Medicina e ricerca

“One Health”, l’allarme degli esperti: i fondi previsti dal Pnrr non possono risolvere difficoltà endemiche

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L’approccio “One Health” diventi un meccanismo di prevenzione. E' il messaggio lanciato dagli esperti intervenuti durante il workshop “Dalla diagnostica in emergenza Covid a prospettive di diagnostica organizzata” organizzato da Hologic in occasione del 50° Congresso nazionale AMCLI (Associazione microbiologi clinici italiani) e coordinato da Pierangelo Clerici, direttore U.O. Microbiologia Asst Ovest Milanese e presidente dell’Associazione.
La pandemia ha trasformato la nostra società e i cambiamenti avvenuti hanno impattato diversi settori, non ultimo quello della diagnostica, imponendo nuove dinamiche operative, organizzative e gestionali. La gestione del rischio infatti è diventata fondamentale per la prevenzione, la diagnostica e la promozione della salute pubblica, accentuando l’attenzione sullo studio di nuove malattie infettive emergenti.
Secondo l’Oms circa il 60% delle malattie infettive emergenti segnalate a livello globale proviene da animali, interconnesse all’evoluzione di eventi biologici, sociali, economici e politici. Queste sfide non possono essere affrontate solamente dalla sanità pubblica e dalla medicina umana ma è necessario implementare un approccio inter e transdisciplinare con l’obiettivo di ottimizzare la salute di persone, animali e degli ecosistemi in generale.
L’approccio multidisciplinare integrato “One Health” rappresenta una grande opportunità per limitare il rischio di nuove pandemie e l’avvento di nuove malattie infettive, ma in Italia siamo molto indietro. Infatti, oltre ai quasi 20 miliardi del Pnrr per la Missione 6 (Salute) esiste un fondo complementare (Pnc) dedicato nello specifico a salute, ambiente, biodiversità e clima. Questo piano prevede lo stanziamento di 500 milioni di euro con l’obiettivo di implementare programmi di approccio integrato salute-ambiente-clima come il modello “One Health”. Ma senza l’istituzione di tavoli tecnici regionali interistituzionali/ intersettoriali/ interdisciplinari per la definizione e la condivisione di percorsi e procedure integrate, basate su l’approccio One Health questi fondi potrebbero non risultare efficaci.
Inoltre, è assolutamente prioritario definire procedure e metodologie condivise per la valutazione di impatto integrato, il consolidamento dei sistemi di analisi e sorveglianza epidemiologica dei rischi ambientali, anche attraverso le reti regionali e nazionale e delle iniziative di digitalizzazione previste nell’ambito del Piano Complementare del Pnrr.
Durante la tavola rotonda, gli esperti intervenuti, a partire da Maurizio Sanguinetti - direttore del Dipartimento di Scienze di Laboratorio e Infettivologiche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli – hanno sostenuto che il sistema sanitario dovrà mettere in campo politiche e strategie capaci di porre i pilastri per un’efficace collaborazione tra aziende e stakeholder pubblici, in grado di liberare tutte le sue potenzialità, correggendo le inefficienze.
Antonio Piralla, dirigente biologo presso UOC di Microbiologia e Virologia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, ha spiegato che “il mondo dei virus respiratori è in costante evoluzione per cui dobbiamo essere pronti a guidare le nuove tecnologie verso una diagnostica ragionata e sostenibile”.
In ambito legato alla zooprofilassi è intervenuto Nicola D’Alterio, direttore generale dell'IZS dell'Abruzzo e del Molise “G. Caporale”, ricordando che il suo istituto “adotta l’approccio One Health in ogni attività: per questo ci siamo fatti trovare pronti quando è scoppiata la pandemia da SARS-CoV-2. Lavorare seguendo questo approccio richiede una visione ampia, olistica, di più discipline che lavorano in maniera integrata per assicurare la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente”.


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