per analizzare un grande patrimonio di informazioni, che non riuscirebbe a essere elaborato e valorizzato opportunamente con la semplice osservazione visiva da parte dell’essere umano.
L’Intelligenza Artificiale diviene così uno strumento al servizio dell’oncologia di precisione. Non solo. L’innovazione digitale consente di sviluppare modelli di prevenzione che, oltre a migliorare il servizio al paziente, possono favorire un risparmio consistente della spesa sanitaria. I dati digitali, pertanto, possono essere utilizzati in tutto il percorso di cura della persona malata, dal primo accesso alla prevenzione terziaria. La prospettiva può e deve essere un sistema di informazioni in grado di predire l’andamento clinico della malattia, intervenendo prima dello sviluppo di complicanze o di recidive, con un notevole impatto anche sui costi sociali. Questa è la sfida: fare della prevenzione, potenziata dall’utilizzo delle innovazioni digitali, il perno della governance moderna della sanità. Un processo che, è inevitabile, dev’essere sostenuto dallo Stato non solo direttamente ma facendosi promotore e facilitatore di collaborazioni internazionali e partenariati pubblico-privati.
Un esempio è il progetto Flute (Federate Learning and mUlti-party computation Techniques for prostatE cancer), che ha lo scopo di sviluppare una piattaforma basata sull’AI mirata alla prevenzione del tumore della prostata, con l’obiettivo di minimizzare le biopsie non necessarie, a vantaggio non solo dei pazienti ma anche del sistema sanitario, grazie alla sostanziale riduzione dei costi. La Commissione Europea ha concesso un finanziamento di circa 6 milioni di euro per questa iniziativa, distribuiti a un consorzio interdisciplinare di 11 partner internazionali: l’unico italiano è l’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori ‘Dino Amadori’ - Irst Ircss di Meldola. Flute vuole innovare le modalità di utilizzo dei dati sanitari, permettendo da un lato una elaborazione decentrata dei dati in strutture ospedaliere remote, ma contestualmente garantendo dall’altro un’adeguata osservanza delle norme sulla privacy proprio perché i dati originari non si allontanano dal repository proprietario locale. Un modello “trasferibile” anche ad altre neoplasie.
Queste opportunità sono possibili in Irst grazie a una forte tecnostruttura a supporto della ricerca e una rete di relazioni solida che vede come interlocutori Ausl Romagna, Regione Emilia-Romagna, Università di Bologna e Università di Ferrara, oltre al fondamentale apporto del volontariato sociale quale quello dello Ior, Istituto oncologico romagnolo. La consolidata capacità dell’Istituto di attrarre finanziamenti internazionali deriva quindi da un Ufficio Ricerca molto attivo, senza dimenticare il ruolo svolto dalla sede strategica a Bruxelles che consente di intercettare opportunità ed essere inclusi in geometrie internazionali direttamente là, dove nascono, e a diretto beneficio dei nostri stakeholder e del nostro territorio di riferimento. Ciò è conferma di come la ricerca e, in particolar modo, la ricerca clinica siano un motore di sviluppo economico e sociale per il Paese. Da un lato, i cittadini coinvolti nei trial possono beneficiare di trattamenti innovativi con grande anticipo rispetto alla loro disponibilità e, quindi, di maggiori possibilità di sopravvivenza e guarigione. Dall’altro, le aziende sanitarie che ospitano centri sperimentali godono di un miglioramento dell’assistenza sanitaria e della crescita professionale dei ricercatori coinvolti.
Oggi Meldola punta a diventare un centro di progettazione e produzione di terapie innovative. Sono già attivi oltre 250 studi clinici che hanno lo scopo di dare alternative terapeutiche, ove possibile e con i criteri definiti dallo studio, ai pazienti oncologici ed ematologici. Fra questi spicca il progetto Impact-Aml, uno dei pochi sostenuti dalla “Mission Cancer” della Commissione Europea, che coinvolge circa 350 pazienti da 50 centri europei. Si tratta di un trial clinico pragmatico, unico nel suo genere, per individuare la migliore sequenza di cure per i pazienti con leucemia mieloide acuta recidivati o refrattari.
A supporto di queste attività l’istituto ha inoltre formalizzato l’avvio di una Contract Research Organization (Cro), che consente di gestire trial di fase 1 interni e conto terzi, promuovendo e garantendo adeguati livelli di qualità delle sperimentazioni.
Oltre agli studi clinici l’Irst ‘Dino Amadori’ è uno dei pochi centri in Italia in grado di produrre “in casa” terapie innovative. La “Cell Factory” dell’Istituto, autorizzata dall’Agenzia Italiana del Farmaco per la produzione di Medicinali per la Terapia Avanzata, vanta circa 20 anni di esperienza nella realizzazione di un vaccino antitumorale a base di cellule dendritiche. La “Cell Factory”, inoltre, è in grado di produrre le Car-T, che costituiscono la frontiera più avanzata dell’immunoterapia, utilizzate nel trattamento di alcune neoplasie del sangue e in sperimentazione nei tumori solidi. Tutto questo si traduce in un servizio verso circa 29.000 pazienti in un anno, di cui un quarto da fuori regione. Persone, e non solo pazienti, protagoniste del loro percorso di cura e accompagnate da un intreccio di professionalità, competenze, tecnologie e innovazione per vincere le sfide più complesse che oggi tutti conosciamo.
* Direttore generale dell’Istituto romagnolo per lo studio dei tumori ‘Dino Amadori’ - Irst Irccs di Meldola
© RIPRODUZIONE RISERVATA