Medicina e ricerca

Infertilità maschile: l'Oms suggerisce test del Dna e uno studio smentisce gli effetti negativi del vaccino Covid

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"Il 50% dei problemi di infertilità di coppia è provocato da un problema maschile, le cui cause sono inspiegate con valori nella norma in circa il 30% dei casi. È quindi fondamentale un migliore e più corretto inquadramento diagnostico, al fine di individuare e correggere eventuali patologie che possano compromettere la fertilità della coppia". Così i presidenti della Società Italiana di Andrologia (Sia), Alessandro Palmieri, e della Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru), Luigi Montano, illustrano il nuovo manuale Oms per la diagnosi dell'infertilità maschile che ha introdotto tra i possibili esami di approfondimento anche lo studio del Dna spermatico. L'edizione italiana del documento, curata da Sia e Siru, è stata discussa in anteprima al congresso nazionale della Società Italiana di Andrologia (Sia) in corso a Bergamo.

Il documento Oms ha definito nuovi standard per migliorare la diagnosi di infertilità maschile. La novità più evidente della nuova versione riguarda l'inclusione dei test del Dna del liquido spermatico. "L'Oms riconosce che non è più sufficiente fermarsi alla valutazione dei parametri classici, quali concentrazione, motilità e forma degli spermatozoi, ma è fondamentale integrare queste informazioni con quelle sulla frammentazione del Dna degli spermatozoi", afferma Ilaria Ortensi, componente del comitato esecutivo Sia e tra le curatrici del nuovo manuale. Questa pratica, aggiungono dal canto loro Palmieri e Montano, "migliorerà e aumenterà le diagnosi di infertilità, utili anche a fronteggiare il grave declino demografico del nostro Paese".

Al Congresso Sia di Bergano, inoltre, è stato presentato il progetto di ricerca (EcoFoodFertility) secondo cui la vaccinazione con la terza dose contro Covid-19 non ha effetti negativi sulla fertilità maschile mentre l'infezione potrebbe comportare una riduzione del numero di spermatozoi e un peggioramento delle loro caratteristiche che può protrarsi per settimane o mesi dopo la guarigione.

"Il progetto partito dalla 'terra dei fuochi', oggi esteso in diverse aree non solo italiane, ha più linee di ricerca che coinvolgono anche gli effetti del vaccino e del Covid-19 sulla fertilità maschile", spiega Luigi Montano, coordinatore del progetto.

Lo studio ha preso in considerazione due gruppi. Il primo, composto da 75 uomini con meno di 35 anni seguiti nel tempo per problemi di infertilità di coppia e i cui parametri sono stati valutati prima e dopo aver contratto Covid. "In chi ha avuto sintomi leggeri dell'infezione la conta degli spermatozoi è rimasta sostanzialmente invariata, ma sono diminuite la mobilità e soprattutto la vitalità degli spermatozoi", illustra Maria Cira Gentile, autrice dello studio.

Più serie le conseguenze per chi ha avuto una forma più grave. In tal caso "mobilità e vitalità degli spermatozoi diminuiscono del 20% con un danno dell'80% del DNA spermatico, a cui si aggiunge anche una riduzione del 41% del numero degli spermatozoi", aggiunge il presidente Sia Alessandro Palmieri. Al contrario, i test eseguiti dopo la vaccinazione non hanno sollevato motivi di preoccupazione. In tal caso, la ricerca ha analizzato i parametri seminali di 114 volontari fra i 22 e i 31 anni 10-15 giorni prima della terza dose di vaccino e 32-39 giorni dopo senza riscontrare particolari differenze tra prima e dopo. "Il vaccino si è rivelato sicuro - dice ancora Palmieri -. Nel 96,5% dei casi si è anzi osservato un lieve aumento della concentrazione degli spermatozoi e della loro motilità mentre solo il 3,5% ha presentato un peggioramento nei parametri seminali, che tuttavia sono tornati pienamente nella norma dopo 75-80 giorni dalla vaccinazione in quasi tutti i campioni analizzati".


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