Medicina e ricerca

Parodontite, 3,5 mln di italiani a rischio di restare senza sorriso

di Nicola Sforza *

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24 Esclusivo per Sanità24

I denti possono durare per tutta la vita e perderli con l’avanzare dell’età non è "normale" ed è evitabile grazie a percorsi diagnostici e cure all’avanguardia che possono mettere in salvo denti e gengive: risultati possibili solo se prima viene eliminata la parodontite. Il dato italiano non è purtroppo tra i migliori: secondo un’indagine Doxa, solo il 30% delle persone con età superiore ai 40 anni ha tutti i propri denti naturali e ben il 25% tra i 65-74enni non può più vantare nessun dente proprio, fino ad arrivare a oltre il 50% tra gli over 75. Sotto accusa gengive infiammate, sempre più deboli, piano piano non offrono più sostegno ai denti, che senza un adeguato intervento diventano mobili e cadono. Succede a moltissimi: gli italiani a rischio di restare senza sorriso per una parodontite grave sono almeno 3,5 milioni, circa il 15% dei 25-30 milioni di italiani con un’infiammazione gengivale. Alla gestione della loro malattia sono dedicate le nuove Linee guida europee sulla parodontite di IV stadio, in via di pubblicazione e discusse in anteprima durante il XXII Congresso nazionale della Società italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) che si è appena concluso: una diagnosi e una presa in carico tempestive, unite a tecniche all’avanguardia, rendono oggi possibile salvare le gengive e scongiurare un’ulteriore perdita dei denti. A oggi uno degli obiettivi più importanti e una delle sfide principali per ciascuno odontoiatra è quello di conservare più a lungo possibile gli elementi dentali naturali, fino ad accompagnare l’intera vita di ciascun individuo. Ciò significa innanzitutto promuovere la prevenzione primaria, adottando una buona igiene orale che, se associata a un corretto stile di vita e a controlli periodici dal dentista, permette di mantenere la salute della bocca a 360° e individuare eventuali problematiche allo stadio iniziale. La minaccia più insidiosa per la conservazione nel tempo dei denti naturali è la malattia parodontale, una patologia complessa legata all’accumulo di placca batterica nel cavo orale che va a colpire le strutture di sostegno e supporto del dente, come l’osso alveolare e il tessuto gengivale. Immaginiamo che i denti siano la casa in cui abitiamo, la malattia parodontale va a colpire le fondamenta della casa stessa che tenderà quindi a crollare. I pazienti con una parodontite grave oltre ad avere il tessuto gengivale molto compromesso e ad aver perso già diversi elementi dentali, con notevoli disabilità fino addirittura a una vera e propria invalidità, soffrono spesso di altre malattie sistemiche correlate alla parodontite come il diabete, l’ipertensione arteriosa o altre cardiopatie che rendono ancora più complicata la gestione complessiva della loro condizione orale. A questo stadio della malattia è presente una grave disfunzione masticatoria e il paziente ha perso svariati denti, ma può ancora salvare quelli che rimangono. Dedicare cure specialistiche a questo obiettivo è fondamentale, curando i denti ancora presenti in modo che durino nel tempo e sostituendo quelli mancanti con impianti e/o protesi tradizionali in base alla valutazione complessiva del paziente e dopo recupero della salute orale complessiva. È infatti noto come gli impianti, pur rappresentando una modalità straordinaria per sostituire i denti mancanti, devono essere utilizzati soltanto una volta che il paziente è guarito dalla parodontite, per evitare che anche i tessuti intorno agli impianti possano ammalarsi fino alla perdita degli stessi. Naturalmente per avere una maggiore probabilità che i pochi denti residui siano salvati, è importante una presa in carico precoce, che preveda una gestione attenta e una "riabilitazione parodontale" complessa, anche con interventi di ortodonzia, a cui devono partecipare e collaborare specialisti di ambiti odontoiatrici differenti.

* presidente Società italiana di Parodontologia e implantologia (Sidp)


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