Medicina e ricerca
Leucemia mieloide acuta, ridotto il rischio di recidiva nei pazienti in remissione
di Adriano Venditti *, Fabrizio Pane **, Marco Vignetti ***
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Sono circa 3.600, in Italia, le persone colpite ogni anno dalla leucemia mieloide acuta, un tumore del sangue che presenta la più alta incidenza negli over 65. È una patologia ematologica particolarmente aggressiva, infatti la sopravvivenza a 5 anni, a seconda dell’età, oscilla fra il 20% e il 40-45% e non supera i 12 mesi per i pazienti con malattia in recidiva o refrattaria. Le risposte alla chemioterapia intensiva infatti possono essere di breve durata e il rischio di recidiva è alto, specialmente per le persone non eleggibili al trapianto di cellule staminali. Oggi cambia lo standard di cura, grazie a un nuovo farmaco ipometilante, azacitidina orale, in grado di migliorare la sopravvivenza riducendo la probabilità di recidiva. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità di azacitidina orale come terapia di mantenimento in pazienti che abbiano conseguito una remissione completa o una remissione completa con recupero incompleto dell’emocromo dopo terapia d’induzione associata o meno a trattamento di consolidamento e che non siano candidabili al trapianto di cellule staminali emopoietiche. Alle nuove prospettive di cura della leucemia mieloide acuta è stata dedicata una conferenza stampa, realizzata con il supporto di Bristol Myers Squibb.
I sintomi dipendono dalla progressiva infiltrazione delle cellule leucemiche nel midollo osseo, che perde la capacità di esercitare le sue funzioni e di produrre le cellule del sangue. Si realizza una condizione di insufficienza midollare che comporta anemia, stanchezza e pallore. Diminuisce il numero delle piastrine, con tendenza alle emorragie. Inoltre, si verifica una riduzione dei globuli bianchi che determina una maggiore probabilità di sviluppare infezioni, proprio perché vengono meno le difese costituite dai globuli bianchi. Le alterazioni dei valori dell’emocromo portano alla diagnosi, che passa anche attraverso il prelievo di midollo osseo.
Azacitidina orale rientra nella classe degli ipometilanti, perché riduce la metilazione del Dna: in questo modo viene ripristinata la normale funzione dei geni fondamentali nella differenziazione e nella proliferazione cellulare compromesse dalla malattia. Nello studio internazionale QUAZAR AML-001, pubblicato sul "New England Journal of Medicine", che ha arruolato 472 pazienti, la sopravvivenza globale mediana era superiore a due anni (24,7 mesi) nei pazienti trattati con azacitidina orale rispetto a 14,8 mesi con placebo. Anche la sopravvivenza libera da recidiva mediana è risultata significativamente più lunga con azacitidina orale e ha raggiunto 10,2 mesi rispetto a 4,8 mesi del braccio di controllo.
La disponibilità di terapie innovative come azacitidina orale riapre il "capitolo" della terapia di mantenimento, per la quale l’interesse era scemato da almeno un ventennio. Con azacitidina orale, la terapia di mantenimento ricomincia ad avere un ruolo importante, non solo per i pazienti anziani. Vanno considerate anche le persone più giovani, in cui l’eleggibilità alla chemioterapia intensiva standard non implica necessariamente la candidabilità anche al successivo trapianto di cellule staminali. Vanno poi analizzate le condizioni generali del paziente che, durante la chemioterapia intensiva, può sviluppare complicanze che controindicano il trapianto allogenico. Si stima infatti che solo il 20-30% dei pazienti eleggibili al trapianto riesca poi effettivamente ad accedere a questa complessa procedura.
Finora vi era un bisogno clinico non soddisfatto rispetto alle opzioni terapeutiche di mantenimento della leucemia mieloide acuta, perché le risposte alla terapia di induzione possono essere di breve durata e il rischio di recidiva alto. Infatti, dopo la risposta iniziale, in circa il 50% dei casi la malattia si ripresenta entro un anno. Disporre di un’efficace terapia di mantenimento significa poter offrire a questi cittadini un farmaco in grado di prolungare la sopravvivenza globale e la durata della risposta, con una buona qualità di vita. Va inoltre evidenziato che la formulazione orale si presta perfettamente alla terapia di mantenimento in persone che sono in remissione completa.
Si tratta di una delle malattie ematologiche più insidiose e difficili da trattare, che spesso presenta un esordio subdolo. In molti casi, il paziente passa in breve tempo da uno stato di benessere a una condizione di grave compromissione dello stato di salute. L’impatto emotivo di una diagnosi improvvisa di leucemia mieloide acuta è devastante sia per i pazienti che per i familiari. La reazione più comune è un senso di profonda angoscia e preoccupazione, che si attenuano all’ottenimento della remissione completa. Nei pazienti in remissione subentra però l’incertezza dovuta alla possibilità che la malattia possa ripresentarsi. Questi elementi sottolineano la necessità di fornire terapie innovative in grado di ridurre il rischio di recidiva e un supporto psicologico strutturato. Fragilità e incertezza, unite ad ansia, sono le parole chiave che accompagnano quotidianamente la vita dei malati e dei caregiver. L’innovazione deve coniugarsi con la multidisciplinarietà del percorso di cura, che includa anche la figura dello psiconcologo.
* Direttore dell’Ematologia all’Università di Roma Tor Vergata
** Professore ordinario di Ematologia e Direttore dell’Unità Operativa di Ematologia e Trapianti di Midollo all’Università Federico II di Napoli
*** Vice Presidente Ail (Associazione italiana contro leucemie linfomi e mieloma)
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