Medicina e ricerca
Quel sistema immunitario che «orchestra» la vita e il benessere di individui e società
di Alberto Mantovani °
24 Esclusivo per Sanità24
Mi piace pensare che il nostro sistema immunitario costituisca una sorta di assicurazione per l’individuo e per la società, dato il suo ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie e, più in generale, nel benessere individuale e collettivo.
Il sistema immunitario, che a me piace pensare come una straordinaria orchestra, dal cui buon funzionamento dipende la nostra armonia con il mondo esterno e con i microbi che ci accompagnano, il cosiddetto microbioma. Ebbene, di questa orchestra straordinaria non conosciamo ancora tutti gli strumenti, gli orchestrali e gli spartiti presenti nel repertorio: una sfida di Ricerca in cui sono stato e sono attivamente impegnato.
Il sistema immunitario è alla base del nostro benessere, ma questa orchestra a volte stecca, sbaglia, e in questa seconda diapositiva è rappresentato uno dei possibili errori del sistema immunitario: l’autoimmunità. Questo quadro di Caravaggio, l’Amor Dormiente, rappresenta in realtà un bimbo morto affetto da artrite reumatoide giovanile. Grazie al progresso in Immunologia, i bambini con artrite reumatoide giovanile non solo non muoiono più, ma non vanno neppure incontro agli interventi di artroplastica al ginocchio.
Il cancro rappresenta in un certo senso un altro fallimento, o un infortunio, del sistema immunitario. Quest’ultimo infatti elimina continuamente cellule tumorali o a rischio di diventare tali nel nostro organismo: la comparsa di un tumore clinicamente evidente rappresenta dunque una sorta di fallimento del sistema immunitario, e lo sviluppo di terapie immunologiche contro il cancro, l’immunoterapia, rappresenta oggi e rappresenterà sempre di più in futuro una nuova arma per la terapia e la prevenzione dei tumori.
I numeri del cancro sono molto significativi: ogni giorno vengono diagnosticati circa 1.000 nuovi casi di tumore e, ogni anno, nel nostro paese muoiono di cancro circa 180.000 persone. Abbiamo fatto grandi progressi nella cura e nella prevenzione dei tumori, che hanno portato a un aumento di sopravvivenza che va dall’8% al 10%. Nel nostro Paese, il tasso di mortalità e, soprattutto, l’aspettativa di vita di un paziente con cancro è superiore alla media europea. Ancora, se ci confrontiamo con un piccolo Paese più ricco e meglio organizzato, come la Danimarca, la sopravvivenza media dei nostri pazienti è assolutamente confrontabile o superiore, a fronte di una spesa in assistenza e Ricerca di gran lunga inferiore. Si tratta di un vero e proprio "miracolo italiano" sul fronte della cura. Un miracolo italiano alla cui radice vi è il Servizio sanitario nazionale, la competenza e la dedizione dei professionisti sanitari ai vari livelli, e la buona Ricerca scientifica espressa dal nostro Paese in questo settore. I dati dimostrano che la buona Ricerca scientifica è il terreno fertile, l’humus, in cui germoglia l’albero della prevenzione e della cura.
Se questi sono aspetti positivi, non possiamo però nascondere che siamo ancora insoddisfatti: avremmo voluto e potuto, per certi aspetti, fare di più e meglio. Innanzitutto l’ambiente e il lavoro. A settembre ho avuto un incontro con gli studenti del Liceo Biomedico a Casale Monferrato, dove è stata ed è alta l’incidenza di mesotelioma causato dall’esposizione all’amianto. Ora comprendiamo meglio i meccanismi che sono causa del danno indotto dal nanoparticolato. Se le mutazioni dei geni sono un po’ il fiammifero che accende l’incendio cancro, l’infiammazione è il combustibile che li alimenta in molti casi: è questo, secondo dati molto recenti, il meccanismo fondamentale del danno da nanoparticolato.
Prevenzione e ambiente sono dunque fondamentali contro il cancro, ma lo è anche lo stile di vita. Si stima che circa il 40% di quei mille casi di cancro giornalieri sia prevenibile con un corretto stile di vita: 0-5-30. Zero fumo, almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura fresca, 30 minuti di esercizio fisico moderato e, aggiungo io, una bilancia. Infatti, anche l’obesità è causa di cancro e, di nuovo, è coinvolto il sistema immunitario: all’interno del tessuto adiposo sono presenti molte cellule dell’immunità che, disorientate dall’eccesso di peso, causano malattia. A questo proposito, non posso non esprimere una grande preoccupazione per il futuro del nostro Paese, per la salute individuale e collettiva. Siamo infatti diventati uno degli Stati con il più alto numero di bambini in sovrappeso o obesi.
