Medicina e ricerca
Giornata Fiocchetto lilla/ Neuropsichiatria in campo contro i nuovi disturbi del comportamento alimentare
di Elisa Fazzi *, Renato Borgatti **
24 Esclusivo per Sanità24
Non solo anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, pica e disturbo da ruminazione: tra i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) ci sono anche i nuovi disturbi alimentari che partono da comportamenti improntati al salutismo e si trasformano in malattia quando diventano limitanti per la vita sociale e il benessere personale come l’ortoressia e la vigoressia. E, sempre più diffuse già in adolescenza, anche altre forme di comportamenti alimentari disfunzionali come drunkoressia e night eating syndrome e tutte le forme di sovrappeso e obesità alla cui base è presente un disagio psichico più o meno marcato. Per tali disturbi, infatti, viene riconosciuta una genesi primariamente psichiatrica: è la mente la prima a soffrire anche se in questi casi la sofferenza psichica si esprime con il comportamento alimentare alterato e quindi la sofferenza del corpo rappresenta l’espressione finale di un dolore psichico altrimenti indicibile. Per questo, anche se spesso chi è vicino alla persona affetta da un Dna tende ad allarmarsi per le manifestazioni fisiche del disturbo come l’eccessiva magrezza o per contro obesità, non bisogna mai dimenticare di tenere il focus principale dell’attenzione sulla persona nella sua globalità quindi intesa come corpo e mente.
Un problema di salute pubblica quello dei disturbi legati all’alimentazione, in aumento e con un esordio sempre più precoce, soprattutto tra i giovanissimi, le ragazze in particolare, tra i 12 e i 17 anni, e in alcuni casi, anche prima verso gli 8-9 anni. Si tratta di patologie che rischiano di mettere concretamente a repentaglio la vita dei nostri ragazzi e il cui trattamento, sebbene la figura del neuropsichiatra infantile sia quella principalmente coinvolta nei processi di diagnosi e cura, non può prescindere dalla presenza di un’equipe multiprofessionale in cui professionisti afferenti a discipline medico-interniste e psichiatrico-riabilitative interagiscono costantemente. Questo requisito risulta ancora più importante in caso di patologie a elevata gravità dove i Centri di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dedicati ai disturbi alimentari risultano il riferimento principale per le famiglie maggiormente in difficoltà.
Come suggerito da tutte le più importanti linee guida internazionali, per il trattamento dei disturbi alimentari è necessario un modello terapeutico incentrato sulla famiglia e che coinvolga figli e genitori in modo massiccio e continuativo dalla fase di consultazione fino al termine della riabilitazione. Tale modello operativo di presa in carico, conferma ulteriormente l’importanza della neuropsichiatria da sempre abituata ad una presa in carico dell’intero nucleo familiare nei percorsi di diagnosi e cura delle patologie neurologiche e psichiatriche dell’età evolutiva.
Il ruolo del team della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza risulta di fondamentale importanza, quando i disturbi alimentari sono gravati da un alto tasso di comorbidità psichiatrica ovvero tendono a presentarsi con altri disturbi psichiatrici come disturbi dell’umore, disturbi d’ansia o disturbi di personalità in strutturazione, e sintomi psicotici e di fragilità del pensiero nelle forme più gravi di malattia.
Negli ultimi tre anni, inoltre, la pandemia da Sars-CoV-2 ha avuto un forte impatto sull’incidenza dei disturbi legati all’alimentazione, sul tasso di ospedalizzazione e sulla gravità della sintomatologia. È stato riscontrato, infatti, un peggioramento dei sintomi tipici dei disturbi dell’alimentazione, di ansia e depressione: secondo un recente studio sugli adolescenti italiani, nel 51% dei casi sono stati registrati sintomi riferibili alla sfera alimentare nel periodo post Covid (terzo lockdown). Questo deterioramento generale potrebbe essere attribuito al ridotto accesso alle cure, ai cambiamenti nella routine quotidiana e all’isolamento sociale. In un’epoca in cui i nostri giovani sono bombardati da valori estetici e prestazionali spesso irraggiungibili sui social network i disturbi alimentari diventano, quindi, espressione dell’ambiente culturale in cui viviamo oltre che sintomo di una sofferenza soggettiva e di un’aspirazione alla perfezione che può diventare malattia. In quest’ottica le strategie preventive devono essere incentrate non solo sull’educazione alimentare ma soprattutto alla promozione della salute psichica e del benessere globale dei nostri bambini e ragazzi e delle loro famiglie.
* Presidente Società italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia), Direttore Uo Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Asst Spedali Civili e Università di Brescia
** Direttore Struttura complessa Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza Fondazione Mondino Irccs di Pavia, Università di Pavia e membro Sinpia
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