Medicina e ricerca
Alcol e disagio giovanile: 2021 anno di miglioramento?
di Carla Collicelli *
24 Esclusivo per Sanità24
In epoca pandemica abbiamo assistito a un peggioramento di molti parametri relativi al disagio sociale e psicologico, specie nelle fasce di età giovanili, cui si sono affiancate diverse fenomenologie correlate, come ad esempio quelle legate all’andamento dei consumi pericolosi per la salute. Come riportato anche nel Rapporto annuale dell’ASviS del 2021, il consumo eccedentario di alcol è salito dal 15,8% al 16,8% nel 2020 rispetto al 2019, ed anche il fumo di tabacco è aumentato dal 18,7% al 18,9%, ambedue dopo un lungo periodo di trend discendente o stazionario. Tanto che ASviS registra per il 2020 una flessione verso il basso della curva dell’indice composito relativo agli avanzamenti per la realizzazione all’obiettivo 3 dell’Agenda dell’Onu al 2030” Salute e benessere”.
Anche a margine della Conferenza nazionale alcol che si è tenuta a Roma, dopo una lunga assenza, il 24 marzo scorso, sono stati rilasciati i dati della Relazione al Parlamento 2021, secondo i quali la prevalenza dei consumatori permane stabile nel 2020 rispetto al 2019 (66,4% contro il 66,8%), ma aumentano i consumi fuori pasto (+1,1%) e sale l’area di rischio (secondo la definizione dell’Iss relativa a chi effettua anche un solo consumo nella vita sotto i 17 anni), passando dal valore assoluto di 8 milioni 200 mila persone a 8 milioni 600 mila. L’aumento è più accentuato, sempre nel 2020, per la popolazione fino a 24 anni, mentre si ridimensiona il consumo a rischio degli anziani (>65). Tra i giovani risulta pesare in particolare un aumento del binge drinking nella classe di età 18-24 (+ 2,4%), con una crescita marcata tra le ragazze (+ 3,3%).
Il recente rilascio, lo scorso 6 maggio 2022, delle tabelle dell’indagine Istat denominata "Aspetti della vita quotidiana" (o indagine Multiscopo), relative all’anno 2021, introduce delle novità significative nel quadro appena descritto, e sembra confermare una ripresa del trend di decremento dei consumi a rischio in Italia.
L’indagine traccia un profilo sintetico dei fattori di rischio per la salute degli italiani centrata su 4 aree: l’abitudine al fumo, quella all’uso nocivo di alcol, la sedentarietà e l’obesità. E monitora su base annua l’andamento dei fattori di malattia associati alle cosiddette patologie non trasmissibili, di fatto quelle che dipendono dalla genetica ma anche, in parte non trascurabile, dai nostri stessi comportamenti. Apprendiamo così che in Italia, nonostante l’aspettativa di vita permanga alta al netto della pandemia, i fattori di vulnerabilità restano importanti: il 19% della popolazione di 14 anni e più dichiara di fumare (il 55,7% non ha mai fumato), mentre la quota degli italiani di 18 anni e più sovrappeso è del 46,2% (34,2% in sovrappeso e 12% obeso). Più di un terzo della popolazione (33,7%) non pratica nessuna attività fisica, soprattutto a svantaggio delle donne (36,9%). Se sul fumo da circa un quinquennio il trend in discesa si è interrotto, sull’obesità si registra una stazionarietà del sovrappeso e un aumento degli obesi (in crescita nell’ultimo quinquennio e con una concentrazione allarmante tra i bambini). La sedentarietà resta una minaccia rilevante per la salute.
Per quanto riguarda il consumo di alcol, se rimane stabile nel 2021, al 66,3% degli italiani di almeno 11 anni, la quota di coloro che hanno consumato almeno una volta nell’anno una bevanda alcolica (con dominanza maschile: 77,2% contro il 56,1% delle donne), colpisce il ridimensionamento rispetto al 2020 di alcuni significativi parametri. Da notare in particolare la discesa drastica del consumo quotidiano (-1,2% sul 2020), quella del binge drinking (-1,2% nella media generale e -3,6% tra i 18-24enni), e quella del consumo abituale eccedentario, che l’Iss utilizza per stimare il consumo con danno per la salute: -1% quello generale, -0,4% quello dei giovani.
I bevitori moderati, secondo le misure standard utilizzate e secondo i dati Istat relativi al 2021, sono pari al 52% della popolazione italiana, contro il 14,2% dei bevitori che nelle diverse fasce di età sperimentano consumi eccedentari o a rischio. Riportando i valori percentuali a valori assoluti, la popolazione italiana a rischio per un consumo eccedentario di alcol risulterebbe per il 2021 pari a 7 milioni 675 mila (di cui maschi 5 milioni 236 mila e femmine 2 milioni 439 mila), un dato in forte diminuzione sia rispetto al 2020, che riportava, come dicevamo, 8 milioni 600 mila individui a rischio, che rispetto al 2019 (8 milioni 158 mila) ed al 2018 (8 milioni 700 mila).
Se i dati Istat appena rilasciati verranno confermati, si potrà confermare quindi l’ipotesi di un ritorno a valori di progressiva attenuazione dei livelli di rischio legati all’abuso di bevande alcoliche da parte degli italiani e dei giovani italiani. Ipotesi che può essere messa in relazione in parte con le limitazioni alla vita di relazione e alla socialità intervenute a seguito della pandemia, che hanno avuto sicuramente un impatto sui consumi fuori casa. Anche se si tratta di limitazioni già presenti nel 2020, quando, come dicevamo, accanto alla stabilità dei livelli medi di consumo, una parte dei consumatori aveva invece aumentato i propri consumi e risultavano in crescita i livelli di rischio. Per cui è presumibile che siano intervenuti altri fattori, da ricondurre con probabilità ai meccanismi di autoregolazione e responsabilità individuale, di gruppo e familiare. In altre parole giovani e famiglie avrebbero preso coscienza dei rischi derivanti dalle forme di consumo eccedentario di alcol e dal loro aumento in epoca pandemica, e vi avrebbero posto rimedio regolando meglio i propri comportamenti.
Naturalmente il trend qui indicato, anche se confermato, non consente di abbassare la guardia rispetto alle forme più gravi di consumo eccedentario, ed in particolare rispetto a quelle poste in essere nell’ambito delle fasce più giovani di popolazione, spesso collegate a complessi ed articolati profili di disagio sociale e psicologico, in parte precedenti alla pandemia, in parte conseguenti. E come sappiamo, molti studi recenti segnalano un acuirsi di queste fattispecie, accanto alla ripresa dei ritmi di vita “normali”, in una fase che, per molti aspetti, può definirsi di post-pandemia.
* CNR - CID Ethics
Sapienza - Comunicazione scientifica
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OPGA - Assobirra Vice-Presidente
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