Medicina e ricerca
Riabilitazione assistita da robot, l'Italia in prima linea con il documento di consenso Cicerone
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L’Italia è uno dei paesi in cui la ricerca sullo sviluppo di dispositivi robotici per la riabilitazione ha conosciuto il maggiore incremento negli ultimi anni e in cui è già presente un grande numero di dispositivi nelle strutture sanitarie. Dopo tre anni di lavoro, i promotori Simfer (Società italiana di Medicina fisica e riabilitativa) e Sirn (Società italiana di Riabilitazione neurologica) hanno presentato al ministero della Salute un documento su questo tema che ha coinvolto di centinaia di studiosi e diverrà un punto di riferimento ineludibile anche per gli altri Paesi. È il documento di consenso "Cicerone" (in allegato), frutto della Conferenza di consenso sulla riabilitazione assistita da robot e dispositivi elettromeccanici per le persone con disabilità di origine neurologica, che ha ricevuto il supporto scientifico e logistico dell'Istituto superiore di sanità. «Cicerone è un’iniziativa per ora unica, nel suo genere - spiega la presidente di Simfer, Giovanna Beretta -. Nel nostro Paese queste tecnologie sono incluse nei Livelli essenziali di assistenza dal 2017, con l’inserimento nel nomenclatore delle prestazioni specialistiche riabilitative erogabili dal Ssn. Purtroppo, queste disposizioni non sono ancora state compiutamente applicate, anche per la mancanza di indicazioni uniformi sulle modalità operative con cui inserirle nella pratica clinica corrente». «È proprio questo uno dei motivi che hanno portato all’organizzazione della Conferenza», aggiunge Stefano Paolucci, presidente Sirn. «Si sono rilevate disomogeneità e discrepanze nei criteri e nelle metodologie pratiche di impiego clinico di queste tecnologie, nei contesti organizzativi in cui esse sono erogate, nella valutazione dei loro esiti. Mancava in sostanza un quadro complessivo e condiviso di riferimento, che possa chiarire i molti diversi aspetti di cui tener conto perché queste tecnologie siano integrate nell’offerta riabilitativa in modo efficace, stabile, sicuro ed accettabile da parte di tutti i diversi soggetti coinvolti».
Proprio dare una iniziale risposta a questi problemi, la Simfer e la Sirn hanno promosso l’organizzazione della Conferenza, che si è tenuta il 23 e il 28 ottobre 2020. Dopo la celebrazione, gli esperti della Giuria hanno lavorato sulla grande mole di documentazione scientifica messa loro a disposizione per elaborare il documento conclusivo. Sulla base dell’accurata raccolta documentale da parte di nove gruppi di lavoro, e dopo numerosi incontri di approfondimento, la giuria multidisciplinare di esperti ha elaborato il documento conclusivo, riguardante: definizioni e criteri di classificazione dei dispositivi; il loro impiego clinico nelle più frequenti condizioni disabilitanti di origine neurologica; i modelli teorici di riferimento per lo sviluppo e l’utilizzo clinico e le prospettive della formazione e della ricerca; i contesti organizzativi appropriati per il loro impiego; gli aspetti normativi e le implicazioni sociali, etiche e giuridiche.
Il lavoro preparatorio di raccolta documentale, analisi e discussione è durato come detto circa tre anni, superando le molte difficoltà dovute all’epidemia di Covid 19, e ha visto il coinvolgimento di circa duecento persone fra clinici, ricercatori, programmatori, amministratori, utenti e loro famigliari, esperti in ambito tecnologico, giuridico e bioetico, esponenti del mondo della produzione.
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