Medicina e ricerca
Cardiologia: raddoppiati in 5 anni gli interventi ‘light’, effetto pandemia solo nel 2020
di Giovanni Esposito*
24 Esclusivo per Sanità24
Negli ultimi cinque anni il numero complessivo di interventi con la TAVI (la tecnologia che consente di impiantare una valvola aortica trans-catetere in caso di patologie cardiovascolari molto gravi come la stenosi aortica degenerativa) in Italia è quasi raddoppiato, da 4.500 a 8.200, pur con un calo nel primo anno di Covid. Sul podio Lombardia (con 1.674 interventi) seguita da Veneto (859) e Campania (con 797). Nel solo 2020 gli interventi sono stati 7592, più della metà dei quali (circa il 52%) al Nord, quasi un terzo al Sud (circa 31%), il resto nel Centro del Paese. Il dato è in lieve flessione (-8,73%) rispetto all’anno precedente, verosimilmente per effetto della pandemia che ha inciso in modo profondo sull’attività di tutte le strutture sanitarie del Paese. Ma resta comunque il secondo più alto degli ultimi cinque anni a livello nazionale, a conferma della costante tendenza all’aumento della procedura TAVI. La pandemia dunque non ha fermato, ma solo rallentato, la sempre maggiore propensione all’utilizzo di questa tecnica. Ne abbiamo parlato nel corso del convegno nazionale “La TAVI nel paziente low-risk”, che si è tenuto oggi a Napoli insieme ai maggiori esperti del settore. Un’occasione per fare il punto sulla situazione attuale e tracciare le linee del futuro prossimo.
Al netto dell’impatto pandemico i dati di attività raccolti indicano dunque un incremento dell’adozione della TAVI in Italia, passata da circa 4.500 procedure nel 2016 a 8.200 nel 2019, per poi flettere nel 2020. Nella seconda fase del Covid, l’impatto della pandemia è stato minore soprattutto per quelle patologie per cui sono disponibili tecnologie, come la TAVI, che consentono interventi poco invasivi in grado di evitare il ricorso alla terapia intensiva e ridurre al minimo la degenza in ospedale, offrendo una sponda importante anche sul piano della sostenibilità economica. Le ultime linee guida, inoltre, hanno ampliato notevolmente il gruppo di pazienti che può beneficiare di questa metodica, con un’indicazione alla TAVI per gli ultra 75enni anni, senza dimenticare i pazienti più giovani con controindicazioni alla cardiochirurgia.*Presidente GISE, Professore ordinario di cardiologia e Direttore della UOC di Emodinamica e dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica dell’AOU Federico II di Napoli
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