Medicina e ricerca

Parkinson, nuove speranze dalla stimolazione magnetica

S
24 Esclusivo per Sanità24

Offrire nuove indicazioni per gli studi preclinici sulla terapia della Malattia di Parkinson. Nasce con questo obiettivo lo studio intitolato "Le risposte degli astrociti influenzano gli effetti locali della stimolazione magnetica in animali parkinsoniani" condotto dalle Università San Raffaele Roma, Cattolica del Sacro Cuore di Roma, La Sapienza di Roma e la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma Irccs, e finanziato dalla Marlene e Paolo Fresco Foundation, Fresco Parkinson Institute Italian Onlus e Fresco Parkinson Institute New York University Langone Health.
Il coordinamento della ricerca è stato affidato alla prof.ssa Veronica Ghiglieri, che, in collaborazione con le prof.sse Micaela Liberti, Francesca Apollonio e Maria Teresa Viscomi, ha condotto uno studio pionieristico rivelando un effetto, fino ad oggi sconosciuto, della stimolazione magnetica transcranica - o Transcranial Magnetic Stimulation, TMS - su una specifica popolazione cellulare del Sistema nervoso centrale in un modello sperimentale di Malattia di Parkinson.
La Tms, tecnica di stimolazione non invasiva, è impiegata nella ricerca clinica per modulare l'attività cerebrale, contribuendo al miglioramento del controllo del movimento volontario in alcune sotto popolazioni di pazienti, sebbene non si conoscano i meccanismi cellulari e molecolari attraverso cui esercita questi effetti benefici.
I risultati, recentemente pubblicati sulla rivista scientifica Movement Disorders , i cui primi autori sono le dott.sse Giuseppina Natale e Micol Colella, indicano che la TMS agisce stimolando gli astrociti nel nucleo striato, riducendo l'eccitotossicità da glutammato e migliorando i sintomi motori della malattia. In particolare, è emerso che il trasportatore astrocitario del glutammato è uno dei "target" molecolari chiave di questi effetti positivi.
«Nello studio di malattie complesse come quella del Parkinson è fondamentale l’approccio multidisciplinare – ha sottolineato la prof.ssa Veronica Ghiglieri - e il successo della nostra analisi è frutto principalmente della filiera istituzionale che si è costituita tra realtà accademiche e centri di eccellenza nella ricerca. Questa scoperta potrebbe aprire la strada a piani terapeutici personalizzati, offrendo speranze ai pazienti affetti da Malattia di Parkinson. Il lavoro, supportato dalla Fresco Parkinson Institute Italia Onlus e dalla Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, promette di fornire indicazioni per lo sviluppo di strumenti per studi pre clinici sempre più accurati e potenzialmente rivoluzionari nella terapia della Malattia di Parkinson».


© RIPRODUZIONE RISERVATA