Medicina e ricerca
Dislipidemie, colpito un cittadino su 6 ma il 40% non è trattato. Il possibile contributo della nutraceutica
di Francesco Natale *
24 Esclusivo per Sanità24
In Italia sono più di 10 milioni (circa 1 cittadino su 6) le persone colpite da dislipidemie lievi e moderate, cioè alterazioni nella quantità di grassi nel sangue, in particolare trigliceridi e colesterolo. Il 40% di loro, pari a 4,6 milioni di adulti, non ne è consapevole e non viene quindi trattato, con il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari che richiedano trattamenti farmacologici. È possibile controllare il fisiologico metabolismo del colesterolo con l’assunzione di sostanze di origine naturale, con comprovata efficacia e ridotti effetti collaterali. In particolare, uno studio condotto su 526 pazienti, pubblicato sulla rivista scientifica FFHD (Functional Foods in Health and Disease) , ha dimostrato la riduzione di oltre il 20% dei livelli del colesterolo 'cattivo' (Ldl) grazie alla supplementazione con un nutraceutico, Liponamed, già dopo 30 giorni di trattamento. Alle dislipidemie e ai più efficaci strumenti per tenerle sotto controllo è stata dedicata una conferenza stampa a Milano.
Come ha affermato Claudio Cricelli (Presidente Simg, Società italiana di Medicina generale), la correlazione tra dislipidemie e patologie cerebro-cardiovascolari è stata scoperta ormai da diversi anni e da allora i medici hanno assunto consapevolezza dell’importanza di trattare anche il fattore di rischio lieve, che su alcuni pazienti può avere conseguenze gravi, come infarto del miocardio e aterosclerosi. Ipercolesterolemia e aumento dei trigliceridi sono condizioni asintomatiche e possono essere individuate solo attraverso esami del sangue, prescritti o come controlli di routine o per familiarità. Un’arma contro il loro sviluppo è l’attenzione agli stili di vita: non fumare, nutrirsi in modo corretto e praticare attività fisica permettono di ridurne sensibilmente le possibilità di comparsa, che sono maggiori con l’aumento dell’età.
Come ha sottolineato Arrigo Cicero (Presidente della Società Italiana di Nutraceutica, SINut), le linee guida nazionali e internazionali (quali, ad esempio, le Esc/Eas 2019) suggeriscono l’importanza di ridurre la colesterolemia anche nelle forme di dislipidemia lievi, con il mantenimento di un’alimentazione varia ed equilibrata e un corretto stile di vita e l’associazione, se necessario, di specifici integratori alimentari. Questi prodotti si sono rivelati utili nei soggetti che presentino livelli non ottimali di trigliceridi e colesterolo nel sangue e un rischio cardiovascolare non elevato, poiché permettono di mantenere i normali livelli di colesterolo e trigliceridi.
In Italia sono 10 milioni i pazienti affetti da ipercolesterolemia. Oggi le lipoproteine Ldl, la forma ‘cattiva’ di questo grasso, sono considerate una causa della malattia aterosclerotica, non più solo un fattore di rischio. Questo cambio di paradigma, avvenuto negli ultimi anni, permette di considerare il nutraceutico un alleato importante per il trattamento delle persone con dislipidemie lievi e moderate. Le ultime linee guida della Società Italiana di Cardiologia suggeriscono, per chi presenta colesterolemia lieve e moderata, un miglioramento dello stile di vita e l’introduzione di prodotti a base di sostanze di origine naturale. Lo studio pubblicato su "Ffhd (Functional Foods in Health and Disease)" è frutto di una collaborazione tra lo specialista e il medico di medicina generale: si tratta di una sinergia fondamentale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, che permette di raggiungere rapidamente il target di trattamento, con un migliore risultato di prevenzione. Il trattamento long-term a base di nutraceutici, come tutti i trattamenti a lunga durata, presenta un grosso ostacolo: l’aderenza al protocollo. Per questo, la collaborazione stabilita con il medico di famiglia, che ha un rapporto privilegiato con l’assistito, è una delle armi più efficaci.
Come ha spiegato Alessandro Colletti (Dipartimento di Scienze e Tecnologie del Farmaco presso l’Università degli Studi di Torino), l’offerta di nutraceutici è molto vasta, ognuno di essi presenta principi attivi e proprietà salutistiche differenti, non adatte al trattamento di tutti i soggetti. Per questo è importante che la persona non si orienti da sola verso la scelta, ma si rivolga al proprio medico, al biologo nutrizionista o al farmacista. Il prodotto dovrebbe essere scelto sulla base della qualità della materia prima e della formulazione, che spesso prevede più attivi combinati, per sfruttare i molteplici meccanismi d’azione. Per esempio, la monacolina k ha un’azione di blocco della sintesi del colesterolo a livello epatico. Il bergamotto si è dimostrato utile per la prevenzione cardiovascolare, perché grazie alle sostanze polifenoliche che contiene è in grado di abbassare i livelli di Ldl anche a livello qualitativo: ciò significa che i lipidi che persistono si rivelano meno dannosi per la formazione della placca ateromasica. La berberina, invece, agisce attraverso l’eliminazione del colesterolo a livello del fegato e con il miglioramento dei valori di glicemia sia postprandiale che a digiuno. Anche la vitamina k2 ricopre un ruolo importante nella prevenzione: ha infatti dimostrato di aumentare l’elasticità dei vasi. Nel panorama dei nutraceutici utili a regolare la funzionalità dell’apparato cardiovascolare esistono opzioni frutto di una ricerca accurata e di una tecnica appositamente studiata e brevettata.
* Cardiologo all’Ospedale Monaldi di Napoli
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