Medicina e ricerca

Rischio cardiovascolare: informazione e empowerment per studenti, pazienti e medici con “Mi sta a cuore”

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Costruire un nuovo modello di presa in carico e gestione dei pazienti con rischio cardiovascolare e promuovere, allo stesso tempo, percorsi di prevenzione e miglioramento degli stili di vita dei cittadini: questi gli obiettivi di “Mi sta a cuore” – l’iniziativa di Cittadinanzattiva in collaborazione con Fimmg e Gise – i cui temi e risultati sono stati presentati oggi a Roma. L’iniziativa si è concentrata, nella sua seconda annualità, sui temi dell’informazione e dell’empowerment attraverso tre attività principali: profilazione dei pazienti con fibrillazione atriale e stenosi aortica per elaborare un sistema di indicatori in grado di intercettare i pazienti prima del verificarsi dell’evento acuto; percorso di formazione per oltre 400 alunni delle scuole superiori di Veneto e Campania sul funzionamento del sistema cardiocircolatorio e sui fattori di rischio modificabili e non modificabili che condizionano il benessere delle persone; percorso di formazione sugli stili di comunicazione medico-paziente in 4 atenei di Veneto e Campania, con il coinvolgimento di rappresentanti delle associazioni, singoli pazienti e 60 medici specializzandi.
“Fare prevenzione, occuparsi di rimanere in una condizione di salute, partecipare attivamente al mantenimento della salute collettiva è la sfida che dobbiamo affrontare per garantire condizioni di benessere diffuse nella popolazione e meno legate alle disuguaglianze determinate dal luogo e dalla situazione economica e sociale dei cittadini, nonché per contribuire alla maggiore sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale”, dichiara Francesca Moccia, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva. “L’iniziativa Mi sta a cuore ha l’obiettivo di portare questa sfida all’interno delle scuole e delle università, affinché sin da piccoli gli studenti possano comprendere che la salute è una priorità collettiva e gli specializzandi in medicina possano sviluppare e accrescere le competenze per una migliore comunicazione e per l’ascolto del paziente al fine di coinvolgerlo attivamente nella prevenzione e nella cura della propria salute”.
Le patologie cardiovascolari rappresentano oggi una delle principali sfide per la sanità pubblica: sono la prima causa di morte in Europa e la seconda causa di invalidità, con un impatto significativo in ambito sociale ed economico e in termini di benessere di vita. Il miglioramento dell’efficacia delle azioni preventive, terapeutiche, assistenziali e riabilitative nei confronti di queste patologie e dei correlati fattori di rischio ha innescato, negli ultimi anni, una progressiva riduzione della loro incidenza potenziando, in modo generalizzato, la capacità dell’intero Servizio Sanitario Nazionale di far fronte alle esigenze di salute dei cittadini. In questo contesto - che l’indagine elaborata da “Mi sta a cuore” lo scorso anno ha contribuito a far emergere - sussistono però una serie di criticità legate alla complessa organizzazione regionalizzata della nostra sanità, che favoriscono l’insorgere di disuguaglianze in grado di compromettere lo stato di salute dei pazienti con patologie del sistema cardiovascolare. Una delle maggiori problematiche rilevate nella precedente indagine, ad esempio, è proprio la persistenza di una frattura di comunicazione e interazione tra la medicina territoriale e il livello specialistico (solo il 7,4% dei pazienti, ad esempio, risultava inserito nei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali – PDTA - che prevedono interazioni costanti tra i diversi livelli di presa in carico e gestione) che si accentua maggiormente nelle aree interne o nelle periferie cittadine. La stessa capacità e possibilità di pazienti di azione nel percorso di salute e benessere risulta fortemente frammentata e compromessa dal livello di conoscenze generali e di quelle specifiche alla propria patologia.
Le attività di “Mi sta a Cuore” hanno puntato ad attribuire ad ognuno dei soggetti coinvolti un ruolo ben preciso per favorire processi di collaborazione tra le diverse componenti cliniche. Per i medici, i momenti formativi sulle tecniche di comunicazione si sono quindi alternati a sessioni di attività di ruolo centrate su “cosa” e “come” si comunica. Allo stesso tempo, si è creata una maggiore consapevolezza dei cittadini/pazienti sul ruolo individuale nella percezione precoce dei fattori di rischio attraverso, ad esempio, gli incontri nelle scuole superiori, in cui si è parlato di sistema cardiocircolatorio, di benessere collettivo e fattori di rischio; gli studenti hanno anche partecipato ad un gioco online in cui hanno interagito fra di loro e coinvolto i familiari sui temi della campagna.


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