Medicina e ricerca

Nuove linee guida Usa: sì al test per monitorare l'infiammazione delle malattie croniche intestinali

di Salvo Leone* e Flavio Caprioli**

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24 Esclusivo per Sanità24

La ricerca dei biomarcatori presenti nel sangue e nelle feci entra nelle nuove linee guida appena pubblicate dall’American Gastroenterological Association (AGA) per aiutare, in modo mini-invasivo, i pazienti con malattia di Crohn a monitorare e gestire la loro condizione. Negli Stati Uniti viene dunque riconosciuta ufficialmente l'utilità e la necessità di test del sangue e delle feci per monitorare e valutare se la malattia è attiva o in remissione. Le nuove linee guida sono state pubblicate dalla rivista Gastroenterology e noi accogliamo con grande entusiasmo questa decisione. Una vera svolta, un cambiamento significativo e positivo per i pazienti. Grazie a questi biomarcatori, infatti, i medici possono monitorare più efficacemente lo stato di infiammazione, riducendo la necessità di endoscopie invasive e migliorando la gestione della malattia. Tuttavia, è nostro auspicio che i costi associati al test della calprotectina fecale, attualmente a carico dei pazienti in diverse regioni italiane, vengano rivisti. È fondamentale che tali esami siano accessibili anche in Italia a tutti i pazienti senza oneri aggiuntivi, in modo da garantire equità nell'accesso alle cure e nella gestione della malattia. Questo non solo comporta minori disagi per i pazienti, ma permette anche un controllo più stretto e tempestivo dei sintomi, garantendo a lungo termine una migliore qualità di vita.

Il dosaggio quantitativo della calprotectina fecale rappresenta una metodica non invasiva che correla in modo sensibile, specifico, e diretto con l’attività endoscopica delle MICI. Nell’ultimo decennio, l’uso della calpotectina è diventato parte integrante della pratica clinica corrente nella gestione delle MICI visto il suo valore sia diagnostico che prognostico. La calprotectina fecale permette il monitoraggio non invasivo della malattia evitando in una ampia percentuale di casi il ricorso alla colonscopia, esame più invasivo, costoso e meno accettabile da parte del paziente. E’ utile inoltre nel monitoraggio pro-attivo delle MICI: poiché infatti il rialzo della calprotectina fecale precede la riacutizzazione clinica, sulla base dei valori di calprotectina fecale si può basare un eventuale adeguamento della terapia prima dell’occorrenza della riacutizzazione”. La calprotectina fecale ha un ruolo centrale, inoltre, in una delle attuali possibili strategie di trattamento, denominata treat to target, delle MICI basate sull’ottimizzazione continua del trattamento in base alla rilevazione di parametri oggettivi (come la calprotectina fecale stessa) e alla valutazione continua del raggiungimento degli outcome di efficacia.

Queste considerazioni, associate alle raccomandazioni di oggi relative all’utilizzo di questo biomarcatore pubblicate dall’American Gastroenterological Association, rendono assolutamente auspicabile l’inserimento della calprotectina fecale nell’elenco delle prestazioni esenti da compartecipazione della spesa sanitaria per tutti i pazienti affetti da MICI.

*Direttore Generale di AMICI Italia
**Segretario generale dell’Italian Group for the study of Inflammatory bowel disease (IG-IBD)


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