Medicina e ricerca

Scompenso cardiaco, quale cura?

di Furio Colivicchi *

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24 Esclusivo per Sanità24

Lo scompenso cardiaco è una patologia cronica che peggiora con il tempo, con esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi, se non adeguatamente trattato. È dovuto a un'alterazione della struttura e della funzione cardiaca che porta a un'insufficiente funzione di pompa del cuore. Gli organi ricevono pertanto quantità insufficienti di ossigeno per le loro esigenze metaboliche e ciò causa un accumulo di liquidi nei polmoni e nei tessuti.
Questa malattia colpisce 15 milioni di persone in Europa e oltre 1 milione nel nostro Paese e negli ultimi anni è in forte aumento. In Italia lo scompenso cardiaco è infatti la causa principale di ospedalizzazione nelle persone di età superiore ai 65 anni, con un rilevante impatto non solo clinico, ma anche sociale ed economico. La prevalenza di questa patologia cresce in maniera esponenziale con l'età, colpendo oltre il 20% dei cittadini con più di 80 anni. Vi è inoltre uno stretto legame con chi soffre di diabete: 4 persone colpite da scompenso hanno anche questa patologia
Sul fronte delle cure farmacologiche nei pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico sono sempre più solide le evidenze sul beneficio delle gliflozine, ossia degli inibitori dei cotrasportatori sodio-glucosio a livello renale (SGLT2). Per i loro effetti glicosurici ed ipoglicemizzanti, gli SGLT2 inibitori sono stati inizialmente studiati nei pazienti diabetici, nei quali si sono dimostrati capaci di ridurre gli eventi cardiovascolari e di preservare la funzionalità renale.
I risultati straordinari di questi studi hanno portato all’impiego degli SGLT2 inibitori nello scompenso cardiaco, indipendentemente dalla presenza del diabete. Ancora una volta, i loro effetti benefici in termini si protezione cardiaca e renale sono stati molto favorevoli, consentendo di aggiungere una nuova arma al trattamento dello scompenso cardiaco.
Ma c’è un’altra ragione che rende gli effetti degli SGLT2 inibitori particolarmente utili per il trattamento dei pazienti. Per la prima volta abbiamo infatti farmaci capaci di migliorare la prognosi in tutti i pazienti affetti da scompenso cardiaco, indipendentemente dallo stato della contrattilità cardiaca. Un successo legato alla capacità di questa classe di farmaci di agire su diversi meccanismi fisiopatologici. Gli SGLT2 inibitori sono infatti la prima classe di farmaci con effetti cardio-nefro-metabolici.

* Past-President Anmco e Direttore Cardiologia clinica e riabilitativa dell’Ospedale San Filippo Neri Asl Roma 1


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