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Malattia renale cronica: con la dieta ipoproteica risparmi di 60 milioni all'anno per il Ssn
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La malattia renale cronica (MRC) colpisce 850 milioni di persone nel mondo, più del 10% della popolazione, e quasi 4,5 milioni di individui in Italia. Di questi oltre 1 milione si trova negli stadi avanzati che precedono l’inizio della dialisi e ogni anno oltre 7.300 nuovi pazienti incominciano la dialisi in Italia. Questi numeri sono in continuo aumento per l’invecchiamento della popolazione e l’aumento di diverse patologie, come diabete, ipertensione e obesità, che possono causare la comparsa o il peggioramento della MRC.
A partire dai dati relativi al quadro epidemiologico della MRC, lo scorso 3 aprile in Senato si sono svolti i lavori preliminari per l’aggiornamento del Documento di Indirizzo sulla malattia renale cronica. La discussione ha fotografato l’attuazione dei PDTA esistenti e l’aggiornamento delle linee guida sulla malattia renale cronica. L’impegno sostenuto dalla sanità italiana per garantire la dialisi ammonta a oltre due miliardi di Euro l’anno e, come evidenziato nel corso dello stesso incontro, la MRC assorbe oltre il 3% dell’intero finanziamento del nostro SSN.
Lo studio costo-efficacia
A partire dai dati relativi al quadro epidemiologico della MRC, Vincenzo Bellizzi, direttore UOC Nefrologia e Dialisi AO Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, ha condotto lo studio costo-efficacia del trattamento nutrizionale nella malattia renale cronica, promosso con il contributo incondizionato di Dr. Schär. I primi risultati evidenziano come la dieta ipoproteica, nei pazienti aderenti, consenta di rinviare l’inizio della dialisi e di aumentare la sopravvivenza del paziente. Inoltre, lo studio ha permesso di individuare e raffrontare la differenza di costo fra un paziente aderente alla dieta ipoproteica e un paziente in dialisi.
“Lo studio ha coinvolto 60 pazienti in dieta ipoproteica e un gruppo di controllo di più di 120 individui che presentavano le medesime caratteristiche, ma che non seguivano alcuna dieta. L’obiettivo era verificare le tempistiche di ingresso in dialisi, la sopravvivenza e i costi associati alle terapie nell’arco di 5 anni – spiega Bellizzi –. La dieta ipoproteica consente di rinviare l’inizio della dialisi di 20 mesi e di aumentare di altrettanto la sopravvivenza del paziente, con un importante miglioramento della sua vita. Inoltre, i benefici sono evidenti anche per sistema sanitario: il costo mensile per un paziente aderente alla dieta ipoproteica è, infatti, di circa 700€ contro i 4.100€ di un paziente in dialisi. Analizzando tutte le terapie cui ogni paziente è stato sottoposto per l’intero periodo – conclude il Dott. Vincenzo Bellizzi – è risultato che la dieta ipoproteica consente un risparmio di 8.400 euro/paziente all’anno (-25%). Ciò significa che se solo il 20% dei pazienti che ogni anno in Italia iniziano la dialisi seguissero una dieta ipoproteica, il Sistema sanitario nazionale risparmierebbe oltre 60 milioni all’anno”.
I benefici della Terapia Dietetico Nutrizionale
I dati preliminari di questo studio confermano come la Terapia Dietetico-Nutrizionale (TDN) sia una componente importante della gestione conservativa del paziente affetto da malattia renale cronica, perché oltre a mantenere uno stato nutrizionale ottimale, a prevenire e/o correggere sintomi e complicanze dell’insufficienza renale cronica, a facilitare l’utilizzo di programmi di dialisi incrementale, a migliorare l’efficacia della terapia farmacologica e a ridurre l’incidenza di ospedalizzazione, come ampiamente documentato dalla letteratura, consente nei pazienti aderenti alla dieta di allontanare nel tempo dell’inizio della dialisi permettendo un risparmio per il paziente e per la comunità.
L’importanza dell’aderenza del paziente allo schema dietetico nutrizionale
I programmi di terapia conservativa, di cui la TDN è parte essenziale, possono pertanto migliorare la qualità della vita del paziente e ridurre i costi di assistenza sanitaria. Poiché la TDN si fonda sulla riduzione dell’apporto proteico, gli alimenti aproteici rappresentano un presidio fondamentale per la corretta elaborazione e attuazione di una dieta ipoproteica. Costituiti da carboidrati e pressoché privi di proteine, fosforo, sodio e potassio, tali prodotti consentono di mantenere elevato l’apporto energetico, fornendo energia “pulita” e lasciando più spazio ad alimenti ricchi in proteine ad alto valore biologico per garantire l’apporto di aminoacidi essenziali. In tal modo è possibile ottenere una maggiore efficacia terapeutica, con minor rischio di inadeguatezza nutrizionale, e una migliore gestione della pressione arteriosa e dei livelli di potassio e fosforo nel sangue (prevenendo iperkalemia[6] e iperfosforemia).
Per tutte le terapie nutrizionali, ed in particolare quelle mirate al paziente con malattia renale cronica, l’aderenza del paziente allo schema dietetico è un elemento fondamentale per il successo e la sicurezza della TDN.
Per questo è importante che ogni paziente sia nella condizione di avere accesso ad una quantità di prodotti alimentari aproteici congrua, che gli permetta di rispettare le indicazioni della TDN, evitando di dover integrare con risorse economiche personali tali da pregiudicarne l’aderenza. Allo stesso tempo, sempre al fine di sostenerne l’aderenza terapeutica è importante che il paziente abbia a disposizione tutta la gamma di alimenti aproteici oggi disponibili, comprese le categorie più innovative, così da diversificare il più possibile una dieta altrimenti molto onerosa per la ripetitività di pasti realizzati a partire da alimenti poco vari.
Infine, è bene ricordare che le linee guida della National Kidney Foundation incoraggiano la diffusione della dieta ipoproteica nella malattia renale cronica, l’utilizzo di alimenti aproteici e il ricorso ai dietisti renali per aumentare l’aderenza e l’efficacia della dieta ipoproteica.
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