Medicina e ricerca
Bioprotesi valvolari cardiache, così la ricerca previene le infezioni
di Alessandro Gandaglia *, Filippo Naso *
24 Esclusivo per Sanità24
La rivista scientifica "Cardiology and Cardiovascular Medicine" ha pubblicato lo studio italiano che riguarda una tecnologia innovativa a base di polifenoli che garantisce un effetto di protezione dei dispositivi medici di tipo biologico dalle infezioni. Tra questi dispositivi ci sono le bioprotesi valvolari cardiache che nel 2021 sono state impiantate in circa 500.000 pazienti cardiopatici nel mondo, ma questi numeri sono in costante aumento, tanto che si stima saranno oltre il milione le bioprotesi valvolari usate entro il 2035.
La ricerca ha dimostrato come la tecnologia sia efficace nella prevenzione di infezioni molto gravi come le endocarditi, che spesso portano ad esiti infausti e che affliggono i pazienti che ricevono le bioprotesi.
L’incidenza di endocardite nei pazienti con valvole cardiache bioprotesiche infatti è oltre 100 volte quella della popolazione generale. Lo Staffilococco aureus è riconosciuto come l’organismo causale in circa 1/3 dei casi.
La scoperta ha un ulteriore valore perché ha dimostrato come la tecnologia possa essere usata efficacemente per proteggere tutti i tipi di bioprotesi, non solo quelle valvolari cardiache, dall’attacco dei batteri e di tutti i microorganismi patogeni quali lieviti, funghi e micoplasmi, inattivando fino al 96% la loro capacità di colonizzazione.
L’azione protettiva è dovuta al suo core innovativo a base di polifenoli vegetali.
La sperimentazione è stata condotta da un team di scienziati e clinici indipendenti provenienti da America, Africa ed Europa.
Si tratta dunque di una prospettiva d'uso molto importante perché questo trattamento oltre a sconfiggere le infezioni a carico delle bioprotesi, nel recente passato ha dimostrato di essere efficace anche nell’inibire la risposta del sistema immunitario umano nei confronti del tessuto animale (bovino, suino o equino) costituente principale di tutti i tipi di bioprotesi che, sebbene opportunamente processate da parte dei produttori, mantengono alcune caratteristiche di parziale bio-incompatibilità con l'uomo.
L’inibizione della risposta immunitaria produce a cascata effetti benefici come la riduzione del tasso di infiammazione e formazione di trombi.
Infine l’applicazione delle tecnologia in oggetto contribuisce a migliorare le performance meccanica delle bioprotesi valvolari cardiache che sono soggette, una volta impiantate, a grandi carichi di lavoro dovendosi aprire e chiudere più 100.000 volte ogni giorno per permettere il passaggio del sangue.
L’applicazione porterebbe dunque ad una nuova generazione di bioprotesi con benefici certi in termini di salute e durata dei dispositivi stessi.
E soprattutto porterebbe a un vantaggio in termini di riduzione dei costi economico-sociali da parte della Sanità pubblica e privata oltre agli oneri assistenziali, sempre sottostimati, causati dalla riduzione della produttività lavorativa dei pazienti e dei loro familiari.
* Ricercatori in biotecnologie
© RIPRODUZIONE RISERVATA