Medicina e ricerca

Vitiligine: colpite 330mila persone in Italia, costi per 500 milioni all'anno

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In Italia sono circa 330mila le persone affette da vitiligine, malattia della pelle che ha risvolti anche sul piano psicologico, sociale ed economico, tanto che il costo per le cure è stimato a circa 500 milioni di euro all’anno. In occasione della Giornata mondiale della Vitiligine che si celebra il 25 giugno, è stata presentata a Milano una ricerca, realizzata dalla società di consulenza Kearney, sulla diffusione della vitiligine in Italia e sull’impatto che ha sulla vita quotidiana delle persone. In particolare, lo studio evidenzia una maggiore predisposizione dei pazienti a presentare malattie autoimmuni associate e una maggiore incidenza di problemi di salute mentale, ansia e depressione in cima alla lista.

Oltre i sintomi cutanei, dunque, la vitiligine - secondo la ricerca - si traduce in un’incidenza dei sintomi dell’ansia che risulta il 72% più diffusa in chi soffre di vitiligine rispetto al resto della popolazione e nella frequenza dei sintomi legati alla depressione, più alti del 32%. Situazioni che si traducono in maggiori investimenti in cure e ricorso a specialisti: il ricorso a percorsi di terapia è 20 volte più frequente trai pazienti con vitiligine rispetto al resto della popolazione. L’impatto psicologico è particolarmente determinante nelle donne e negli adolescenti. Quanto alla maggiore predisposizione a sviluppare malattie autoimmuni associate, queste arrivano ad essere fino a 5 volte più frequenti rispetto alla popolazione non affetta da questa patologia. Il 15,3% dei pazienti con vitiligine presenta infatti una o più condizioni autoimmuni, in particolar modo: l’artrite reumatoide ha una frequenza maggiore del 100% rispetto a chi non ha la vitiligine; i linfomi hanno un’incidenza maggiore di 4 volte; il lupus 5 volte.

La malattia autoimmune più frequente, presente in più di 1 paziente su 10, è l’ipotiroidismo, che ha un’incidenza maggiore di circa il 75% rispetto alla media nazionale. Rispetto al costo economico, sui 500 milioni di euro all’anno stimati, il 16% è per il trattamento della malattia in sé, il 23% per la cura delle malattie autoimmuni, il 31% per la propria salute mentale, il 12% a prodotti non farmaceutici (principalmente all'uso di tecniche di camouflage e protezione solare), il 18% ai costi sociali indiretti (tempo dedicato al trattamento della vitiligine e di ciò che essa comporta). Di questi costi solo il 18% viene assorbito da Servizio sanitario nazionale: ben il 55% è a carico di pazienti e caregiver, il restante 27% è carico di altri, come ad esempio i datori di lavoro.

“Le malattie della pelle risultano talvolta trascurate a livello politico-istituzionale, nonostante il loro impatto significativo sulla vita di milioni di persone. Questa scarsa consapevolezza si riflette in una mancanza di risorse dedicate alla ricerca e alla prevenzione delle patologie cutanee. Tuttavia, la dermatologia si sta affermando come una scienza sempre più matura, portando a un cambio di paradigma nel rapporto tra medico e paziente” afferma Giuseppe Argenziano, residente SIDeMaST

“I dermatologi stanno assumendo un ruolo sempre più attivo nel coinvolgere i pazienti nella gestione delle loro condizioni cutanee. Il dialogo medico-paziente si basa sempre più su una partnership informata, in cui i pazienti vengono coinvolti nelle decisioni riguardanti il trattamento e la cura della propria pelle. Questo approccio favorisce una maggiore aderenza alle terapie prescritte e un miglioramento complessivo della salute della pelle” continua Francesco Cusano, residente ADOI

“La vitiligine è stata sino ad oggi orfana di trattamenti efficaci. Tuttavia, ultimamente si stanno rendendo disponibili terapie mirate che sembrano offrire nuove speranze per i pazienti. Queste terapie si basano su farmaci che, agendo in modo specifico sui processi che causano l’insorgere della vitiligine, consentono una re-pigmentazione della pelle” conclude Ugo Viora, Associazione Nazionale Gli Amici per la Pelle.


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