Medicina e ricerca
La giornata internazionale per i disturbi dell’alimentazione e nutrizione (Dan) come occasione per riflettere sui numeri del fenomeno
di Leonardo Mendolicchio *
24 Esclusivo per Sanità24
Il 2 giugno è la giornata internazionale di sensibilizzazione sui disturbi alimentari che non va confusa con quella del 15 marzo che, invece è quella nazionale. Anche il 2 giugno ha la sua rilevanza perché consente di aprire un dibattito internazionale sul tema dell’anoressia, della bulimia e delle dipendenze da cibo anche perché questo problema accomuna spesso tutti i paesi moderni.
Un paio di anni orsono fu pubblicato un editoriale sua importante rivista scientifica internazionale che titola: "L’anoressia mette sotto scacco il sistema sanitario americano". Un titolo stridente per due motivi: il primo perché siamo portati a pensare che l’efficacia della sanità americana sia il non plus ultra, il secondo perché essendo il sistema sanitario americano di natura assicurativo si immagina che non vi siano troppi limiti sulle risorse da offrire ai cittadini.
Invece non è così, infatti, l’articolo afferma che l’anoressia continua a essere una "malattia" misteriosa, poco nota, senza protocolli di cura e con metodi di cura che mostrano livelli di efficacia molto diversi tra loro. Se a questo si aggiunge che non vi sono strumenti farmacologici e terapeutici certi, si comprende come anche per il sistema statunitense la cura dell’anoressia risulta essere "antieconomico". Gli americani nel loro spirito pragmatico sottolineano come la cura della anoressia di fatto oggi appare come estremamente dispendiosa e senza certezze di esito; l’esatto opposto di quello che i sistemi sanitari ricercano, ovvero inquadrare le malattie in cornici economiche e gestionali precise e governabili. Piaccia o non piaccia ma la logica sanitaria attuale è questa.
Anche il servizio sanitario nazionale che è da sempre il più generalista e garantista del mondo, mostra enormi difficoltà nel garantire i livelli minimi di cura sul territorio nazionale.
Al momento in Italia, infatti, ci sono tre grandi problemi. Il primo è relativo alle scarse risorse in termini di personale esperto nella cura dei disturbi alimentari. In Italia i percorsi di formazione psicologici sono spesso generalisti, la formazione psichiatrica non contempla una formazione dedicati alla diagnosi e cura dei Dan, e la nutrizione clinica continua a essere un "lusso" della medicina che spesso si applica solo negli ospedali e solo alla rete oncologica.
Se da un lato ci sono carenze gravi sulle risorse umane, il secondo aspetto critico italiano nella cura dei Dan è quello relativo alla scarsità di strutture ad hoc per la cura di questi pazienti. I centri specializzati in Italia per tali problematiche offrono circa 900 posti letto (spesso concentrati al nord), che risultano essere del tutto sperequati rispetto ai numeri di cittadini italiani affetti da tali disturbi che ad oggi si aggirano intorno ai 4 mln.
C’è un terzo motivo a rendere i Dan problematici dal punto di vista clinico e organizzativo ed è quello relativo al caos di offerta assistenziale. La mancanza di riferimenti sugli standard di cure, crea un "mercato della salute" selvaggio nel quale si sperperano le poche risorse presenti sul territorio nazionale.
Alla luce di quanto emerge sia in America che in Italia davvero sarebbe necessario fare un punto della situazione ripartendo con idee chiare e strategiche. L’effetto di tutto questo qual è? L’elevata mortalità per anoressia che davvero è il vero mostro da contrastare.
* psichiatra Responsabile Uoc riabilitazione Dan Istituto Auxologico Italiano - Piancavallo
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