Medicina e ricerca
Tossicità economica e sociale per le donne con tumore al seno: un problema emergente
di Lucio Fortunato*
24 Esclusivo per Sanità24
Siamo abituati a parlare di tumori, delle possibili recidive, della tossicità dei trattamenti, ma dimentichiamo quasi sempre un altro aspetto molto rilevante. La “tossicità economica” in seguito alla diagnosi di neoplasia della mammella è una pesante e dura realtà che si aggiunge alla diagnosi, e che rischia di mettere in seria difficoltà 1 donna ogni sette colpite da questa malattia.
Questo è il risultato di una survey a tre mesi dall’intervento condotta su oltre 400 pazienti consecutive operate presso il Centro di Senologia dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata di Roma, nell’ambito di un programma di telemedicina.
La stessa survey ha evidenziato che circa il 20-25% delle donne riporta uno stato di ansia o depressione moderata o severa, e che la stessa percentuale descrive uno stato di difficoltà familiare in seguito alla diagnosi di tumore della mammella. Abbastanza per delineare uno stato di allerta, perché dimostra che la diagnosi di tumore della mammella ha un profondo impatto sulla nostra vita sociale e di relazione.
Tutto questo è ancora più importante perché i tumori della mammella sono oggi quasi sempre guaribili, soprattutto se diagnosticati allo stato iniziale grazie agli screening, con percentuali di sopravvivenza a 5 anni che si avvicinano al 90%. Questo vuol dire che queste donne, nostre madri, mogli, compagne, sorelle, colleghe, a volte purtroppo anche figlie, hanno la concreta speranza di vivere a lungo dopo la diagnosi. E sono oltre 800.000 le donne viventi con una pregressa diagnosi di cancro della mammella oggi in Italia. Più o meno l’equivalente degli abitanti di una metropoli importante come Torino o Milano.
Il Centro di Senologia dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata ha recentemente conseguito per il settimo anno il riconoscimento della prestigiosa Certificazione europea, sono solo 23 i Centri certificati nel nostro paese e addirittura solo tre nel Centro-Sud Italia. Questo riconoscimento è una garanzia di qualità per le donne, perché la sopravvivenza in centri specializzati multidisciplinari è del 18% superiore rispetto a quelli “generalistici”.
Il Centro ha approfondito anni fa l’argomento dell’impatto economico della diagnosi di cancro del seno con uno studio prospettico su 50 donne operate per tale motivo. Lo studio ha permesso di registrare, giorno per giorno e per la durata di 12 mesi, tutte le spese dirette ed indirette, sia sanitarie che complementari in seguito alla diagnosi. Tra queste, molte che dimentichiamo e che non entrano nelle statistiche “ufficiali”, ma che esistono nella vita reale, tra cui, per esempio, i costi per la benzina degli spostamenti per le visite o i trattamenti, di parcheggio, per la baby-sitter o per la donna delle pulizie, per
la parrucca, per prodotti cosmetici, per il reggiseno post-operatorio, la dieta, la fisioterapia o la riabilitazione.
Il risultato di questa indagine, effettuata circa 10 anni fa e quasi unica nel suo genere, riporta costi in media di oltre 300 euro al mese, ed un picco iniziale di oltre 500 euro per i primi 2-3 mesi, quasi 4000 euro l’anno, cioè quasi il 15% del reddito medio di una famiglia italiana. L’80% dei costi registrati riguarda le spese complementari e para-sanitarie, cioè sconosciute dalle statistiche ufficiali. Inoltre, quasi il 25% delle donne ha riportato una diminuzione del reddito mensile superiore al 10%, e nel 5% dei casi addirittura superiore al 50%. Un terzo delle donne ha riportato di aver intaccato i propri risparmi familiari per far fronte a tali esigenze e di aver modificato le proprie abitudini di spesa.
Le conseguenze di tale peso economico sono sconosciute ma verosimilmente hanno un impatto sfavorevole sulle famiglie colpite e sulla qualità della vita. Le spese “out-of-pocket” superano ormai il 20% della spesa sanitaria complessiva, ed è probabilmente destinata ad aumentare. Le organizzazioni statali e i sistemi sanitari dovrebbero quindi prendere in considerazione queste informazioni e produrre politiche di supporto oggi più che mai indispensabili per non provocare disequilibri.
Il cancro è cattivo, ma possiamo vincerlo. Non mostriamo segni di debolezza.
*Direttore del Centro di Senologia AO San Giovanni Addolorata di Roma
© RIPRODUZIONE RISERVATA