La prevenzione è anche secondaria, ossia diagnosi precoce e screening: per cancro della mammella, cervice uterina, e colon-retto. Di nuovo. un motivo di preoccupazione per me. Su circa 13 milioni di inviti a fare screening da parte del nostro Servizio sanitario nazionale, le rispose sono solo circa 6 milioni, anche se per alcuni screening molti di noi provvedono individualmente, al di fuori quindi del Ssn. Per screening e terapia, grande motivo di preoccupazione per me è la differenza nord-sud: ad esempio circa l’80% delle donne fa lo screening mammografico al centro nord, mentre al sud solo il 60%.
Diagnosi precoce significa anche Ricerca, raccogliere la sfida di identificare precocemente tumori che ora diagnostichiamo troppo tardi, come il cancro dell’ovaio e del pancreas. È una sfida in cui siamo attivamente impegnati, anche grazie al sostegno del ministero della Salute e di Airc.
Prevenzione vuol dire, infine, anche vaccini. Abbiano due vaccini preventivi contro il cancro: sono quelli per l’epatite B e per il virus del papilloma. E anche qui potremmo far meglio, perché solo un adolescente su due raccoglie l’invito alla vaccinazione contro il virus del papilloma. La sfida, oggi, è anche di Ricerca, per la messa a punti di vaccini terapeutici contro il cancro. Una sfida in cui siamo attivamente impegnati.
I vaccini costituiscono uno dei motori fondamentali del cambiamento di aspettativa di vita che, nel giro di cento anni, è passato per un cucciolo di Homo sapiens da quaranta a oltre ottanta anni nei Paesi ad alto reddito come il nostro. Quella che vedete è Bebe Vio, colpita da sepsi da meningococco di tipo B. Nessuno riusciva a fare un vaccino contro il meningococco di tipo B: lo ha fatto un ricercatore italiano a Siena, Rino Rappuoli. E Bebe Vio dice "vaccinatevi". Ai miei studenti insegno che, dal punto di vista immunologico, da una parte siamo individui unici e irripetibili, ma dall’altra siamo membri di una comunità in cui, in misura diversa, ci proteggiamo a vicenda: è la cosiddetta "immunità del gregge", che io preferisco chiamare "immunità di comunità". Una comunità solidale, attenta alla protezione dei più deboli.
I vaccini contro Covid-19 sono stati sviluppati alla velocità della luce grazie a venti anni di Ricerca precedente, in particolare contro il cancro. Per la prima volta nella storia dell’umanità abbiamo cambiato il corso di una pandemia con una stima di 20 milioni di vite salvate grazie ai vaccini. Ma di fronte alla pandemia non possiamo non vedere la diseguaglianza drammatica fra Paesi ad alto reddito, con una copertura superiore del 70% e accesso fino a quattro dosi di vaccino, e Paesi a basso reddito: in particolare, in Africa sub-sahariana, con circa il 20% di copertura vaccinale con una o due dosi di vaccino. È un tema di solidarietà ma anche di sicurezza: la nostra, perché virus e patogeni attraversano i confini.
A questa disuguaglianza ha posto rimedio in qualche misura un’iniziativa di salute globale chiamata Covax. Al centro di Covax vi è l’alleanza globale per i vaccini e le immunizzazioni, Gavi, che non è solo un buon vino italiano ma anche un’iniziativa di salute globale che ha ridotto la mortalità infantile in modo importante grazie alla condivisione dei vaccini più semplici ed economici nell’arco di 20 anni. Ho avuto l’onore di servire nel Board di Gavi per cinque anni, e il nostro Paese è stato generoso dal punto di vista non solo economico, ma anche della competenza. Iniziative di condivisione così ampia sono accompagnate, sul campo, dall’impegno di organizzazioni come Cuamm Medici con l’Africa, cui sono molto vicino. Mi piace sottolineare quel "con" che non è un "per". Credo che affrontare il tema della disuguaglianza, sia regionale nei nostri stessi Paesi - ho menzionato il tema cancro ed il divario nord-sud rispetto alla prevenzione, ad esempio - sia globale, implichi camminare su due gambe: un livello organizzativo alto, nazionale e internazionale, e un livello sul campo fatto dell’intelligenza e dal cuore delle persone coinvolte, come gli operatori di Cuamm.
Concludo mostrandovi un artista italiano, Lucio Fontana: i Tagli nella tela, che ho ripensato in una prospettiva diversa in questi anni di pandemia e di Ricerca scientifica ad essa correlata. Leggo i tagli nella tela di Lucio Fontana come la sfida ad attraversare la dimensione del non conoscere, per scoprire, al servizio della salute individuale e della collettività, una salute condivisa.
* Presidente Fondazione Humanitas per la Ricerca
(Lettura magistrale del professor Mantovani in occasione del Forum della Ricerca "Made in Inail" del 25-26 novembre 2022 a Roma)
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