Medicina e ricerca

Tumore del seno: l'indice di guarigione può crescere con prevenzione, autoesame e autodiagnosi

di Vincenzo Rutigliano

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All'appello mancano venti punti percentuali. Più prevenzione, più autoesame e autodiagnosi farebbe salire all'85% l'indice di guaribilità dal carcinoma mammario - come dalle altre patologie tumorali - che colpisce migliaia di donne, quest'anno 60mila. "Oggi siamo al 65% di guaribilità, ma i margini di miglioramento sono pari al 20% - spiega Francesco Schittulli, presidente nazionale della Lilt (Lega Italiana per la lotta contro i tumori) che ha lanciato in questi giorni la campagna di prevenzione chiamata "LILT for WOMEN" - Nastro Rosa. Oggi siamo sotto di 20 punti. Per questo il nostro impegno è sempre più intenso e la campagna prevede per tutto il mese di ottobre visite senologiche gratuite nei nostri 397 ambulatori presenti in tutta Italia". Nel tempo l'età delle persone coinvolte è abbassata : fino al 2000 colpiva intorno ai 55 anni, il che giustificava lo screening compreso fra 50 e 69 anni, ora il picco è attestato sui 45 anni, e quindi la prevenzione va anticipata."Oggi purtroppo -prosegue Schittulli, senologo e chirurgo oncologo, direttore della Breast Unit del Mater Dei Hospital di Bari - c'è un ritardo generalizzato, complice anche il Covid, e gli interventi sono più demolitivi, ovviamente seguiti da quelli di ricostruzione, piuttosto che conservativi perchè la diagnosi è più tardiva e non precoce".

La patologia colpisce ovunque in Italia, più nelle città costiere che in quelle interne, grazie alla migliore qualità di vita e all'alimentazione; più nelle regioni del Nord che del Sud. Così a Trento su 100.000 donne si ammalano in 32 , nel potentino in 18. Ma la percentuale di guarigione è maggiore al Nord e non al Sud proprio perché nelle prime si fa più prevenzione, le diagnosi sono più precoci. Così al Nord si è invitati dalla regione a fare la mammografia nella fascia da 45 a 74 anni, al Sud da 50 a 69. E questo al Nord avviene potendo contare su strutture poliambulatoriali, mentre nel Mezzogiorno tutto avviene negli ospedali. "Ma negli ospedali - denuncia Schittulli - si curano le persone già malate e invece occorre investire sulla prevenzione per monitorare le patologie oncologiche, metaboliche, cardiorespiratorie." Serve una strategia nazionale sottratta alle regioni che hanno 20 sistemi diversi, per vincere una battaglia che ha costi enormi in vite umane e finanza pubblica. "L'approccio deve essere unico su temi come la scuola, la sanità, il lavoro. Vorrei tanto - conclude Schittulli - ritornare al ministero della Salute come unico responsabile".


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