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Vaccinazione autunno-inverno, tra influenza e Covid cosa ci aspetta?

di Roberto Ieraci *

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24 Esclusivo per Sanità24

Gli interventi non farmacologici (Npi), per prevenire il Covid-19, hanno ridotto l'incidenza dell’influenza durante le stagioni 2020/2021 e 2021/2022. I dati relativi alla stagione influenzale nell’emisfero Sud sono uno dei pochi indicatori e riferimenti a nostra disposizione, in grado di aiutarci nella preparazione ad un possibile andamento della malattia nell’emisfero Nord e a un’eventuale epidemia influenzale.
È probabile che nell’autunno-inverno 2022-2023 si registrerà una ripresa dell'attività influenzale a livelli simili o superiori a quelli precedenti la pandemia; il potenziale di co-circolazione di influenza, Covid-19 e altri virus respiratori potrebbe aumentare sostanzialmente le pressioni sul nostro Servizio sanitario nazionale, aggiungendo o prolungando il periodo complessivo per il quale i virus respiratori circolano in sequenza.
Una delle misure più importanti è sviluppare una "strategia di vaccinazione potenziata dall'influenza” durante la prossima campagna vaccinale per ridurre la popolazione suscettibile, raggiungendo coperture vaccinali più elevate negli over 60 e nei soggetti a rischio e aumentando il livello di vaccinazione nelle fasce pediatriche. Sono necessari programmi più estesi di vaccinazione e anche campagne di sensibilizzazione per le popolazioni attraverso una comunicazione mirata, appropriata e coerente con le evidenze scientifiche. La contagiosità dei virus influenzali dipende dalla virulenza del ceppo in circolazione, dall’esistenza di un’immunità pregressa nella popolazione e dalla somiglianza o "corrispondenza" tra i virus utilizzati per produrre il vaccino e quelli in circolazione. L’entità della morbilità e della mortalità per influenza, in un dato anno, riflette il grado di deriva o spostamento genetico nel ceppo dominante del virus influenzale, l'efficacia e la copertura della vaccinazione.
Gli attuali vaccini antinfluenzali, sicuri e moderatamente efficaci, per quanto imperfetti rimangono un fondamentale strumento di salute pubblica, riducono la gravità dell'influenza, prevengono i ricoveri, diminuiscono l’accesso al sistema sanitario.
Il futuro dei vaccini antinfluenzali sarà cambiato anche dai risultati sui vaccini Covid-19; i vaccini influenzali inattivati, moderatamente efficaci, potrebbero essere meno accettabili per un pubblico che si è abituato a vaccini Covid-19 altamente efficaci; in attesa delle nuove tecnologie per i vaccini, come l'mRna, la più ampia disponibilità, per la popolazione target, di vaccini antinfluenzali potenziati adiuvati, HD, e non a base di uova, possono migliorare considerevolmente l'efficacia media annuale dei vaccini antinfluenzali. Le campagne di vaccinazione devono essere improntate su due elementi chiave: l’appropriatezza del vaccino antinfluenzale: a ognuno il suo vaccino in rapporto all’età ed allo stato di salute; il fortissimo coinvolgimento dei Mmg e Pls, presenti sul territorio, con obiettivi di fiduciarietà, prossimità e domiciliarità.
La necessità di raggiungere almeno, l’obiettivo minimo di copertura vaccinale per influenza negli adulti anziani e nei fragili, rappresenta un importante passo per centrare il duplice obiettivo della salvaguardia della longevità e della sostenibilità del sistema sanitario.
Si ribadiscono, i vantaggi nella co-somministrazione (di possibili dosi di richiamo del vaccino Covid-19 con il vaccino contro l'influenza stagionale: i vaccini covid-19 (inattivati) possono essere somministrati, indipendentemente dai tempi di altri vaccini compresi gli antinfluenzali.
Occorre incoraggiare gli operatori sanitari, i datori di lavoro e i leader della comunità a promuovere la vaccinazione con un uso diffuso a ed estensivo dei vaccini antinfluenzali.
Gli operatori vaccinologi sono i veri influencer delle decisioni di vaccinazione in quanto somministrano il vaccino, informano la popolazione, affrontano le preoccupazioni e le ansie degli utenti, circa la sicurezza e l’efficacia del vaccino; vi sono responsabilità etiche degli operatori sociosanitari, la loro esitazione nei confronti delle vaccinazioni è fonte di preoccupazione significativa; infine un consenso condiviso è la variabile prioritaria per un’elevata adesione vaccinale, così come una opinione pubblica informata e consapevole dei vantaggi di un uso diffuso ed estensivo della vaccinazione antinfluenzale.
Durante questo prossimo periodo autunno-inverno, tre fattori possono unirsi per mettere la popolazione a rischio di Covid-19, in particolare coloro che non sono vaccinati o che non sono in regola con la vaccinazione; questi fattori includono la diminuzione dell'immunità da un precedente vaccino o da una precedente infezione, l’ulteriore evoluzione di Sars-Cov-2, e la stagionalità dell'infezione da virus respiratorio, le cui ondate sono generalmente più gravi nei mesi dall'autunno all'inverno, quando gli individui spostano le loro attività al chiuso.
I vaccini covid aggiornati sono stati approvati come richiami bivalenti, da effettuare dopo il completamento del ciclo primario sia negli Stati Uniti (original/omicron BA.4/5), che nel Regno Unito (bivalente original/BA.1), ed in Europa (original/ BA.1 ed original/ BA.4/5).
Non è chiaro quali varianti circoleranno nei prossimi mesi e quanto bene si comporteranno tali vaccini aggiornati; la prima generazione di vaccini covid-19 utilizzati continua a fornire un'importante protezione contro la malattia e a salvare vite umane; ciò che questi vaccini bivalenti ci offrono è uno altro strumento affilato nel nostro arsenale per aiutarci a proteggerci da questa malattia mentre il virus continua ad evolversi.
Di tutto questo si parlerà il 21 settembre nel webinar "Vaccinazione antinfluenzale in era Covid" giunto alla terza edizione, realizzato con il contributo incondizionato di Seqirus.

* MD Infettivologo Vaccinologo Ricercatore associato Ethics Consiglio Nazionale delle Ricerche, Strategie vaccinali Vaccinazione Sars-Cov2 Regione Lazio


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